domenica 14 dicembre 2014

LA DOMINANZA DI ESTROGENI: AL MASCHILE E AL FEMMINILE PUO' ESSERE CAUSA DI MOLTE DISFUNZIONI E MALATTIE

Quando si parla di estrogenI non si intende un singolo ormone. È una classe di ormoni, o di composti a effetto ormono-simile, che hanno proprietà estrogeniche.
Ci sono estrogeni umani, estrogeni animali, estrogeni sintetici, fitoestrogeni e xenoestrogeni.
Gli estrogeni umani sono tre: estradiolo, estrone e estriolo e appartengono alla famiglia degli ormoni steroidei.
Dominanza di estrogeni è un termine coniato dal medico di Harvard John R. Lee M.D., nel 1993.  Con questo termine si intende un eccesso di estrogeni relativamente al progesterone. Si tratta cioè di uno squilibrio fra l’effetto “stimolante” degli estrogeni (che provocano ansietà, insonnia, ritenzione idrica, aumentata proliferazione cellulare a livello di seno, utero, colon ecc.) e quello “calmante” del progesterone (che invece induce pazienza, sonno, inibizione della divisione cellulare, ecc.)
Essa colpisce una percentuale assai elevata di donne soprattutto dopo i 35 anni, ma non non si tratta di un fenomeno solo femminile, anche gli uomini ne soffrono, e molto più di quel che si possa pensare.
Infatti gli estrogeni sono prodotti anche nell’uomo (anche se naturalmente in minore quantità che nella donna) come pure il progesterone che non è affatto un ormone femminile come molti invece credono. Inoltre gli estrogeni vengono prodotti anche dalle cellule adipose per cui un uomo grasso potrebbe produrre perfino più estrogeni di una donna. Un alterato rapporto fra questi due ormoni a vantaggio degli estrogeni dà quindi origine ad una dominanza estrogenica.
Ricordiamo che questa non indica necessariamente una iperproduzione di estrogeni, essa infatti può manifestarsi in presenza di un livello di estrogeni elevato, ma anche normale o addirittura ridotto. Quello che importa, perchè si manifestiquesta disfunzione, è che questi estrogeni non siano adeguatamente controbilanciati da una sufficiente quantità di progesterone, e quello della carenza di progesterone pare essere un problema assai diffuso sia nelle donne che negli uomini.

Segni e sintomi della dominanza degli estrogeni includono:

  • Invecchiamento accelerato
  • Aumento di peso verso la mezz’età o la menopausa
  • Allergie
  • Disordini autoimmuni
  • Cancro della mammella
  • Dolorabilità mammaria
  • Mani fredde e sensazione di disfunzione tiroidea
  • Riduzione del desiderio sessuale
  • Dolori muscolari e articolari
  • Depressione
  • Scarsa lacrimazione e occhi “secchi”
  • Ciclo mestruale anticipato
  • Cancro dell’utero
  • Aumento dell’adiposità su addome, fianchi e cosce
  • Affaticamento cronico
  • Mastopatia fibrocistica
  • Disturbi di ideazione
  • Perdita di capelli
  • Cefalee
  • Ipoglicemia
  • Aumento della coagulabilità del sangue
  • Infertilità
  • Cicli mestruali irregolari
  • Insonnia
  • Perdita di memoria
  • Variazioni frequenti di umore
  • Sindrome premestruale
  • Cisti ovariche
  • Osteopenia pre-menopausa
  • Metabolismo rallentato
  • Disfunzioni tiroidee
  • Fibromatosi uterina
  • Ritenzione idrica e gonfiore

Cause della sindrome da dominanza di estrogeni

Oltre alle naturali fluttuazioni ormonali della menopausa, alcune scelte di stile di vita possono contribuire alla sindrome da dominanza di estrogeni: soprattutto una dieta povera di fibre, il sovraccaricare il fegato con tossine a origine endogena e l’assorbimento di tossine dall'ambiente.
A queste cause, possono associarsi stanchezza surrenale e stress (aumentata sintesi di cortisolo a discapito del progesterone), obesità (per eccessiva produzione di estrogeni dal tessuto adiposo), cicli anovulatori (assenza di progesterone).

Sovraccarico del fegato.
Il fegato è un vero e proprio filtro, per l’organismo. Esso disintossica il nostro corpo, ci protegge dagli effetti nocivi delle sostanze chimiche, dalle sostanze estranee e tossiche presenti nel cibo, dalle tossine ambientali e anche da prodotti naturali del nostro metabolismo, tra cui l'eccesso di estrogeni. Tutto ciò che altera la funzione epatica o impedisce la funzione disintossicante si tradurrà in un eccesso di estrogeni, sia in presenza di una condizione anatomo-clinica, come nelle malattie epatiche, sia di una causa esterna, come l'esposizione a tossine ambientali, farmaci o sostanze alimentari.

Gli estrogeni sono prodotti non solo internamente al nostro organismo come normale risposta fisiologica ai fabbisogni, ma anche come reazione a prodotti chimici e altre sostanze presenti nella nostra alimentazione. Quando non vengono adeguatamente smaltiti (catabolizzati), ci ritroviamo in presenza di livelli di estrogeni più elevati. Attraverso meccanismi molto simili, la sindrome da dominanza di estrogeni può essere scatenata nelle donne da troppo alcool, farmaci o tossine ambientali, tutti fattori che limitano la capacità del fegato di purificare il sangue dagli estrogeni, agendo competitivamente con i sistemi detossificanti.

Ambiente.
Viviamo in un ambiente estrogenico o femminilizzante. Alcune sostanze chimiche nell'ambiente e nei nostri cibi, una di queste è il DDT, bandito come insetticida (antizanzare) ma ancora utilizzato nelle coltivazioni in molti paesi da cui anche noi importiamo, causano effetti estrogenici. Sebbene vietato nel 1972, il DDT, e come suo prodotto di degradazione il DDE, è una sostanza estrogeno-simile ed è ancora presente nell'ambiente. Altri xeno-estrogeni, cioè sostanze chimiche ad azione estrogeno-simile, sono presenti nell’ambiente come pesticidi, diserbanti, cosmetici, detersivi, carni di allevamento, materie plastiche, emissioni dei motori a scoppio (ad es. diossina, atrazina, parabeni, BPA, benzofenone, ecc…) e residui ormonali possono essere presenti nelle carni e prodotti lattiero-caseari e avere anch’essi effetti estrogenici. Negli uomini, l'ambiente estrogenico può provocare una diminuzione di qualità dello sperma e quindi della capacità di procreare. Nelle donne, può portare a un'epidemia di malattie femminili, tutte riconducibili alla presenza di eccesso di estrogeni/carenza di progesterone. Nei paesi industrializzati come gli Stati Uniti, diete ricche di grassi animali, zucchero, amidi raffinati e di alimenti prodotti industrialmente possono determinare, nelle donne, livelli di estrogeni due volte più elevati di quelli delle donne dei paesi del terzo mondo.

Siamo costantemente esposti a xenobiotici (derivati dal petrolio), carni e prodotti lattiero-caseari carichi di xenormoni, e di forme di inquinamento e prescrizioni di ormoni sintetici (come 'la pillola' e il Premarin). Non è quindi troppo sorprendente che la dominanza di estrogeni sia diventata un'epidemia nei paesi industrializzati. Un eccesso di esposizione a queste sostanze potenzialmente pericolose ha conseguenze significative, una delle più importanti essendo costituita da anomalie riproduttive ce si tasferiscono direttamente sulla prole.
Il "deficit" di estrogeni, che molto spesso è utilizzato come spiegazione dei sintomi della menopausa o di vari problemi di salute non è supportato da dati rilevanti di ricerca scientifica.
Quando il ciclo mestruale della donna funziona normalmente, gli estrogeni rappresentano l'ormone dominante nelle prime due settimane e sono bilanciati dal progesterone, che è l'ormone dominante nelle due settimane successive del ciclo.
Dopo la menopausa, gli estrogeni sono ancora presenti e continuano ad essere prodotti nelle cellule adipose. La maggior parte delle donne in menopausa ha troppo poco estrogeno per sostenere una gravidanza ma quantità sufficienti per sostenere le altre funzioni normali del corpo.
Poche donne sono veramente prive di estrogeni; la maggior parte diventano, invece, carenti di progesterone. Se gli estrogeni diventano l'ormone dominante e il progesterone è carente, gli estrogeni in eccesso diventano tossici per l’organismo. Il progesterone ha un effetto equilibrante sugli estrogeni.

Somministrare estrogeni supplementari, anche in quantità minima, in una donna che non ne ha bisogno, o che non ha abbastanza progesterone per bilanciarli, può causare molti effetti collaterali gravi o diventare causa di malattia.
Quando una donna si lamenta di sintomi della menopausa, anche se minim, i ginecologhi, e comunque la medicina convenzionale raccomanderanno una prescrizione di estrogeni.
È irresponsabile e pericoloso quanto avviene relativamente alle prescrizioni di estrogeni, sia se somministrati per via orale, che transdermica o transvaginale per qualsiasi tipo di sintomo di pre-menopausa o menopausa, perché questa pratica può avere anche conseguenze tragiche, come evidenziato dalla lunga lista di disfunzioni e patologie gravi elencate all’inizio di questo blog.

Per saperne di più: 
John Lee, Hopkins Virginia – What Your Doctor May Not Tell You About Menopause  (revised edition)  Warner Books 2004

Buona salute!                   

sabato 6 dicembre 2014

VOLETE RINGIOVANIRE E POTENZIARE I VOSTRI MUSCOLI? L'ARGININA PUO' ESSERE DI AIUTO

Oggi vorrei parlarvi di come utilizzare l’arginina per dare un impulso alle scorte dell’organismo di ossido nitrico (NO2) e spiegarvi come sia importante per la salute dei vostri telomeri.
Leggendo queste brevi note, scoprirete anche come l’arginina possa migliorare altri aspetti della vostra salute, che ricevono beneficio dall'aumento della forza muscolare, e quale sia la forma migliore di assunzione dell’arginina.

Notate bene: la perdita di muscolatura (sarcopenia) è un qualcosa che verifico di frequente nei pazienti che vengono nel mio Centro.

La sarcopenia è considerata una perdita di massa muscolare associata con l’età (invecchiamento), o frequentemente con l'inattività: ma non è un processo inevitabile che comporta declino fisico e perdita di autosufficienza, è un qualcosa che si può prevenire. Anzi, la massa muscolare si può recuperare, praticamente a qualsiasi età, e questo può consentire di rimanere indipendenti e attivi.
È un argomento che interessa molto la medicina anti-invecchiamento (anti-aging medicine) perché un tessuto muscolare in salute costituisce una potente spinta al vostro metabolismo a risposo, vi rende più vitali e forti e vi mantiene in equilibrio.

L’arginina, il più potente degli alfa-aminoacidi, consente di prevenire la perdita di tessuto muscolare e, soprattutto, aiuta a ricostruire la perdita di muscolatura. Questo avviene perché il muscolo utilizza l’arginina come materiale grezzo da costruzione per produrre ossido nitrico.
Già 2-3 ore dopo la somministrazione, le cellule muscolari attivano i loro fattori di crescita attraverso l’NO2. Questi inducono le cellule staminali a riprodursi in nuove cellule muscolari. Dopo 24 ore le cellule staminali iniziano a svilupparsi. Se, contemporaneamente, durante questo periodo si incrementa la quantità di ossido nitrico presente, il recupero di energia sarà più rapido.
Uno studio ha dimostrato che 3 grammi di arginina giornalieri sono in grado di aumentare la massa e la forza muscolare in solo 8 settimane di somministrazione. Durante questo studio si metteva in evidenza una contemporanea riduzione del grasso corporeo1.

Quando noi provochiamo un incremento dell’ossido nitrico con l’arginina, otteniamo inoltre l’effetto di mantenere la lunghezza dei telomeri. 

Si chiamano telomeri le piccole porzioni di Dna che si trovano alla fine di ogni cromosoma. La parte terminale del Dna è molto instabile: si degrada chimicamente ed è soggetta a ricombinazioni più frequenti del resto della molecola. La funzione dei telomeri è quella di impedire all’elica di sfibrarsi. In pratica agiscono come le protezioni di plastica (o di cera) che si trovano alla fine dei lacci delle scarpe. 
I telomeri non contengono informazioni genetiche significative per l’espressione di una certa caratteristica. Hanno invece un importante ruolo (non ancora del tutto compreso) nel determinare la durata della vita di ciascuna cellula. Per esempio, si accorciano costantemente a ogni duplicazioneAlcuni ricercatori sostengono che sarebbe sufficiente rifornire di telomeri la cellula per allungarne la vita.

Su Circulation Research, è stato pubblicato uno studio che prendeva in esame gli effetti dell’NO2 sulla lunghezza dei telomeri. I risultati evidenziano come aumentare la produzione di ossido nitrico abbia l’effetto di mantenere intatta la lunghezza dei telomeri e riduca il numero di cellule che muoiono precocemente2.
Questi effetti si possono tradurre in un enorme vantaggio per l’organismo quando si tratta di prevenire la sarcopenia. E la ragione è data dal fatto che i soggetti che soffrono di sarcopenia presentano telomeri più corti di coloro che non soffrono di questa condizione che porta a atrofia muscolare3.

L’ossido nitrico contribuisce a informare i telomeri affinché vengano generate cellule giovani mentre quelle più vecchie, presenti negli adulti, sono bloccate nella loro crescita. Questo mantiene i muscoli giovani e forti e vi aiuta a sembrare, sentirvi e muovervi come una persona più giovane.

Per mantenere i vostri muscoli in salute, e con telomeri più lunghi, potete assumere arginina sotto forma di capsule. Sono sufficienti 700 mg al giorno, continuativamente, per avere un effetto preventivo.

Per riuscire invece a correggere un problema che è già insorto, otterrete il miglior risultato dall’assunzione di arginina se la utilizzarete sotto forma di polvere. Per ricostruire una perdita di muscolatura e mantenere i vostri telomeri giovani e integri nella loro lunghezza, iniziate con una dose di attacco di 5 grammi al giorno per due settimane e poi assumetene 2,5 grammi come mantenimento. È importante non superare mai la dose di 10 grammi al giorno. 

Poiché l’arginina è un aminoacido, le proteine competono con il suo assorbimento e, per questa ragione, verrà meglio assorbito se lo assumerete lontano dai pasti. Semplicemente prendete un cucchiaino da tè di polvere e scioglietelo in acqua.

Buona salute!

Per chi vuole saperne di più:

  1. Angeli G, et al. Investigation of the effects of oral supplementation of arginine in  the increasing muscular strenghth and mass. Rev. Bras. Med. Esporte. 2007; 2:112e-115e.
  2. Vasa M, et al. Nitric Oxide Activates Telomerase and Delays Endothelial Cell Senescence. Circulation Research 2000; 540-542.
  3. Marzetti E, et al. Shorter telomeres in peripheral blood mononuclear cells from older persons with sarcopenia: results from an exploratory study. Front Aging Neurosci. 2014; 6:233

lunedì 1 dicembre 2014

IL VIRUS DELL’EPATITE C SI PUO’ COMBATTERE ANCHE NATURALMENTE

La recente immissione nel mercato (ahimè, questo è ormai il nome, altro che prodotti etici) dei farmaci contro l’epatite C di nuove molecole, apparentemente molto attive, ma altrettanto costose, ha fatto aprire una discussione sui costi in sanità. Non solo, pone la problematica se sia veramente necessario che i 150 milioni di soggetti affetti da questo virus nel mondo debbano essere eradicati, ben sapendo che la grande maggioranza di loro non andrà mai incontro a un’epatite C e, tantomeno, a cirrosi e cancro del fegato.
Queste ultime patologie, sono, infatti, dipendenti dallo stile di vita che interferisce pesantemente con le probabilità che il virus possa, pur se infiltratosi nell’organismo, determinare malattia.

Recentemente un gruppo di ricercatori Canadesi e Taiwanesi hanno evidenziato come la Saikosaponin b2 (SSb2) estratta dalle radici del Bupleurum Kaoi (Phylum: Magnoliophyta), arbusto utilizzato nella medicina tradizionale per la sua attività antipiretica, immunomodulante, per gli effetti protettivi sul fegato e sul tratto digestivo, come pure nella prevenzione e terapia del cancro, possa bloccare l’ingresso del virus dell’epatite C (HCV) nelle cellule.
Il Dr. Christopher D. Richardson dell’Università Dalhousie di Halifax afferma: “ poiché le nuove terapie contro l’epatite C sono estremamente costose, noi riteniamo che l’SSb2 sia un agente anti-HCV valido per efficacia e per costi/beneficio per il trattamento dell’epatite C, particolarmente nei pazienti che devono andare incontro a trapianto di fegato o che l’hanno ottenuto”.
Ovviamente questo viene affermato con tutte le cautele che derivano dal fatto che gli studi sono ancora molto preliminari.
Infatti, il Dr. Richardson e i suoi colleghi hanno utilizzato sistemi “in vitro” di culture di HCV per esaminare gli effetti dell’SSb2 e di altre saikosaponine sul ciclo vitale completo del virus C. Hanno pure esaminato l’attività antivirale di queste sostanze rispetto a vari genotipi virali dell’HCV, su isolati clinici e infezioni di epatociti umani.
“In particolare abbiamo identificato l’SSb2 come un efficiente inibitore del primo ingresso cellulare del virus, capace di neutralizzazione delle particelle virali e di impedire l’adesione del virus alle cellule inibendone il processo di ingresso/fusione”. Così viene affermato dai ricercatori nel Journal of Hepatology del 3 novembre 2014. Affermano inoltre che l’SSb2 ha dimostrato attività nei confronti divari genotipi del virus e bloccato l’infezione da HCV negli epatociti umani.
Non ci sono evidenze che l’SSb2 crei danno alle membrane cellulari o accumuli all’interno delle cellule dell’ospite, mettendo così in evidenza che il bersaglio è il virus extracellulare.
I ricercatori affermano che l’SSb2 abbia, almeno in parte, effetti antivirali, agendo sulle glicoproteine dell’HCV nelle fasi iniziali dell’infezione.

Ovviamente si tratta di studi preliminari che richiedono ancora approfondimenti, ma appare evidente il ruolo che questa nuova sostanza potrà avere nella profilassi o in terapie combinate contro l’infezione da virus C.
E’ ben noto infatti come sia il virus circolante, o quello che si “nasconde” nei linfociti, il problema più importante di queste terapie.

Le principali considerazioni da fare riguardano la necessità di contenere i costi per una medicina sostenibile, di dare sempre molta enfasi allo stile di vita per quanto riguarda il rischio di tutte le patologie croniche, e aprire una speranza anche per chi, non potendo sostenere le spese di terapie ormai “fuori budget”, potrà essere comunque curato, in un prossimo futuro.


Buona salute!