sabato 18 gennaio 2014

ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA MALATTIA DA REFLUSSO

Sono sempre più i pazienti che si lamentano di sintomi da reflusso acido o di bruciori allo stomaco o retrosternali e ricevono una prescrizione di farmaci antisecretori, in genere inibitori della pompa protonica (PPIs) per ridurre la naturale produzione di acido. Sfortunatamente, questi antisecretori, non risolvono il problema. 
Questo perché? Molto probabilmente perché non è la produzione di acido il problema: dobbiamo infatti ragionare prima in termini di logica basilare relativa a concetti di fisiopatologia e di come funziona il nostro corpo.
Innanzi tutto pensiamo a come funzioniamo: il nostro corpo produce più ormoni o più insulina con l'età?, le funzioni immunitarie e la produzione di enzimi digestivi non risentono anch'esse dell'usura e dell'invecchiamento del nostro organismo? E' molto più probabile che la maggior parte dei pazienti con reflusso soffra non di un'eccessiva produzione di acido, ma di una sua riduzione, chiamata ipocloridria, che è esattamente il contrario delle attuali teorie sul reflusso. Poco acido significa cattiva digestione e quindi aumento dei gas, flatulenza, borborigmi, e anche stipsi o diarrea. La digestione viene rallentata, le proteine contenute nel cibo ristagnano più tempo nello stomaco e putrefanno, invece di essere digerite, per una minor attivazione dell'enzima proteolitico pepsina. 
Il piloro, il sistema sfinteriale che separa lo stomaco dal duodeno e dalla rimanente superficie assorbente, ritarda la sua apertura in quanto le proteine non sono ancora propriamente degradate in peptidi per l'inadeguata presenza di acido cloridrico. Il piccolo intestino, infatti, non vuole frammenti proteici troppo grossi. Vuole amminoacidi per poter compiere la sua funzione di assorbimento.

Questo processo digestivo difettoso è associato con una scarsa produzione di acido, non con una elevata produzione di acido da parte dello stomaco. 

Inoltre, la barriera che impedisce all'acido e ai contenuti gastrici di viaggiare all'insù, all'interno dell'esofago, si chiama sfintere esofageo inferiore, la causa della sua disfunzione è la presenza di poco acido, non di troppo acido cloridrico e, infine, livelli normali di acido aiutano a prevenire le infezioni intestinali provocate da germi ingeriti e aumentano l'assorbimento di vitamine e minerali essenziali.

Una oculata integrazione con betaina HCL aumenterà i normali livelli di acido nello stomaco e altri integratori potranno essere necessari per migliorare le funzioni digestive: enzimi digestivi che agiscano già a livello acido, probiotici e glutammina. Questo si tradurrà in un sollievo dei sintomi più efficace e duraturo, soprattutto se verrà associato a una contemporanea valutazione delle altre componenti che entrano in gioco nel determinare questi sintomi: la correttezza della masticazione, una respirazione non alterata (in quanto il diaframma entra in gioco nel meccanismo sfinteriale), la postura, la storia di pregressi interventi addominali che, anatomicamente, o funzionalmente, abbiano creato alterazione degli equilibri, e perfetto equilibrio nell'alimentazione, includendo ipersensibilità eventuale ad alcuni alimenti.



Questo approccio di medicina funzionale offre un livello più elevato ed efficace di cura di quanto non offrano i farmaci antisecretori. I PPIs sono inefficaci negli infanti e possono indurre negli adulti severi difetti nutrizionali, in particolare a carico di alcune vitamine, ferro, calcio, potassio e magnesio. In aggiunta provocano problemi cardiovascolari e neuromuscolari anche gravi e aumentano il rischio di fratture dell'anca dopo i 50 anni.
Questo è il motivo per affidarsi alla medicina funzionale che, attraverso un profilo metabolico ematico e una anamnesi orientata ai sistemi e non agli organi sarà in grado di risolvere, definitivamente, anche questo problema: un sintomo, non una malattia.


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