domenica 13 novembre 2016

VUOI MANTENERE SANO IL TUO MICROBIOTA?


Gran parte delle persone pensa ai batteri come a una delle cause per cui ci si può ammalare e sviluppare certe malattie. 
Negli ultimi 15 anni abbiamo cominciato a conoscere e a pensare al fatto che ci sono migliaia di miliardi di batteri presenti dentro di noi e li abbiamo chiamati microbiota, un ecosistema interno integrato che porta beneficio alle nostre barriere verso il mondo esterno, cura la salute intestinale (ma anche quella di pelle e mucose in genere) e del sistema immunitario.
Ancor più di recente, la comunità scientifica ha raggiunto la consapevolezza sul ruolo importante che i batteri hanno nel dotarci di un forte sistema immunitario e nel mantenerci in salute. Non solo i batteri non sono tutti nocivi per la nostra salute, ma alcuni sono invece cruciali per sostenere il nostro sistema immunitario, mantenere un funzionamento ottimale del nostro sistema digestivo, perché i nostri livelli ormonali stiano in equilibrio e il cervello lavori adeguatamente.
Che cos’è quindi il microbiota, perché è così importante e come possiamo proteggerlo? Lo vedremo assieme.

COS’E’ IL MICROBIOTA UMANO?
Vi parliamo di microbiota umano perché ogni essere vivente, non solo animale, ma anche appartenente al regno vegetale possiede un proprio microbiota che lo contraddistingue. Ognuno di noi presenta un complesso ecosistema di batteri che si trovano sul nostro corpo, in prevalenza all’interno, che noi chiamiamo microbiota.
Il microbiota è definito come la “comunità dei microbi”. La stragrande maggioranza delle specie batteriche che costituiscono il nostro microbiota vivono nel nostro tratto digestivo, che inizia dalle labbra e finisce all’ano.
In accordo con il Dipartimento di Chimica e Biochimica dell’Università del Colorado, “il microbiota umano consiste di 10-100 miliardi di miliardi di cellule batteriche simbiotiche, ospitate (o che ospitano?) da ciascuna persona, primariamente nel tratto digestivo. Il microbioma umano è rappresentato dai geni che sono presenti in queste cellule.” 
I nostri microbiomi individuali vengono anche chiamati le nostre impronte genetiche (una specie d’impronta digitale molto più sofisticata), in quanto contribuiscono a determinare il nostro “unico” DNA, alcuni fattori ereditari, la predisposizione alle malattie, il tipo di organismo o, se preferite il tipo di assetto che determinerà anche il peso corporeo e molto altro. I batteri che compongono il nostro microbiota si possono trovare ovunque, anche al di fuori del nostro organismo, in qualsiasi superficie noi possiamo toccare e in ogni parte dell’ambiente con il quale veniamo in contatto.
È un vero e proprio organo, o meglio sistema, ma questo concetto può trarci in confusione perché è molto differente da quelli che noi chiamiamo organi, poiché non si trova solo in un punto di collocazione preciso, e non ha una dimensione apprezzabile, eppure presenta diversi ruoli difficili da percepire ma che sono collegati a un gran numero di funzioni del nostro organismo.
Anche la parola “microbiota” vi può dire molte cose su come lavori e sulla sua importanza, visto che “micro” significa piccolo e “biota” significa habitat di soggetti viventi.

È sostenuto da molti ricercatori che fino al 90 per cento delle malattie possono essere ricondotte in qualche modo all’intestino e alla salute del microbiota. Anche se vi può sembrare incredibile, il vostro microbiota è la “casa” di miliardi di miliardi di microbi, una miriadie di diversi organismi che aiutano, in qualche modo, a governare quasi ogni funzione del corpo umano. L’importanza del nostro microbiota intestinale non deve essere sovrastimata: anche l'intestino, direttamente esercita il proprio ruolo e una “salute intestinale” scadente può contribuire alla sidrome da intestino permeabile (leaky gut syndrome) e a malattie autoimmuni e condizioni come l’artrite, la demenza, le malattie cardiovascolari e il cancro, mentre, allo stesso tempo, la nostra salute, fertilità e longevità trovano anch’esse relazione con l’equilibrio che si stabilisce con queste piccole creature che vivono nel nostro intestino.

Nel corso della nostra vita, noi, direttamente, contribuiamo a plasmare il nostro microbiota che, inoltre, si adatta ai cambiamenti nel nostro ambiente. Per esempio, il cibo che mangiamo, come dormiamo, la quantità di esposizione ai batteri esterni su base giornaliera e il livello di stress che viviamo contribuiranno tutti a stabilire lo stato del nostro microbiota.

LA DIETA PER IL MICROBIOTA: COME E COSA MANGIARE PER SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO E RIDURRE L’INFIAMMAZIONE

Quello che mangiame gioca un ruolo fondamentale nello stabilire la salute intestinale e nel sostenere i batteri buoni del microbiota. Gli studi di ricerca, nelle ultime decadi, hanno rivelato come ci sia un indissolubile legame fra il microbiota proprio di una persona, la digestione, il peso corporeo e il metabolismo. In un’analisi comparativa fra il genere umano e 59 specie di differenti mammiferi, i microbiomi differivano drammaticamente a seconda della dieta seguita dalla specie osservata.
E’ altrettanto vero il rovescio della medaglia: la salute dell’intestino può aver ruolo su come l’organismo estragga i nutrienti dalla dieta e accumuli grasso. Il microbiota intestinale sembra giocare un ruolo importante nell’obesità, e si è visto che modificazioni nei ceppi batterici presenti nell’intestino comportano modificazioni rilevanti sullo stato di salute e sul peso corporeo già solo dopo pochi giorni. Per esempio, se un topo germ-free (nato e allevato sterile) riceve un trapianto di microbiota da un topo grasso, acquista rapidamente una quantità maggiore di grasso corporeo senza aumentare la quantità di cibo somministrato, perché i batteri intestinali influenzano la produzione di ormoni (come l’insulina), l’assimilazione dei nutrienti e l’accumulo di grassi (tessuto adiposo). 

Ora che dovreste avere capito quanto sia importante diminuire l’infiammazione e sostenere la salute intestinale, proviamo a vedere assieme come potete fare in modo che questo avvenga.

Gli alimenti che promuovono l’infiammazione comprendono:
  • Oli vegetali raffinati (come quello di canola, mais e soia che contengono quantità elevate di acidi grassi omega-6 che sono pro-infiammatori).
  • Prodotti caseari pastorizzati (contengono allergeni comuni).
  • Carboidrati raffinati e prodotti industriali del grano.
  • Carni non provenienti da allevamenti biologici e sostenibili (la carne convenzionale, il pollame e le uova sono in questo caso ricche di omega-6 per il fatto che gli animali vengono alimentati con mais e ingredienti economici che alterano il loro microbiota).
  • Zuccheri aggiunti (che si trovano nella maggioranza degli snacks, pani, grissini, cracker confezionati, condimenti, alimenti inscatolati, cereali, ecc.).
  • Grassi trans/grassi idrogenati (utilizzati negli alimenti inscatolati/processati e spesso per friggere).

Dall’altra parte stanno gli alimenti naturali che possono ridurre l’infiammazione e aiutare l’aumento di batteri buoni nell’intestino:
  • Alimenti antiossidanti aiutano a ridurre i danni a livello delle mucose del tratto digestivo provocate dallo stress ossidativo e determinano un rallentamento di un sistema immunitario iperattivo salvaguardando così le cellule sane.
  • Alimenti antinfiammatori che dovrebbero essere alla base della vistra dieta comprendono:
    • Vegetali freschi (di ogni genere): sono carichi di fitonutrienti che sappiamo bene diminuiscono il colesterolo, i trigliceridi e i sintomi dell’artrite reumatoide, della malattia di Alzheimer, il rischio di cancro, di malattie cardiovascolari e di diabete. Ricercate sempre di variare molto, a seconda delle stagioni, meglio se di origine biologica e 4-5 porzioni al giorno. Fra i migliori tenete presente le bietole, carote, cruciferacee (broccoli, cavoli, cavolfiori e kale che oggi si trova anche in Italia), cipolle, piselli, insalate verdi, alghe e zucche.
    • Pezzi interi di frutta (non succhi): La frutta contiene vari antiossidanti come il resveratrolo e i flavonoidi, che sono collegati alla prevenzione del cancro e alla salute del nostro cervello. Tre o quattro porzioni al giorno rappresentano una giusta quantità per la maggior parte delle persone e parliamo di mele, more, mirtilli, ciliegie, pesche noci, arance, pere, pompelmi rosa, prugne, melagrane, pompelmo rosso o fragole.
    • Erbe aromatiche, spezie e tè: curcuma, zenzero, basilico, origano, timo, ecc. più tè verde e caffè biologico con moderazione.
    • Probiotici: Gli alimenti probiotici contengono “batteri buoni” che popolano il vostro intestino e combattono i ceppi di batteri cattivi. Cercate di includere regolarmente nella vostra alimentazione cibi probiotici come lo yogurt, kombucha, kvass, kefir, o verdure fermentate.
    • Pesce pescato in natura, uova di galline allevate a terra, e carni allevate a pascolo: contengono più acidi grassi omega-3 degli alimenti da allevamento intensivo e rappresentano una fonte notevole di proteine, grassi salutari e di nutrienti essenziali quali lo zinco, il selenio e le vitamine de gruppo B.
    • Grassi salutari: burro da mucche allevate a pascolo, olio e burro di cocco, olio extravergine di oliva, noci, semi.
  • Grani antichi come il farro e legumi e fagioli: meglio ancora se germogliati e integrali al 100 per cento. Due o tre porzioni al giorno o anche meno è la scelta migliore, specialmente fagioli,  fagioli azuki, fagioli neri, fagioli con l'occhio, ceci, lenticchie, riso nero, amaranto, grano saraceno, quinoa.
  • Vino rosso e cacao o cioccolato nero (con più del 75% di cacao): con moderazione, più volte alla settimana o quotidianamente in piccole quantità.
    Se l'articolo è stato per voi interessante e volete sapere come il microbiota possa ulteriormente essere rafforzato e quali malattie siano ad esso collegate, seguiteci nel prossimo articolo.

    Buona salute!
    Dr.ssa Chiara Saggioro, D.Sci, Ph.D.
    Prof. Alfredo Saggioro, M.D.


    #microbiota, #microbioma, #salute intestinale, #lifestyle medicine. #medicina funzionale

venerdì 21 ottobre 2016

ATTENTI A TRATTARLI BENE! : I BATTERI INTESTINALI MODIFICANO ALCUNI METABOLITI DEL SIERO E POSSONO PROVOCARE LA SINDROME METABOLICA

La sindrome metabolica (diabete, obesità, ipertensione, ipercolesterolemia e fegato grasso) rappresenta oggi una delle disfunzioni di maggior rischio per malattie cardiovascolari, e comprenderne la genesi può aiutarci a comprendere il modo migliore per affrontarla.

In uno degli ultimi numeri della prestigiosa rivista scientifica Nature viene sottolineato un aspetto importante del funzionamento del nostro organismo. 

Noi sappiamo ormai molto bene come la nostra salute sia associata alla qualità del nostro microbiota (la popolazione di microorganismi che vive con noi, soprattutto a livello del tratto digestivo) e, un esempio per tutti, sembra ormai evidente come una alterazione della composizione del microbiota e della sua funzione abbia un ruolo fondamentale nella patogenesi del diabete ditipo 2 (quello non autoimmune, dell’adulto, dell’obeso, non insulinodipendente per intenderci). 
Non è invece ancora molto chiaro se l’insulino-resistenza associata al metaboloma (prodotto dai batteri) nel siero, possa predire anche un rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche.

Ebbene, nello studio pubblicato su Nature, Oluf Pedersen, della Facoltà di Health and Medical Sciences dell’Università di Copenhagen in Danimarca, ha riscontrato come la disbiosi del microbiota intestinale umano alteri il metaboloma sierico e abbia impatto sull’insulino-resistenza e sullo sviluppo della sindrome metabolica.

La ricerca ha preso in considerazione 227 soggetti adulti, non diabetici e 75 danesi affetti da diabete di tipo 2 con secrezione insulinica conservata e sono stati analizzati il siero per la metabolomica (informazioni su più di 1200 metaboliti) e le feci per la metagenomica.


I soggetti che erano insulino-resistenti, in accordo con il modello di determinazione omeostatica (HOMA-IR), presentavano elevati valori ematici di aminoacidi a catena ramificata (BCAAs) che sono stati da tempo associati all’insulino-resistenza e al rischio futuro di morbidità metaboliche e cardiovascolari.
L’aumento di livelli di BCAA nel sangue era associato a modifiche aspecifiche nella composizione e funzione del microbiota, come un aumentato potenziale di sintesi relativo ai BCAAs e riduzione o scomparsa dei geni che comportavano la codificazione da parte dei batteri dei trasportatori di questi aminoacidi.

La Prevotella copri e il Bacteroides vulgatus sono stati identificati come le specie principali che comportano l’associazione fra biosintesi di BCAAs e resistenza-insulinica. 

Per valutare a fondo se i batteri intestinali erano direttamente correlati all’insulino-resistenza, i ricercatori hanno, a questo punto, valutato un gruppo di topi sottoposti a dieta ricca in grassi e alimentati con una integrazione di P. copri o con un placebo e hanno osservato che 3 settimane di P. copri hanno ridotto la sensibilità all’insulina, aggravato l’intolleranza al glucosio e aumentato i livelli circolanti di BCAAs. 

Queste osservazioni suggeriscono come la P. copri possa rappresentare un elemento causale potenziale nel mediare l’aumento dei BCAA sierici e della resistenza-insulinica nei topi.
Questo studio presenta anche la prospettiva di essere il primo studio che integra la metabolomica del siero, il microbioma e i dati clinici in una analisi a tre bracci.
L’analisi pesa l’impatto delle differenti specie batteriche (in riferimento alla malattia) e questo rende possibile identificare le specie che hanno più peso nel determinare insilino-resistenza.

I risultati di questo studio ci fanno concludere che alterazioni nella popolazione batterica intestinale possono avere effetto sul metaboloma sierico e contribuire così alla resistenza insulinica. 

Questa non è una osservazione da poco e sicuramente aprirà una nuova era di studi. La modulazione dei livelli di CCAAs nel siero da parte della Prevotella copri può offrirci la possibilità di affrontare la resistenza-insulinica in un modo potenzialmente diverso, riducendo il rischio di malattia metabolica e malattie cardiovascolari.

Va sottolineato come questo studio danese contraddica uno studio precedente di Reijnders e collaboratori che aveva trovato come una disbiosi intestinale indotta da un trattamento antibiotico precedente non fosse associata con modificazioni metaboliche e resistenza-insulinica in soggetti umani obesi.

Buona salute!
Chiara Saggioro, D.Sci., Ph.D.
Alfredo Saggioro, M.D.

Per saperne di più:

Pedersen HK, Gudmundsdottir V, Nielsen HB, et al. Human gut microbes impact host serum metabolome and insulin sensitivity. Nature. 2016; 535(7612):376-81. doi: 10.1038/nature18646.

#microbiota, #Prevotella, #resistenza insulinica, #diabete, #obesità, medicina funzionale

domenica 25 settembre 2016

IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO : GUIDA PALEO AI DOLCIFICANTI NATURALI

L'infiammazione è parte essenziale del sistema di guarigione del corpo. Senza di essa, qualunque lesione rappresenterebbe un rischio e anche una semplice infezione potrebbe essere mortale. Il troppo comunque storpia, anche  di una cosa buona e, purtroppo, potrebbe risultare decisamente mortale.

L’infiammazione cronica, quella che noi chiamiamo infiammazione di basso grado e che non è avvertibile normalmente come sintomo, è intimamente coinvolta in un numero veramente esteso di malattie croniche, compreso il morbo di Alzheimer, il diabete, le malattie cardiache, il cancro e tutte le malattie autoimmuni. 
Uno dei fattori di fondo che provoca questo aumento di infiammazione è la nostra storia d'amore con lo zucchero. 
Siamo stati portati a credere che se ci rivolgiamo ad alternative, possiamo andare avanti con la nostra dipendenza dal dolce e non pagare nessuna penale di salute lungo la strada della nostra vita…MA

Una delle primissime cose che insegniamo ai nostri pazienti di fare è di ELIMINARE L’ABITUDINE AL DOLCE! 

Se smettete di usare tutti gli zuccheri e i dolcificanti, per soli 30 giorni, vi promettiamo... che il vostro corpo regolerà il metro con cui valuta i sapori,  così che un pezzo di frutta potrà avere più sapore e dolcezza di quanto voi abbiate mai sognato possibile.  E se assaggerete allora (dopo il mese) un bicchiere di soda (aranciata, chinotto, cola ecc.), o qualcosa pieno di zucchero, potrebbe succedervi di sputarlo fuori per la dolcezza nauseante alla quale il vostro corpo era abituato prima del vostro “detox” dallo zucchero. 

Ma riceviamo spesso domande da pazienti... "Se ho bisogno di usare un dolcificante occasionalmente e con moderazione... quali sono le mie opzioni migliori?"  

Questa domanda ci fa piacere: 
ECCO UNA GUIDA AI DOLCIFICANTI NATURALI PROPRIO PER VOI!

IL BUONO: NATURALE – USARE CON PARSIMONIA 
  • Stevia (foglie verdi biologiche o estratto puro)
  • Miele biologico, grezzo
IL BUONINO: NATURALE – USARE CON PARSIMONIA
  • Datteri
  • Zucchero di datteri
  • Nettare di cocco
  • Zucchero o cristalli di cocco
  • Succhi di frutta (ma spremuti di fresco, biologici)
  • Sciroppo di acero
  • Zucchero di palma
IL BRUTTO: NATURALI MA SI RACCOMANDA DI EVITARLI
  • Agave
  • Malto d’orzo
  • Zucchero di barbabietola
  • Zucchero di canna/zucchero di canna light (leggero)/muscovado
  • Sciroppo di riso sbramato
  • Canna da zucchero o succo di canna da zucchero
  • Caramello
  • Sciroppo di carruba
  • Sciroppo o estratto di mais
  • Destrano
  • Destrosio
  • Maltolo etilico
  • Fruttosio
  • Glucosio (sotto qualsiasi forma)
  • Zucchero d’uva
  • Sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio
  • Lattosio
  • Levulosio
  • Maltitolo
  • Sciroppo di malto
  • Maltodestrine
  • Maltosio
  • Mannitolo
  • Zucchero greggio
  • Sciroppo da raffinazione
  • Sorbitolo
  • Sciroppo di sorgo
  • Saccarosio
  • Xylitolo (come tutti gli alcol da zucchero che terminano in –tolo o -osio)
IL CATTIVO: ARTIFICIALI – DA NON CONSUMARE MAI!
  • Acesulfame
  • Aspartame
  • Saccarina
  • Stevia – bianca/sbiancata
  • Sucralosio
  • Tagatosio
E attenti agli imbrogli, di cui vi facciamo un esempio:

Qualcosa di più su Truvia® stevia bianca – quella che voi pensate sia OK

Secondo voi è fatta da una foglia? Beh la risposta è un pò, quasi.  Questa stevia ha tre ingredienti: eritritolo, rebiana e aromi naturali.  Rebiana ricavata dalla foglia di stevia immergendola in acqua. Anche se il processo viene dichiarato come simile a preparare il tè, la verità si rivela nel brevetto della Coca Cola dove si delinea un processo di 40 e + passaggi che prevedono l'uso di acetone, metanolo, etanolo, acetonitrile, isopropanolo.
Non so voi, ma noi quando facciamo una tazza di tè, non abbiamo mai usato uno di quegli ingredienti.  Il secondo imbroglio sulla naturalezza "priva di sensi di colpa" di questa stevia è l'ingrediente principale, l'eritritolo.  Ora mentre l'eritritolo è un dolcificante naturale che si trova in molti frutti, in natura è presente in quantità così piccole che i produttori convertono chimicamente del mais modificato geneticamente in un amido, di grado alimentare, che fermenta per creare glucosio e poi viene processato ulteriormente per creare l'eritritolo.   Tutto naturale?  Suona più come un esperimento da laboratorio OGM che un dolcificante proviene direttamente dalla natura.  

Ma Dott.ssa Saggioro, ho bisogno di più carboidrati!

Se avete scelto e vi siete affidati alla vostra dieta Paleo e rimossi i cereali, i legumi e gli alimenti raffinati, non dovete eliminare completamente tutti i carboidrati e qui c’è un elenco di alcuni carboidrati deliziosi, vegetariani, sane alternative per voi da sgranocchiare e che sono ricolme di sostanze nutrienti...
  •     Patata dolce
  •     Cipolla
  •     Barbabietole
  •     Manioca
  •     Carote
  •     Cavolo rapa
  •     Cavolo rapa viola
  •     Rape
  •     Zucca
  •     Zucchine
Buona salute!

Chiara Saggioro, D.Sci., Ph.D.
Biologa Nutrizionista Funzionale 
www.medicinafunzionale.org

Alfredo Saggioro, M.D.

Per saperne di più:
http://balancedbites.com/practicalpaleo
http://www.brucebradley.com/food/truvia-honestly-sweet-or-dishonestly-marketed/#sthash.q19Lnufg.dpuf
http://www.nytimes.com/2011/04/17/magazine/mag-17Sugar-t.html
http://www.huffingtonpost.com/kristin-kirkpatrick-ms-rd-ld/dangers-of-sugar_b_3658061.html
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15328324
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23762544


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