domenica 27 ottobre 2013

ALIMENTAZIONE E PSORIASI


La qualità della salute dipende da molti elementi diversi ma complementari, che non includono solo la salute del corpo e dei vari organi, ma includono una dieta sana, equilibrio della struttura corporea e equilibrio della psiche.

LE CAUSE
Abbiamo imparato molto dalla malattia celiaca, che ci ha fatto capire come possano esserci situazioni nelle quali, da un lato, la digestione di alcune proteine può non risultare completa, dall’altro come questi frammenti proteici possano essere assorbiti per alterazioni delle giunzioni strette, per rottura o assenza dei ponti intercellulari, dall’altro come un sistema immunitario congenitamente (ereditariamente) recettivo possa creare le condizioni per una situazione di microflogosi locale continua e persistente. Molte intolleranze, allergie, patologie  croniche, malattie infiammatorie croniche intestinali come rettocolite ulcerosa e m. di Crohn, ma anche malattie cosiddette autoimmuni come tiroiditi croniche, fibromialgia, artrite reumatoide, psoriasi,  o la stessa arteriosclerosi, diabete, cardiopatie, e cancro trovano origine nella sindrome da alterata permeabilità intestinale (SAPI), che è fondamentalmente provocata dall’infiammazione della superficie dell’intestino.
La SAPI può provocare malassorbimento di molti importanti micronutrienti; infatti, il processo infiammatorio determina edema e presenza di molte sostanze nocive che sono in grado di bloccare l’assorbimento di vitamine e aminoacidi essenziali. Chi è affetto da SAPI non assorbe i nutrienti in modo ottimale. Gonfiore, gas e crampi si presentano frequentemente come risulta da una lunga lista di deficit di vitamine e minerali. Infine si sviluppano sintomi sistemici come affaticamento, cefalea, perdita di memoria, scarsa concentrazione e irritabilità. La causa va ricondotta, in genere, a uno o più dei seguenti eventi. 
DA COSA E’ PROVOCATA?

Quando la digestione è alterata come risultato di una dieta squilibrata e da abitudini di vita disordinate, può portare a un intestino eccessivamente permeabile o “leaky” (SAPI o LGS).
Questo avviene perché i batteri normalmente presenti negli intestini agiscono sulle particelle di cibo indigerite, producendo sostanze chimiche tossiche e gas.
Queste tossine intestinali, conosciute come endotossine, possono danneggiare la superficie della mucosa e questo risulta in un aumento delle permeabilità intestinale. Se avvengono “ripetuti attacchi” da parte di queste tossine, la superficie mucosa comincia a diventare, nel tempo, erosa e questo è il meccanismo di base attraverso il quale si sviluppa la sindrome dell’intestino permeabile o leaky gut syndrome.
Questa può essere provocata o aggravata da una serie di altri fattori che includono:
·        Consumo di alcol (birra, vino, aperitivi, alcolici) e caffeina (entrambi irritanti mucosali
·        Parassiti e batteri (da acqua e/o alimenti contaminati, come giardia lamblia, cryptosporidium, blastocystis hominis e altri, o contaminati da batteri quali helicobacter pylori, klebsiella, citrobacter, pseudomonas)
      Additivi chimici alimentari (coloranti, conservanti, aromi ecc.)
·        Difetti enzimatici (ad es. malattia celiaca, intolleranza al lattosio)
·        Alimentazione troppo ricca in carboidrati raffinati (ad es. barrette tipo Mars, biscotti, dolci, cornetti e croissant, bibite dolcificate, pane bianco)
·        Ormoni di prescrizione medica (ad es. la pillola contraccettiva)
·        Tossine di muffe e funghi (da cereali conservati, arachidi, frutta e carboidrati raffinati)
·        Radicali liberi (composti instabili che possono danneggiare le cellule sane)
·        Esposizione a tossine ambientali/dentali (ad es. mercurio nel pesce o amalgama dentario = otturazioni color argento)
·        Stress
·        Infine tutta una serie di farmaci che, se assunti per un periodo lungo o di frequente contribuiscono ampiamente a questa sindrome, tenendo sempre presente che i vari fattori possono sommarsi e potenziarsi nel rischio a vicenda:
o   Farmaci Antinfiammatori Non-Steroidei (FANS), come l’aspirina, l’ibuprofene, e quasi tutti gli antidolorifici/antinfiammatori
o   Antiacidi
o   Cortisonici (ad esempio prednisone o idrocortisone, anche se assunti per crema o per vie di somministrazione non intestinali)
o   Antibiotici (che promuovono la crescita di batteri nocivi all’interno del microbioma intestinale)

La prescrizione di antibiotici a largo spettro, specialmente quando assunti per lunghi periodi di tempo, fa fuggire dall’intestino tutti i batteri “amici” che forniscono protezione nei confronti di infezioni da batteri ostili, funghi parassiti, che aiutano l’organismo a “digerire” alimenti complessi e a sintetizzare vitamina B12 e biotina. Se questa flora batterica amica viene eliminata, il nostro organismo si trova senza possibilità locali di difesa contro funghi e parassiti che normalmente sono tenuti sotto controllo.
Questi quindi si sviluppano rapidamente e possono scatenare segni e sintomi di artrite, eczema, cefalee, asma e altre forme di difetto immunitario.
Altri sintomi comuni di questa alterazione della flora batterica intestinale e della SAPI sono rappresentati da gonfiore e gas dopo i pasti e alternanza di stipsi e diarrea.
Spesso questi sintomi sono etichettati come intestino irritabile (IBS) o intestino spastico (colite spastica) e trattati dai medici con antispastici, tranquillanti, e fibre solubili (tipo psillio) o insolubili (come la crusca).

DIETA.

Il trattamento della SAPI si può concentrare sullo sviluppo di line guida di alimentazione regolata e controllata, facendo, contemporaneamente, delle modifiche chiave nel suo rapporto con il cibo.

Le raccomandazioni alimentari nella SAPI (LGS = Leaky Gut Syndrome) includono:
·        Mangiare alimenti che abbiano proprietà naturali antimicrobiche, come le cipolle, porri, ravanelli, trigonella (fieno greco), radice di zenzero, peperoncino rosso piccante, succo di limone, curcuma, senape e rosmarino.
·        Mangiare vegetali della famiglia delle cruciferacee che hanno proprietà disintossicanti come cavolo, cavolfiore, cavoletti di Bruxelles e broccoli.
·        Aggiungere alle ricette, tutte le volte che è compatibile, aglio fresco schiacciato. L’azione dello schiacciamento, libera allicina, un enzima con proprietà antimicrobiche e antifungine.
·        Mangiare yogurt semplice, biologico, non pastorizzato (senza aggiunta di zuccheri o dolcificanti artificiali), contenente culture vive di probiotici attivi come il Lactobacillus Acidophilus (solo se non siete allergici a prodotti caseari).
·        Mangiare cibi ricchi in acidi grassi essenziali omega-3 come semi di lino, salmone selvaggio, tonno a basso contenuto di mercurio, avocado, olio di pesce e noci fresche.
·        Mangiare carboidrati complessi che vengono digeriti lentamente e incrementano gradualmente I livelli ematici di glucosio, come zucca, zucchine, patate dolci (americane) e mele crude.
·        Aggiungete alla vostra dieta grassi saturi che hanno proprietà antimicrobiche/antifungine come l’olio vergine di cocco.
·        Aggiungete alimenti ad alta densità nutritive e non processati come noci e semi alla vostra dieta
·        Bere sempre, durante la giornata, acqua purificata.
I cibi da evitare includono:
·        Sottaceti come cetriolini, giardiniere, cipolline, funghi, crauti e salse
·        Funghi in genere
·        Formaggi fermentati e vino
·        Carboidrati semplici o raffinati che aumentano rapidamente I livelli ematici di glucosio, come  zucchero, pane bianco, pasta non integrale, biscotti, dolci, cracker, spuntini industriali come patate fritte, bevande contenenti zuccheri (coca-cola, aranciata, chinotto, succhi di frutta zuccherati ecc.), tutti in grado di aggravare una sovra crescita di Candida.
·        Tutti gli alimenti che contengono zuccheri raffinati o dolcificanti artificiali non nutritive come l’aspartame e simili. Scegliere invece un dolcificante naturale come la Stevia.
·        Le bevande alcoliche in eccesso (mai fuori pasto, un bicchiere di vino a pasto, ma meglio nulla) in quanto alterano il normale funzionamento del sistema immunitario e di quello digestive e ritardano I processi di guarigione
·        L’eccessivo consumo di caffeine – mentre, infatti, quantità moderate di caffeine possono essere di beneficio, il consumo eccessivo può interferire pesantemente con I sistemi corporei, provocando insonnia e irregolarità digestive (stipsi o diarrea).
·        Ostriche, mitili in genere e aragoste, granchi e gamberoni  e crostacei in genere, che possono contenere livelli tossici di mercurio.
·        Pesci di mari profondi come tonno, sgombro e pesce spade che possono contenere livelli tossici di mercurio. Scegliere invece eventualmente tonno della varietà albacore (pinna lunga) a basso contenuto di mercurio.
·        Il pesce di allevamento che contiene alti livelli di policlorobifenili, mercurio, e pochi omega-3 (poiché i pesci di allevamento sono tipicamente allevati con alimenti di terra). Scegliere invece salmone selvaggio.
·        Il nitrito di sodio che si trova tipicamente in alimenti conservati come hot-dogs, wurstel, salumi, bacon ecc.
·        Glutammato di sodio (MSG) contenuto in molti alimenti come sapidificante (dadi per brodo, cucina cinese ecc.)
·        Oli idrogenati o parzialmente idrogenati (grassi trans) che si trovano in molti alimenti conservati, fritti ad alta temperature, nei fast food e nel cosiddetto cibo spazzatura. 
·        Cibi che contengono conservanti, e aroma e colori artificiali.
·        Prodotti (come il latte di soia e I gelati confezionati) che contengono carragenina, un estratto di alghe marine che viene aggiunto agli alimenti per mantenere un l’aspetto cremoso. In alcune persone la carragenina è un vero irritante gastrico.
·        Alimenti allergenici (solo per alcuni) come la caseina, I prodotti caseari, il glutine, I prodotti della soia e gli arachidi (un legume spesso contaminato con aflatossina, una tossina naturale con proprietà carcinogeniche, prodotta da alcuni ceppi di muffe quali  Aspergillus flavus e Aspergillus parasiticus che proliferano sugli arachidi conservati in silos caldo/umidi.

ALTRI SUGGERIMENTI PER GUARIRE IL VOSTRO INTESTINO

·        Per una digestione più facile bisognerebbe centrifugare frutta e vegetali
·        Bere in abbondanza acqua purificata fra un pasto e l’altro
·        Mangiare suddividendo in cinque piccolo pasti piuttosto che in uno o due molto abbondanti
·        Masticare bene il cibo e inghiottire lentamente per ottenere una digestione ottimale
·        La tossicità da metalli pesanti (come il mercurio) può produrre sintomi vaghi, ma che talora sono confuse con patologie croniche. Di questo aspetto bisogna essere ben coscienti e discuterne con il proprio medico di fiducia.
·        Se, in bocca, avete otturazioni vecchie, fatte ancora con amalgama “argentato” a base di mercurio, consultate il vostro dentista  per eliminare questi potenziali tossici elementi di liberazione di mercurio e sostituirli. L’amalgama di mercurio, nel corpo, può danneggiare il sistema gastrointestinale  e essere causa di SAPI.

E VENIAMO PIU’ SPECIFICATAMENTE ALLA PSORIASI:

Il peso del problema

Studi di prevalenza sulla popolazione dei Paesi occidentali indicano tassi oscillanti tra 1,4 e il 4,8 % con valori superiori nei Paesi del Nord Europa rispetto al Sud. Un medico generale, con 1000 assistiti, dovrebbe avere in carico da 15 a 50 pazienti circa affetti da psoriasi. Non c'è differenza tra i due sessi, anche se le donne tendono ad ammalarsi più precocemente; la maggior parte dei casi si sviluppa entro la terza decade di vita. Nei bambini la psoriasi compare tra i 5 e i 12 anni di vita (talora anche prima), spesso in modo eruttivo dopo una tonsillite strep-tococcica o una vaccinazione.

La familiarità è stata dimostrata in più di un terzo dei casi. La modalità di trasmissione più accreditata è quella autosomica domi-nante a ridotta penetranza o con eredità multifattoriale, poligenica. Indagini sugli antigeni HLA di classe I e Il hanno permesso di identificare due tipi di psoriasi (I e II), il tipo I caratterizzato da esordio prima dei 40 anni, elevata familiarità e forte associazione con gli antigeni CW-6 e DR-7 e il tipo II caratterizzato da esordio tardivo, bassa familiarità e rara associazione con gli antigeni sopra ricordati; la spondilite psoriasica si associa a HLA B-28 (La caratterizzazione degli antigeni di istocompatibilità può essere utile nelle artropatie psoriasiche sine psoriasi, ovvero senza manifestazioni cutanee di psoriasi).

E' importante porre tempestivamente la diagnosi di artropatia psoriasica, con anamnesi familiare e determinazione degli antigeni di istocompatibilità (vedi oltre le caratteristiche cliniche e radiologiche) in quanto la terapia specifica, ben diversa da quella delle altre reumopatie, può modificare drasticamente il decorso talora assai invalidante della malattia.


Fattori scatenanti

Il passaggio dalla forma latente genotipica, alla forma clinicamente evidente fenotipica della psoriasi, si realizza per l'intervento di una serie di fattori scatenanti, endogeni ed esogeni.
- Traumi: inducono il fenomeno dell'isomorfismo reattivo o fenomeno di Koebner, cioè la comparsa di una lesione psoriasica nella sede del trauma, a distanza di 1-2 settimane dall'evento traumatico.
- Episodi infettivi: alcuni casi di psoriasi, quasi sempre la varietà eruttiva, specie nei bambini, sono preceduti da infezioni, in genere streptococciche, il cui tratta-mento specifico porta a qualche miglioramento della malattia. Si ritiene altrettanto importante il ruolo della Candida nello sbilanciare la composizione del microbiota.
- Periodo premestruale, assunzione di estrogeni ad alte dosi: determinano, in genere, un peggioramento della psoriasi.
- Pubertà, menopausa: in questi periodi sono stati osservati picchi di incidenza; la gravidanza sembra ininfluente.
- Eliobalneoterapia: nella grande maggioranza dei casi l'esposizione solare e i bagni di mare rappresentano un fattore di miglioramento, anche se alcuni soggetti fotosensibili, con fototipo chiaro, di tipo I e Il, possono peggiorare per una sorta di fenomeno di Koebner indotto dagli UV (esposizioni violente con eritema solare importante).
- Eventi stressanti: sono importanti nel condizionare la storia della malattia, infatti in oltre il 75% dei casi le recidive o le esacerbazioni sono precedute da stress. Malgrado una riconosciuta tendenza degli psoriasici a vivere con maggiore fragilità gli eventi stressanti, non si ritiene che esistano particolari "devianze psicologiche o psichiatriche" in questi pazienti. Talora la manifestazione della malattia è essa stessa un fattore di stress.
- Farmaci: beta-bloccanti, litio, antimalarici, FANS, progesterone e cortisonici, possono esacerbare la malattia; in particolare, i cortisonici, specie se somministrati per via sistemica, sono in grado di scatenare forme gravi di psoriasi (eritrodermica, pustolosa generalizzata).
- Alcool: viene ritenuto principalmente un epifenomeno.
- Fumo: sembra giocare un ruolo importante, anche in funzione della dose.
- Dieta: il suo ruolo non è chiaro, anche se la bassissima prevalenza della psoriasi in alcune popolazioni (lapponi, norvegesi) ha attirato l'attenzione sull'effetto benefico dell'olio di pesce e degli acidi grassi polinsaturi.
Sappiamo per certo che la malattia ha un andamento cronico, con numerose riacutizzazioni, miglioramenti e talora persistenti remissioni. Queste si riscontrano nel 17-55% dei casi e possono avere una durata da 1 a 50 anni. In genere l'esordio precoce, nell'adolescenza, è predittivo di una maggiore gravità della psoriasi. Alcune terapie, specie quelle di lunga durata, condizionano la prognosi a casa degli effetti collaterali a esse correlate (PUVA, responsabili di neoplasie; methotrexate, responsabile di epatopatie). è quindi importante evitare un eccesso terapeutico e introdurre pause tra i cicli di cura, modulando quest'ultima non sulla singola lesione, ma sull'espressività clinica complessiva della malattia.

Veniamo all’alimentazione più specifica, con prevalenza di frutta e verdura molto meglio se da coltivazione biologica e lavata bene, con molta acqua, senza aggiungere disinfettanti ma solo bicarbonato:
Niente zuccheri solubili (caramelle, dolci, biscotti, merendine, gelati, bevande zuccherate, succhi di frutta zuccherati e così via): utilizzare esclusivamente STEVIA come dolcificante se proprio non se ne può fare a meno.
Niente (o quasi) grassi animali: latte, burro, formaggi (tutti), carni rosse (dalle carni bianche togliere accuratamente tutto il grasso visibile), insaccati (tutti), e comunque mai dosi superiori ai 100 grammi.
Niente fumo (assolutamente) e niente alcol (birra, vino, alcolici in genere)
Prediligere in abbondanza vegetali crudi, avocado, germogli.
Abbondanza di agrumi e melograni al risveglio, in spremute. Mirtilli e meloni sempre. Malva e tarassaco pure. Centrifugati di carote.sedani-ananas, o di bietole-carote-topinambur-patatedolci (crudi) sempre con aggiunta di zenzero, di ciuffetto di ortiche, di tarassaco, di acetosa e romice (lingua di vacca).
Bere mezzo litro circa di acqua leggera (acqua filtrata o tipo Lete) tra un centrifugato e l'altro.
E’ possibile anche assumere qualche piatto di radicchio e rucola, cavolo crudo e cipolla, carciofo crudo e finocchio, ravanelli e avocado, lupini, cardo cotto, patate e zucche. Ci si può concederei pure qualche passato di verdure, qualche gnocco di patate e qualche pizzetta sottile vegana alle verdure, all'ananas, all'avocado, alle patate, soprattutto se serve a dare morale.
Questo, rigidamente per le prime due settimane.

Poi, con molta attenzione, si può aggiungere qualcosa, ma sempre rispettando le proibizioni e le regole che sono state esposte in precedenza per la sindrome da alterata permeabilità intestinale.







giovedì 24 ottobre 2013

INGEGNERIA DELLE CARTILAGINI: EFFETTO DELLA BIOMECCANICA


Si può far molto per il nostro corpo, anche aggiustare le cartilagini senza dover ricorrere a interventi: è un'arte che deriva dall'osteopatia e dalla biomeccanica che rientrano in un concetto allargato e integrato di Medicina Funzionale. Consiglio la lettura di questo articolo:

The mechanical environment in which a cell finds itself can have a significant impact on its development. Understanding precisely how mechanical forces can be harnessed to direct the fate of a cell is an area of intense research, with tissue engineering heralded as a potential means to treat disease and injury. In a recent review published in Stem Cell Research & Therapy, Christopher O’Conor, Natasha Case and Farshid Guilak from Duke University Medical Center, USA focus on the latest findings into how mechanical stimuli may be used to produce and enhance tissue engineered cartilage replacements for the treatment of osteoarthritis and other articular cartilage diseases. These replacements need to meet several demands that are placed on diarthriodial joints such as the hip and knee joints. Not only must they withstand the stresses of the mechanical environment but they must also  distribute loads across the surface of the joint and allow for a near frictionless movement across the tissue surface during joint articulation. In an effort to meet these demands, new avenues of research have opened up, such as the use of multifactorial bioreactors and the roles of individual biophysical factors. Christopher O’Conor explains more about this growing field and the insights drawn from their review.

Per leggere tutto l'articolo e tradurlo con il traduttore qui accanto:


QUANDO SI AVVELENANO I NOSTRI FIGLI (e anche qualche adulto)

M&M's, dolciumi o veleni?
Dopo avervi sottolineato il rischio contenuto in alcuni alimenti, specie se non freschi o di provenienza dubbia, vi invito a sottoscrivere l'appello qui sopra...sembra assodato che i coloranti contenuti in questi dolciumi siano responsabili della sindrome da iperattività, che rappresenta una delle "malattie nuove" degli ultimi vent'anni e che comporta l'utilizzo intensivo di psicofarmaci nei nostri figli...a parte i disagi personali, scolastici e sociali.

mercoledì 23 ottobre 2013

BISOGNA SAPER SCEGLIERE E INVESTIRE IL PROPRIO TEMPO





Quando si parla di "buona alimentazione" non si fa solo riferimento alla quantità/qualità degli alimenti. Bisogna imparare nuovamente a fare la spesa in maniera intelligente, rivolgendosi a alimenti freschi e, se mai, surgelati, evitando conservati e conservanti, dedicando un po' di tempo al Km zero e alla ricerca del "biologico" e, poi alla preparazione del cibo. La cucina mediterranea è essenziale per una buona dieta mediterranea.
Cliccate su non solo sgombro, qui sopra, e troverete un articolo interessante che esemplifica i pericoli di non saper scegliere. Buona lettura

martedì 22 ottobre 2013

I SUPERFRUTTI CI PROTEGGONO DAL CANCRO


Il melograno è una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci. Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose
La Punica è un genere di pianta della famiglia delle Punicaceae (o Lythraceae secondo la classificazione AGP).
Comprende due specie di arbusti, originari di una regione che va dall’Iran alla zona himalayana dell’India settentrionale, e diffusi sin dall’antichità nell’intera zona mediterranea e nel Caucaso.
Punica granatum è il comune melograno, pianta a portamento cespuglioso, alta fino a 2-4 m, foglie caduche lanceolate non molto grandi di colore verde lucente, fiori solitari grandi o riuniti in mazzetti all’estremità dei rami, di colore rosso vivace. Il frutto, dall’inconfondibile sapore agrodolce, è comunemente noto con il nome di «melagrana».
Una ricerca di qualche anno fa condotta in Israele da Michael Aviram, biochimico, ha scoperto che questo frutto possiede proprietà non solo terapeutiche, ma addirittura antitumorali, essendo estremamente ricco in flavonoidi, potenti antiossidanti che proteggono il cuore e le arterie.
Il succo di melograno, secondo la ricerca, è praticamente tossico nei confronti delle cellule cancerose.
Il melograno è infatti una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci.
Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose.
Conferma in tal senso arriverebbe proprio in questi giorni dal sito britannico «Dailymail.co.uk» dove si legge che alcune componenti del succo in questione inibirebbero il moto delle cellule tumorali oltre ad azzerare la loro diffusione.
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori della University of California che hanno presentato i risultati del loro studio all’American Society for Cell Biology di Philadelphia.
Ecco qui di seguito elencati i benefici del frutto relativi a:
- tumore alla prostata: il succo di melograno rallenta la progressione del cancro suddetto. Inoltre, il suo regolare consumo aumenta nelle persone operate e sottoposte a radioterapia gli effetti benefici della cura ed abbrevia sensibilmente i tempi di recupero;
- tumore ai polmoni: bere succo di melograno può aiutare a ridurre lo sviluppo delle cellule del cancro ai polmoni e risulta un valido aiuto per la prevenzione;
- tumore alla mammella: inibizione della proliferazione delle cellule cancerogene del seno.
Di nuovo è la natura a venire incontro all’uomo.
E di solito non avviene quasi mai il contrario.
(Tratto da uno studio di ricercatori della University of California)

sabato 19 ottobre 2013

COMPLETIAMO LE INFORMAZIONI SUL CALCIO



E' interessante ascoltare questo breve video che ci informa sul metabolismo del calcio e sui suoi miti. Per chi sostiene che siamo gli unici mammiferi a continuare con l'assunzione di latte o derivati, dopo lo svezzamento, questo video è una conferma. Per chi teme che, non assumendo latte e derivati (perché si sono riscontrati valori elevati di colesterolo) e teme l'osteoporosi è una rassicurazione.
Voi cosa ne pensate? Attendo commenti, dopo essersi iscritti su SEGUI via e-mail qui accanto.

venerdì 18 ottobre 2013

VITAMINA K - PIU' IMPORTANTE DEL CALCIO?



QUESTO BREVE VIDEO...che vorrei aveste la pazienza di vedere, serve a dirci che, nel regno vegetale c'è tutto quanto può servirci per la salute delle ossa, delle unghie, dei capelli...e che il mito del calcio va sfatato. Se avete domande, fatele pure. Qui sotto c'è spazio per interventi. Basta iscriversi con la propria mail. Buona giornata!

giovedì 17 ottobre 2013

VITAMINA D - QUESTA SCONOSCIUTA



La vitamina D è un elemento basilare per il corretto funzionamento del nostro organismo. Essa viene anche definita la vitamina del sole, perché i suoi raggi ci consentono di ottenerla e sintetizzarla a dovere. E noi siamo stati abituati a conoscerla solo in questo ambito: niente sole = niente vitamina D = rachitismo.
La sua carenza può risultare fattore di incidenza per diverse malattie, come  sicuramente l’osteoporosi, che comunque ha a che fare con il metabolismo del calcio, ma anche molto diverse come la psoriasi. Conosciamola meglio, scoprendo insieme quali benefici è in grado di apportare al nostro corpo.
La vitamina D è un gruppo di pro-ormoni liposolubili, data la sua capacità di agire in distretti differenti del nostro organismo rispetto a quelli dove viene prodotta, costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti forme nella quale la vitamina D si può trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo), entrambe le forme dall'attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali, mentre l'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La vitamina D ottenuta dall'esposizione solare o attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due reazioni di idrossilazione per essere trasformata nella forma biologicamente attiva, il calcitriolo.
Da un punto di vista alimentare si assume soprattutto attraverso una dieta bilanciata che contenga cibi con forti quantità della stessa (salmone, tonno, aringa, ed ancora tuorlo d’uovo e latticini) e talvolta grazie all’aiuto di supplementi farmacologici.
A cosa serve la vitamina D
Il ruolo principale della vitamina D è quello di aiutare il calcio a fissarsi nelle nostre ossa. E’ grazie a lei che consolidano la loro densità e la loro resistenza. La vitamina D è molto importante anche per i muscoli, per i polmoni, e per il corretto funzionamento del cuore e degli occhi attraverso il rilascio, in questo caso, di serotonina. Questi suoi interventi la medicina li sta man mano scoprendo attraverso studi dedicati alla cura degli organi menzionati.  La vitamina D, a livelli adeguati, è in grado di abbassare la frequenza del ritmo cardiaco e diminuire le riacutizzazioni di asma, allergie e sindromi influenzali. Negli ultimi anni ha mostrato la sua importanza anche per ciò che riguarda la proliferazione cellulare  nell’ambito dello sviluppo dei tumori, attraverso la sua azione inibitrice relativa alla  crescita delle cellule malate.
La sintesi della vitamina D nell’organismo
Essa, grazie ai raggi solari, viene sintetizzata attraverso la pelle quando la lunghezza d’onda della radiazione solare è pari ad una determinata intensità che si raggiunge solitamente in concomitanza con la stagione estiva. Ed anche in questo caso la sintesi della vitamina D raggiungibile da parte della pelle è pari a circa il 72% del fabbisogno totale. L’Italia in tal senso si trova in quella che viene definita la “zona d’inverno della vitamina D” a causa della scarsa “forza” dei raggi solari nell’aiuto alla sintetizzazione.
Di quanta vitamina D abbiamo bisogno?
Per colmare la carenza di vitamina D di cui il nostro organismo soffre, abbiamo bisogno di quantità differenti in base all’età. Ognuno di noi ha esigenze diverse. Man mano che progrediamo con l’età, necessitiamo di quantità maggiore di pro-ormone. Ecco un breve schema in base ai nostri anni di vita:

  400 UI dalla nascita fino al primo anno di età
  600 UI o più (se i bambini non vengono esposti al sole) dal primo anno di vita in poi.
  1500 UI per gli adulti sani
  2300 UI per gli anziani

E’ per questo motivo che man mano che si cresce vi è bisogno di condurre un’alimentazione il più possibile equilibrata che punti ad ovviare alle nostre naturali carenze ed alle “difficoltà” sostanziali e non sempre da noi dipendenti nell’assunzione o nella sintetizzazione della stessa.  E’ il nostro stile di vita, in alcuni casi, a dettare le basi della nostra ipovitaminosi . Basta vedere insieme i fattori che solitamente, nella vita di tutti i giorni, limitano la capacità di sintesi della vitamina D da parte del nostro organismo. Il primo tra tutti è l’inquinamento atmosferico: pensiamo al biossido di zolfo, uno dei principali componenti che contaminano l’aria, ed alla sua capacità di assorbire le radiazioni ultraviolette.
Non mancano poi di fare la loro parte i vestiti che indossiamo, la nostra età (più ci avviciniamo alla vecchiaia e meno vitamina produciamo autonomamente), l’indice di massa corporea (BMI) eccessivo (leggasi obesità) a causa della tendenza di questa sostanza ad essere immagazzinata nell’adipe, ed ancora i vetri e le creme protettive, che assorbono le radiazioni. Anche il fototipo naturale della pelle ha la sua incidenza.
Attenzione però a non strafare. La dose giornaliera oltre la quale si ritiene possa subentrare il rischio d’intossicazione è pari a 4000 UI/die.
Cosa fare per favorire la produzione di vitamina D
Il primo consiglio, per favorire la produzione della vitamina D è quello di esporre braccia viso e gambe al sole per almeno 15-20 minuti per quattro giorni la settimana. Si consiglia comunque, a causa della necessità di esporsi senza protezione solare, di non farlo dalle 12:30 alle 15:30, le ore più calde della giornata.

Sono utili gli integratori?
Gli integratori di Vitamina D non solo sono utili ma indispensabili. Numerosissimi studi ormai hanno dimostrato una carenza di vitamina D, che si può constatare con un semplice e facilmente disponibile esame del sangue, dal 30 al 60% della popolazione italiana, per cui è importantissimo, soprattutto in presenza di patologie infiammatorie, ma anche per tutte le malattie indicate sopra, integrare con 1000 UI giornaliere la vitamina D di cui disponiamo. Come cura quindi, ma anche come prevenzione. L’importante è assicurarsi che sia titolata giusta, che non ci siano rischi di sovradosaggio e che l’efficacia del prodotto, nel tempo sia conservata.

MEDICINA FUNZIONALE E' EQUILIBRIO



Non dimentichiamo che in un programma di riabilitazione alla salute, la ricerca degli equilibri non è solo chimica o fisica. Bisogna curare anche la propria mente e l'approccio alla vita. Questo video è un breve esempio.

martedì 15 ottobre 2013

TROPPE PROTEINE ANIMALI FAVORISCONO IL CANCRO


Insisto sulla nutrizione perché questo aspetto è veramente rilevante alla qualità riguardo della nostra vita.

Dopo "The China Study" Di T. Colin Campbell e Thomas M. Campbell II, le nostre conoscenze circa l'effetto dell'eccesso delle proteine animali nel favorire l'insorgenza del cancro non è più argomento di discussione, è una certezza. Ma anche la carenza di alcune vitamine, quella D in particolare rappresenta un grosso problema. 

Questo video, esauriente, che ci racconta tutti gli ultimi studi evidenziando bene le cause di tutte le malattie croniche, diabete e arteriosclerosi in primis, va visto e meditato.

lunedì 14 ottobre 2013

BARRIERA INTESTINALE E DEPRESSIONE by GIULIA CALOGERO



Può la depressione avere come causa una infiammazione intestinale?

Difficile da credere, eppure le evidenze ci sono e sono tante.
Ansia, depressione, stanchezza, cefalea, incapacità a concentrarsi come addirittura patologie ben più gravi e importanti quali epilessia, Parkinson, Alzheimer ed in generale molte neuropatologie e malattie autoimmuni, sclerosi multipla compresa, possono avere tutte un elemento in comune: l’intestino.

A dirlo è uno tra i più importanti ricercatori in Italia su questo tema il dr. Paolo Mainardi, neurochimico di fama. Impiegato presso il Centro Epilessia dell’Università di Genova, Mainardi è il primo ricercatore al mondo ad aver identificato ed isolato una siero proteina, l’alfa-lattoalbumina, capace di ottenere significativi risultati in diverse patologie neurologiche. Risultati che oggi hanno permesso a questa proteina di entrare nei programmi di screening nuovi farmaci dell’NIH (USA) e di accendere un elevato interesse nel mondo scientifico.

“Patologie come Parkinson, Alzheimer, cefalee, depressione, epilessia, che riducono notevolmente la qualità della vita – racconta il neurochimico- hanno in comune una causa intestinale, così come diverse patologie autoimmuni. Lo studio dell’asse intestino-cervello consente un nuovo approccio terapeutico mirato a curare il primo per migliorare la funzionalità del secondo e do altri organi ad esso collegati.”


Com’è possibile tutto questo? Qual’è il ruolo dell’intestino nella malattia neurologica come ad esempio la depressione o l’epilessia?

“È sorprendente come l’intestino fosse considerato l’organo responsabile di molte patologie neurologiche sin dai tempi della Bibbia, quando anche le crisi epilettiche venivano curate con il digiuno, da cui poi ebbe origine la dieta chetogenica, ricca di grassi e povera di carboidrati, ampiamente usata nell’epilessia fino agli anni ’30 e mai scomparsa: ancora nel 2008 Elen Cross riporta uno studio clinico che dimostra la superiorità della dieta chetogenica rispetto ai farmaci e la LICE ha recentemente costituito un gruppo di studio nazionale sulle diete nell’epilessia di cui faccio parte anch’io. Del resto una dipendenza “nutrizionale” del cervello dall’intestino è facilmente dimostrabile: alcuni importanti neurotrasmettitori, vale a dire quelle molecole che sono indispensabili al cervello per il suo funzionamento, sono sintetizzati a partire da amminoacidi essenziali derivabili, come noto, esclusivamente dalla dieta.. Da qui si capisce come la capacità dell’intestino di assorbirli da ciò che si mangiaè fondamentale per il corretto funzionamento cerebrale. Un’alterazione della flora intestinale, la cosiddetta disbiosi intestinale, li distrugge prima dell’assorbimento riducendo così la possibilità di essere captati nel cervello e quindi di essere trasformarti in neurotrasmettitori. Ecco dunque che un malfunzionamento intestinale può tranquillamente modulare stati ansiogeni, depressivi, di irritabilità e dolorosità. Il mantenere il cervello in condizioni di scarse capacità riparative fa si che emergano sintomi diversi a seconda delle diverse vulnerabilità individuali . Dato che l’architettura cerebrale si trasmette geneticamente avremo una predisposizione genetica alle patologie, ad esempio genitori cefalgici avranno figli cefalgici, così i depressi o gli epilettici, ma questo solo se mettiamo in condizioni critiche il cervello. Se manteniamo elevata la capacità autoriparativa del cervello non avremo sintomi nonostante la predisposizione genetica. ”


Qual’è dunque la dieta giusta per chi soffre di intestino infiammato o disturbi ad esso associabili? 


“Il nostro obiettivo primario deve essere quello di non infiammare ulteriormente l’intestino, portandolo ad uno stato di cronicità. In questo senso una alimentazione a base di carboidrati ad alto indice glicemico, specie se raffinati, non aiuta. Così come il consumo spropositato di carne, soprattutto la rossa, e di zuccheri in genere. Questi alimenti agiscono come infiammatori potenti dell’intestino e devono essere accuratamente regolati e controllati. L’ideale invece è una dieta ad alto contenuto di frutta e verdure: sono alimenti ricchi di fibre digeribili che non vengono scisse dagli enzimi, fermentano direttamente nel colon e qui producono gli acidi grassi a catena corta che sono l’alimento principale della cellula intestinale. Utile in questo senso anche il consumo di grassi, ovviamente quelli buoni, come ad esempio l’olio extravergine di oliva nelle giuste quantità e nelle modalità più idonee. Tuttavia ritengo sia riduttivo dividere gli alimenti in carboidrati, proteine e grassi, dato che all’interno di ciascuna categoria possiamo identificare nutrienti nocivi, indifferenti o addirittura benefici al nostro intestino.”


Parliamo di bambini. E’ nell’età infantile infatti che si devono ricercare i “semi” di molte patologie associabili all’intestino…



“Al momento della nascita l’intestino è sterile e completamente permeabile. Il latte materno sostituisce il cordone ombelicale nella duplice funzione di proteggere e nutrire il neonato. Il distacco del neonato dalla mamma è graduale, via via che l’intestino impara a proteggerlo.E’ nel colostro materno, tuttavia, che tutto ha inizio: qui il 40% delle proteine è costituito da alfa-lattoalbumina, una siero proteina che ha il compito di “chiudere” la permeabilità intestinale e di attivare i processi difensivi e assorbitivi intestinali. Tutto ciò avviene controllando il pH. La capacità della flora batterica di attecchire dipende in modo molto sensibile dal pH. Variazioni dell’ordine di un decimo di unità provocano profondi cambiamenti della distribuzione dei ceppi della flora batterica. Mediante il controllo del pH, controllo svolto dall’alfa-lattoalbumina presente in elevata quantità nel colostro, l’intestino seleziona i ceppi a noi favorevoli, simbiotici, e “scarica” quelli disbiotici. Soprattutto con lo svezzamento affidiamo a questo esercito importanti funzioni difensive. Se qualcosa va storto in questo delicato processo di maturazione si possono acquisire delle vulnerabilità che possono poi manifestarsi anche in età adulta, ma sono pur sempre legate alla sfera infantile. Per questo direi che soprattutto nella gravidanza, e nei bambini è necessario riservare la dovuta attenzione al funzionamento intestinale, soprattutto quando si parla di vaccini.”

Anche lei è contrario ai vaccini?
“Sono fondamentalmente convinto che sia sbagliato schierarsi in maniera rigida da una parte piuttosto che da un’altra. Ciò di cui, tuttavia, sono seriamente convinto è che il vaccino, di per sé, non può essere da solo la causa delle tante patologie che ad esso si fanno risalire. Piuttosto il problema è da ricercarsi nell’intestino del bambino, ovvero l’organo che come ho detto prima è il più imputato nella costruzione delle difese del corpo, al momento della vaccinazione. Cosa accade ad un bambino con un intestino ancora immaturo durante e dopo una vaccinazione? E’ questo che dobbiamo chiederci. [...]”