sabato 1 settembre 2018

LE LECTINE SONO PROTEINE AMICHE O NEMICHE? by Chiara Saggioro


Siamo apparentemente sempre alla ricerca di quell'elemento insidioso, nelle nostre diete, che se eliminato, può ripristinare la nostra vita, la salute e la felicità. Di recente questa ricerca ha scoperto il suo ultimo colpevole: le lectine. Se non avete mai sentito parlare di lectine, glicoproteine leganti i carboidrati, presenti in molti alimenti, preparatevi a familiarizzare con ciò che alcuni ritengono "il prossimo glutine".[1]
Come per l’abitudine ormai insorta per molti di escludere il glutine dalla propria alimentazione, c'è una gran quantità di informazioni online e altrove sulla dieta priva di lectine.
Quello che segue è una raccolta di informazioni su questa tendenza alimentare emergente per aiutarvi a capire se le lectine sono amici, nemici o qualcosa di completamente più interessante.

Un improbabile antagonista
Le lectine sono proteine ​​che possono essere trovate nella maggior parte degli organismi viventi e sono state scoperte alla fine del 1880. Alcune lectine possiedono una tossicità intrinseca che si ritiene sia evoluta come deterrente naturale per proteggere piante e animali dall'essere mangiati. Sembra che funzioni, poiché è stato dimostrato che diverse specie animali sperimentano un ridotto assorbimento intestinale e una conseguente morbilità dopo aver ingerito le lectine.[2] 

Essenzialmente, la tossicità della lectina rispecchia l'effetto dell'avvelenamento da cibo e serve come un segno di cautela evolutivo.
Ma questo non è affatto vero per tutte le lectine, il cui raggio è considerevole. La maggior parte delle lectine è inattiva e senza attività biologica, mentre si pensa che altre abbiano benefici per la salute, e altre, come la ricina, possono essere un veleno mortale dopo il consumo.[3] 
Far di tutt'erba un fascio è fondamentalmente quindi privo di significato.

Gli argomenti principali contro le lectine derivano dalla loro attività biologica
Le lectine si legano fortemente e specificamente agli zuccheri (carboidrati). Questa affinità per gli zuccheri viene catturata nella parola "lectin" stessa, che deriva dalla parola latina legere, o "da selezionare".[4] 
Le lectine sono state paragonate a chiavi che possono sbloccare carboidrati specifici, che, a loro volta, possono danneggiare  le cellule in cui sono alloggiati e causare infiammazione.[5]
Se si consumano determinate lectine e non si hanno gli enzimi per digerirle adeguatamente, possono attraversare indisturbate il tubo digerente, fenomeno che è stato collegato a carenze nutrizionali, digestione interrotta e grave danno intestinale.[6] Vi sono anche dei rischi che si ipotizzano se le lectine entrano in circolo nell'organismo.  Gli articoli di revisione sull'argomento, basati principalmente su studi su animali, hanno ipotizzato che le lectine ingerite potrebbero aumentare la permeabilità intestinale, superare la parete dell'intestino, e depositarsi in organi distanti, causando condizioni infiammatorie, come l'artrite reumatoide e il diabete.[7,8]
Il nuovo status proposto per le lectine come rischio per la salute pubblica è peraltro assai improbabile, perché sono presenti negli alimenti generalmente considerati alimenti base di una dieta sana: cereali integrali, fagioli, piselli, pomodori, noci, latte e frutta, per nominarne solo alcuni. Gli alimenti contenenti le lectine potrebbero raddoppiare come la lista della spesa di un fanatico della salute (Figura tratta da Medscape). Ciò rende la prospettiva di evitare le lectine in qualche modo discutibile.

Sfatare la dieta priva di lectina
A differenza di altri interventi dietetici con origini difficili da definire, la mania di una dieta priva di lectina può essere attribuita a una sola persona: Steven Gundry, MD, cardiologo e cardiochirurgo californiano che attribuisce il proprio miglioramento di salute all’aver seguito una dieta priva di lectina. Gundry ha definito quelli che considera come i rischi delle lectine nel libro The Plant Paradox: I pericoli nascosti negli alimenti "sani" che causano la malattia e l'aumento di peso. Qui viene messa in gioco la tesi di Gundry secondo cui l'ingestione di lectine provoca un processo infiammatorio che può causare aumento di peso e gravi condizioni di salute, come le malattie autoimmuni.
Gundry è stato messo alla berlina da alcuni per il suo linguaggio allarmista che paragonava le lectine ingerite all'iniziare una guerra chimica sul proprio organismo e al fatto che si è poi sbilanciato dal punto di vista commerciale, offrendo un prodotto nutraceutico chiamato Lectin Shield sul suo sito web a quasi $ 80 a bottiglia. Ma il libro è nondimeno un best seller, e la sua storia sulle lectine si è diffusa attraverso vari media e voci che l’hanno divulgata attraverso convegni.
I critici sostengono che il vero problema consiste nel fatto che questa ipotesi non sembra essere supportata da alcuna ricerca clinica convincente, e non passa nemmeno il test della logica di base. Come molti hanno sottolineato, le popolazioni mondiali con le vite più lunghe e più sane si avvalgono di diete ricche di lectine, mentre gli Stati Uniti notoriamente no. Chiedono giustamente, se le lectine fossero davvero la fonte delle nostre lotte dietetiche, non dovremmo essere in condizioni migliori evitando di farlo in proporzioni relativamente più alte delle altre società?
 Ancora una volta, è importante ricordare che le lectine sono lontane dal essere quantitativamente così presenti e variano da cibo a cibo, dal benigno al tossico.[9] 
Inoltre, e in modo abbastanza convincente, questi alimenti sono resi sicuri per il consumo durante la cottura che le inattiva. Quindi se vi ritrovaste con il desiderio di mangiare fagioli crudi, probabilmente sperimentereste qualche sofferenza gastrica; tuttavia, se invece mettete gli stessi fagioli in una pentola e li lasciate cuocere a fuoco lento, come abitualmente vien fatto, la scienza  mostra che non corrererete alcun rischio. Questo perché il contenuto di lectina tossica nei fagioli rossi crudi diminuisce del 99% dopo la cottura (da 20.000-70.000 a 200-400 unità di emoagglutinazione).[3]

È questa disconnessione tra il senso comune e il clamore suscitato che ha portato pubblicazioni di alto profilo, come The Atlantic [1] e il Washington Post, [10] a etichettare la dieta priva di lectina come "pseudoscienza" e a promuoverla come  "disinformazione insidiosa".

Liberarsi dalle mode
L'assenza di lectina sembra pronta per il ciclo vitale della maggior parte delle mode alimentari, con un'ondata di interesse seguita da un'inevitabile caduta dalla grazia, quando viene soppiantata dalla prossima novità. Tuttavia, le prime reazioni alle diete prive di lectina da parte di dietisti e altri esperti sono state piuttosto irremovibili sul fatto che si tratta di un intervento infondato, [1,10,11,12] il che potrebbe in qualche modo indebolire l'entusiasmo.

Ciò che gode di una solida base di prove scientifiche è il valore del consumo di una dieta ricca di frutta, verdura, fibre, cereali integrali e altri alimenti benefici. 
Toglierli dal nostro piatto alla ricerca di una dieta che molti considerano una moda potrebbe portare a una vera crisi per la nostra salute.

È molto interessante osservare che le stesse proprietà che sono alla causa della rimozione delle lectine dalle diete, costituiscono invero fonte di intenso interesse clinico. Per i ricercatori nel campo emergente della lectinologia, una proteina fortemente legante con qualità tossiche che possa resistere alla digestione, sopravvivere al passaggio intestinale e rimanere attiva nel corpo non sembra essere motivo di paura, ma piuttosto qualcosa da imbrigliare. Stanno studiando i possibili usi di un composto di lectina terapeutica per il trattamento del cancro, HIV, malattie reumatiche del cuore, diabete, malattie oculari e altro.[9,13,14]
Sebbene questi sforzi siano ancora nella fase iniziale, se dimostreranno un successo anche moderato, potrebbe venire il giorno in cui le lectine non saranno considerate nocive per la nostra salute, ma qualcosa che ci ha permesso di combattere alcune delle più grandi minacce al nostro organismo.

Buona salute!

Chiara Saggioro, D.Sci., Ph.D.
Alfredo Saggioro, M.D.


Per saperne di più:


1.   Hamblin J. The next gluten. The Atlantic. April 24, 2017. Source Accessed August 8, 2018.
2.   Lampel KA, Al-Khaldian S, Cahill SM, eds. Bad Bug Book Handbook of Foodborne Pathogenic Microorganisms and Natural Toxins. Bethesda, MD: US Food and Drug Administration; 2012. Source Accessed August 8, 2018.
3.   These 50 foods are high in lectins: avoidance or not? Superfoodly. October 8, 2017. SourceAccessed August 8, 2018.
4.   Stillwell W. An Introduction to Biological Membranes: Composition, Structure and Function. 2nd ed. Amsterdam, The Netherlands: Elsevier Science; 2016.
5.   Sullivan K. The lectin report. June 1, 2018. Source Accessed August 8, 2018.
6.   Vojdani A. Lectins, agglutinins, and their roles in autoimmune reactivities. Altern Ther Health Med. 2015;21 Suppl 1:46-51.
7.   Freed DL. Do dietary lectins cause disease? BMJ. 1999;318:1023-1024. Abstract
8.   De Punder K, Pruimboom L. The dietary intake of wheat and other cereal grains and their role in inflammation. Nutrients. 2013;5:771-787. Abstract
9.   Lam SK, Ng TB. Lectins: production and practical applications. Appl Microbiol Biotechnol. 2011;89:45-55. Abstract
10.               Rosenbloom C. Going 'lectin-free' is the latest pseudoscience diet fad. Washington Post. July 6, 2017. Source Accessed August 8, 2018.
11.               Amidor T. Ask the expert: clearing up lectin misconceptions. Today's Dietitian. October 2017. Source Accessed August 8, 2018.
12.               Ware M. Everything you need to know about the lectin-free diet. Medical News Today. October 3, 2017. Source Accessed August 8, 2018.
13.               Coulibaly FS, Youan BB. Current status of lectin-based cancer diagnosis and therapy. AIMS Molecular Science. 2017;4:1-27.
14.               Estrada-Martínez LE, Moreno-Celis U, Cervantes-Jiménez R, Ferriz-Martínez RA, Blanco-Labra A, García-Gasca T. Plant lectins as medical tools against digestive system cancers. Int J Mol Sci. 2017;18.



martedì 21 agosto 2018

RACCOMANDIAMO: VALORI DI VITAMINA D SUPERIORI A 60 ng/ml

La vitamina D non è solo l’ormone del calcio e delle ossa, ma è coinvolta nella biologia di tutte le cellule e i tessuti del corpo, comprese le cellule immunitarie. Le cellule hanno bisogno della forma attiva di vitamina D per accedere ai progetti genetici conservati al loro interno.
Abbiamo preso in esame una recente review del Dr. Mercola e abbiamo cercato di renderla a voi disponibile visti i dati apparentemente clamorosi che ne emergono sul ruolo importante di questo ormone.

Mentre l'American Medical Association considera sufficienti 20 nanogrammi per millilitro (ng/ml), molteplici studi suggeriscono che 40 ng/ml sia il limite per la sufficienza, mentre e il livello ideale per la salute e la prevenzione delle malattie varia fra 60 e 80 ng/ml.
Il 75% degli adulti e degli adolescenti americani, e anche dei nostri pazienti, sono carenti di vitamina D, sulla base di un livello di sufficienza di 30 ng/ml. Poiché 30 ng/ml rappresentano ancora una fascia bassa, la maggior parte di questi è destinata ad avere livelli insufficienti per una salute ottimale.
Ormai siamo stati abituati a evitare l'esposizione al sole per ridurre il rischio di cancro della pelle, e, inoltre, conduciamo una vita poco all'aria aperta aumenterà peraltro il rischio di tumori interni e molti altri problemi di salute. Un livello di vitamina D di 40 ng/mL riduce il rischio di cancro del 67 percento, rispetto ad un livello inferiore a 20 ng/ml.
Livelli di vitamina D superiori a 60 ng/ml riducono il rischio di cancro al seno di oltre l'80% e livelli di 40 ng/ml riducono del 60% il rischio di parti prematuri. Esiste anche una forte relazione inversa tra la vitamina D e altri tumori, compreso il cancro del colon-retto, che è il terzo cancro killer negli Stati Uniti e in Europa.

Migliaia di studi sono stati condotti sugli effetti sulla salute della vitamina D, e la ricerca dimostra che è coinvolta nella biologia di tutte le cellule e i tessuti del corpo, comprese le cellule immunitarie. Le nostre cellule hanno effettivamente bisogno della forma attiva di vitamina D per accedere ai modelli genetici conservati all'interno. Questo è uno dei motivi per cui la vitamina D ha la capacità di influire su una così vasta gamma di problemi di salute, dallo sviluppo fetale al cancro.
Quando parliamo di vitamina D, ci riferiamo a un gruppo di pro-ormoni liposolubili  che è costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5
Le due forme più importanti nelle quali possiamo trovare la vitamina D sono la vitamina D2 (ergocalciferolo)e la vitamina D3 (colecalciferolo), entrambe con una attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali, mentre l'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La fonte principale di vitamina D, per l'organismo umano, è l'esposizione alle radiazioni solari.La vitamina D ottenuta dall'esposizione solare o attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due reazioni di idrossilazione(in cui un gruppo –OH viene appiccicato alla molecola iniziale), per essere trasformata nella forma biologicamente attiva, il calcitriolo. 
La quantità di D3 e D2 prodotti dipende dalle radiazioni ultraviolette (sono più efficaci quelle comprese tra 290 e 315 nm), dalla superficie cutanea esposta, dal suo spessore e pigmentazione e dalla durata della permanenza alla luce. Nei mesi estivi, se c’è una sufficiente esposizione della cute alla luce solare, la sovrapproduzione di vitamina D ne consente l'accumulo, così che la si possa avere a disposizione anche durante il periodo invernale.
L'assorbimento della vitamina D, che indroduciamo con gli alimenti, avviene con le stesse modalità con cui le altre vitamine liposolubili vengono assimilate. Essa, infatti, viene inglobata nelle micelleformate dall'incontro dei lipidi idrolizzati con la bile, entra nell'epitelio intestinale dove viene incorporata nei chilomicroni i quali entrano nella circolazione linfatica. In vari tessuti il colecalciferolo subisce una reazione di idrossilazione con formazione di 25-idrossicolecalciferolo [25(OH)D] il quale passa nella circolazione generale e si lega ad una proteina trasportatrice specifica (proteina legante la vitamina o DBP). Arrivato nel rene, il 25(OH)D può subire due diverse reazioni di idrossilazione, catalizzate da due differenti enzimi chiamati idrossilasi (la 1α-idrossilasi e la 24-idrossilasi), che danno origine, rispettivamente, all'1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)D] (calcitriolo), la componente attiva, ed al 24,25-diidrossicolecalciferolo [24,25(OH)D], una forma inattiva.

Le raccomandazioni che vengono fatte sulla vitamina D prevedono livelli troppo bassi per la prevenzione delle malattie.

Sfortunatamente, nonostante sia facile ed economica da trattare, la carenza di vitamina D è epidemica in tutto il mondo. Un semplice errore matematico di valutazione dei fabbisogni potrebbe anche essere il motivo per scoraggiare molti americani, canadesi e europei dall'ottimizzare la loro vitamina D. L'Istituto di Medicina (IOM) raccomanda solo 600 unità internazionali (UI) di vitamina D al giorno per gli adulti.
Come rilevato in un documento del 2014 [1], l'IOM in realtà sottovaluta la necessità di un fattore 10 a causa di un semplice errore matematico, che non è mai stato corretto. Inoltre, l'obiettivo di questa raccomandazione è semplicemente la salute delle ossa, non la salute ottimale e la prevenzione delle malattie croniche.
Allo stesso modo, mentre l'American Medical Association considera sufficienti 20 nanogrammi per millilitro (ng/ml), studi convincenti suggeriscono che 40 ng/ml sia il limite inferiore della sufficienza,[2] 30 ng/ml il limite inferiore per la prevenzione di malattie comuni come le malattie cardiache,[3] diabete,[4] malattie polmonari[5]e altro.[6,7,8]I livelli ideali per la salute e la prevenzione delle malattie sono in realtà tra 60 e 80 ng/ml.[9], inoltre, secondo uno studio di Anticancer Research,[10] sarebbero necessarie 9.600 UI di vitamina D al giorno per ottenere che la maggioranza (97,5%) della popolazione raggiungesse 40 ng/ml - ben lontano dalle 600 UI consigliate.
Detto questo, Grassroots Health - attraverso il suo studio D * Action - ha riscontrato una ulteriore variabilità nei livelli sierici raggiunti,[11]infatti, una persona che assume 5.000 UI di vitamina D al giorno può raggiungere un livello di appena 20 ng/ml mentre un'altra può essere in grado di raggiungere un livello di 120 ng/ml, pur assumendo la stessa quantità. 
Questo è il motivo per cui è così importante testare il livello di vitamina D a intervalli regolari.
Secondo i dati pubblicati negli Archives of Internal Medicine, il 12 per cento degli adulti e degli adolescenti americani sono carenti di vitamina D, sulla base di un livello di sufficienza di 30 ng/ml. Se il limite di sufficienza dovesse essere spostato a 40 o 60 ng/ml, i tassi di deficienza negli Stati Uniti sarebbero probabilmente nella fascia alta del 90 percento. Anche con un livello di sufficienza di 30 ng/ml, il 97 percento degli afro-americani e il 90 percento dei messicani-americani sono carenti di questo nutriente cruciale.

La maggior parte delle persone è carente di vitamina D, trovandosi così a rischio di cancro

Sfortunatamente, mentre molti professionisti della salute raccomandano di evitare totalmente l’esposizione al sole per evitare il cancro della pelle, questa strategia aumenta il rischio di cancro degli organi interni. Difficilmente un commercio equo! Numerosi studi hanno dimostrato che le persone con livelli più alti di vitamina D hanno un rischio molto più basso di un'ampia varietà di tumori.
In generale è stato dimostrato che una volta raggiunto un livello sierico di vitamina D di 40 ng/ml, il rischio di cancro diminuisce del 67 percento, rispetto a livelli di 20 ng/ml o meno.[13-19] La ricerca mostra che la maggior parte dei tumori si verifica nelle persone con livelli ematici di vitamina D tra 10 e 40 ng/ml, e i livelli ottimali per la protezione dal cancro sono stati identificati tra 40 e 60 ng/ml.

Alcune dicrepanze che potrete anche qui osservare, sono dovute al fatto che ci sono molti studi, diversi anche nell’impostazione. Noi, comunque, proprio per questo, suggeriamo di mantenere i propri valori di vitamina D fra i 70 e gli 80 ng/ml (moltiplicando per 2,5 si ha il valore in nmol/l).

La vitamina D aumenta anche le probabilità di sopravvivere al cancro, se per caso ne siete affetti,[20,21] e fra questi è incluso il melanoma, la forma più pericolosa di cancro della pelle.[22,23] Esistono anche prove che con la vitamina D si possono migliorare i risultati del trattamento. Ad esempio, l'aggiunta di vitamina D al trattamento convenzionale per il cancro del pancreas è stata riscontrata in grado di aumentare l'efficacia del trattamento.[24]

La carenza di vitamina D è associata al cancro del colon-retto

Più di recente, è stata scoperta una relazione inversa tra vitamina D e cancro del colon-retto,[25]che è il terzo principale cancro killer negli Stati Uniti e nel mondo occidentale. I livelli di vitamina D di 5.700 pazienti con cancro del colon-retto negli Stati Uniti, Europa e Asia sono stati confrontati con 7.100 controlli senza cancro. 
In questo studio, un livello di vitamina D di 12 ng/ml (30 nmol/l) o meno era considerato uno stato di carenza; 20-25 ng/ml (da 50 a 62,5 nmol/l) erano considerati sufficienti per la salute delle ossa. Livelli molto più alti erano associati alla protezione dal cancro:
Le persone con un livello di vitamina D pari o inferiore a 12 ng/ml avevano un rischio maggiore del 31 per cento per il tumore del colon-retto rispetto a quelle con livelli tra 20 e 25 ng/ml.
Quelli con livelli tra 30 e 35 ng/ml avevano un rischio ridotto del 19 per cento per il cancro del colon-retto
Quelli con livelli tra 35 e 40 ng/ml avevano un rischio ridotto del 27 percento
Per ogni aumento di 10 ng/ml di vitamina D circolante, il rischio di tumore del colon-retto era ridotto del 19% nelle donne e del 7% negli uomini
La coautrice Marji L. McCullough ha commentato i risultati di questo studio dicendo:[26]"Questo studio aggiunge nuove informazioni che possono  essere utilizzate dalle agenzie internazionali quando esaminano le prove per le linee guida della vitamina D e suggerisce che le concentrazioni raccomandate per la salute delle ossa potrebbero essere inferiori a quelle ottimali per la prevenzione del cancro del colon-retto". Un altro studio[27]pubblicato nel 2015 ha rilevato che le donne con concentrazioni di vitamina D di almeno 30 ng/ml presentava un rischio di cancro colorettale inferiore del 55 per cento rispetto a quelle che avevano un livello ematico inferiore a 18 ng/ml.

La vitamina D protegge contro il cancro al seno

Diversi studi dimostrano anche che livelli più elevati di vitamina D sono decisamente protettivi per il cancro al seno, che rappresenta una seria preoccupazione per la maggior parte delle donne. Ad esempio, in uno studio del 2005, 28 donne con livelli di vitamina D superiori a 60 ng/ml avevano un rischio di cancro al seno più basso dell'83 percento rispetto a quelle che presentavano valori inferiori a 20 ng/ml.

Più recentemente, un'analisi aggregata di due studi randomizzati e uno studio prospettico di coorte ha confermato nuovamente il legame tra la vitamina D e il rischio di cancro della mammella.[29] 
L'obiettivo era valutare se ci siano benefici ad avere livelli di vitamina D superiori a 40 ng/ml, poiché la maggior parte degli studi non si avventura nel valutare livelli più alti. Infatti, rispecchiando i risultati del 2005, le donne con livelli di vitamina D pari o superiori a 60 ng/ml presentavano un tasso di incidenza del cancro mammario più basso dell'82 percento rispetto a quelle con livelli di 20 ng/ml o meno.
I dati raggruppati sono stati analizzati in tre modi diversi. Innanzitutto, i tassi d’incidenza sono stati confrontati sulla base dei livelli di vitamina D compresi tra 20 e 60 ng/ml. Successivamente, sono state eseguite analisi statistiche utilizzando i grafici di Kaplan-Meier. In terzo luogo, la regressione multivariata di Cox è stata utilizzata per esaminare l'associazione tra vari livelli di vitamina D e rischio di cancro al seno. 

Secondo gli autori:
"I risultati sono stati simili per le tre analisi: in primo luogo, confrontando i tassi d’incidenza, c'era un tasso d’incidenza più basso dell'82% di cancro della mammella per le donne con concentrazioni di 25(OH)D ≥60 rispetto a <20 ng/ml.
In secondo luogo, le curve di Kaplan-Meier per concentrazioni <20, 20-39, 40-59 e ≥60 ng/ml erano significativamente differenti, con la percentuale più alta di soggetti liberi da cancro della mammella nel gruppo ≥60 ng/ml (99,3 per cento) e la percentuale più bassa di soggetti liberi da carcinoma mammario nel gruppo <20 ng/ml (96,8 percento). La proporzione con carcinoma mammario era inferiore del 78% per ≥60 vs <20 ng/ml.
In terzo luogo, la regressione multivariata di Cox ha rivelato che le donne con concentrazioni di 25(OH)D ≥60 ng/ml avevano un rischio inferiore del 80 per cento di cancro della mammella rispetto alle donne con concentrazioni <20 ng/ml, aggiustando per età, indice di massa corporea, stato di fumatrice, assunzione di supplementi di calcio e studio dell'origine ... Le concentrazioni più elevate di 25(OH)D sono state associate a una riduzione dose-risposta del rischio di cancro della mammella con concentrazioni ≥60 ng/ml che risultavano di massima protezione".

Carenza di vitamina D legata alle malattie polmonari

Altre recenti ricerche[30]collegano la carenza di vitamina D alla malattia polmonare interstiziale (ILD). Qui, i livelli di vitamina D di oltre 6.300 individui di varie etnie sono stati valutati per stabilire una eventuale connessione tra la vitamina D e la prevalenza e la progressione di ILD. Il 33% aveva un livello di vitamina D pari o superiore a 30 ng/ml; Il 35 percento presentava livelli tra 20 e 30 ng/ml e il 32 percento era assolutamente carente, con livelli pari o inferiori a 20 ng/ml. 
Secondo gli autori:
"Rispetto a quelli con concentrazioni considerate normali [pari o superiori a 30 ng/ml], i partecipanti con deficit di 25(OH)D avevano un volume delle aree ad alta attenuazione aggiustato maggiore del basale e una progressione aumentata su una mediana di 4,3 anni di follow-up. Il deficit di 25(OH)D è stato anche associato ad una maggiore prevalenza di anomalie polmonari interstiziali 10 anni dopo...
Il deficit di vitamina D è indipendentemente associato alla ILD subclinica e alla sua progressione, basata sia su aree ad alta attenuazione aumentate che su anomalie polmonari interstiziali, in una popolazione campione. Sono necessari successivi studi per esaminare se la terapia integrativa con vitamina D possa prevenire ILD o rallentarne la progressione. "

Anche tenendo conto di altri fattori, come l'età, il fumo, l'obesità e l'inattività, i risultati sono stati veritieri. Il dott. Erin Michos, professore associato di medicina alla Johns Hopkins University School of Medicine e autore principale dello studio, ha detto in un’intervista a Medical News Today:[31]
"Sapevamo che l'ormone della vitamina D attivato ha proprietà anti-infiammatorie e aiuta a regolare il sistema immunitario, e che questo si dimostra un elemento negativo nella ILD. C'era anche evidenza in letteratura che la vitamina D svolge un ruolo nelle malattie polmonari ostruttive come l'asma e la malattia polmonare ostruttiva, e ora abbiamo trovato che l'associazione esiste anche con questa forma di malattia polmonare.
Potremmo ora considerare di aggiungere la carenza di vitamina D nell'elenco dei fattori coinvolti nei processi patologici, insieme ai noti fattori di rischio di ILD come tossine ambientali e fumo".

Carenza di vitamina D legata alla perdita della gravidanza

La vitamina D è particolarmente importante per le donne incinte, in quanto protegge sia la loro salute sia la salute dei loro bambini. 
È interessante notare che recenti ricerche[32,33] suggeriscono come la vitamina D svolga un ruolo importante nella prevenzione di una risposta immunitaria avversa contro il feto che potrebbe indurre l’organismo materno a rigettarlo come tessuto estraneo.

Come osservato dagli autori: 
"E 'ovvio che una madre immunocompetente potrebbe presentare una risposta immunitaria contro il feto, ma in realtà ciò non avviene a causa di varie interazioni fetali che inducono tolleranza... Recentemente, è stato scoperto come la vitamina D possa giocare un ruolo fondamentale nell'induzione e regolazione di questo processo critico di tolleranza immunitaria. "Quello che hanno scoperto è che la ricorrente perdita di gravidanza, che colpisce circa l'1% delle coppie che cercano di concepire, è legata alla bassa vitamina D.
In breve, la vitamina D promuove un ambiente favorevole per la gravidanza, in parte regolando la differenziazione delle cellule immunitarie e l'escrezione delle citochine infiammatorie. Secondo gli autori, "sembra che la carenza di vitamina D alteri l'equilibrio verso un risultato peggiore e possa avere, quindi, un ruolo nella perdita ricorrente di gravidanza". 
La vitamina D svolge anche molte altre importanti funzioni durante la gravidanza e ha dimostrato di ridurre drasticamente il rischio di complicanze e di parto prematuro.

La vitamina D riduce significativamente il rischio di nascita pretermine

Secondo i risultati di Grassrootshealth, esiste una chiara e definitiva correlazione tra i livelli di vitamina D e la durata della gestazione - fino a valori di 40 ng/ml, dove si verifica un plateau.[34] Nel complesso, abbiamo le prove che le donne in gravidanza, con un livello di vitamina D tra 40 e 60 ng/ml, presentano un tasso di natalità pretermine inferiore del 46 percento rispetto alla popolazione generale, mentre quelle con livelli di vitamina D pari o superiori a 40 ng/ml, a partire dal terzo trimestre di gravidanza presentano un rischio inferiore del 59 percento di parto prematuro rispetto a quelle con livelli inferiori a 20 ng/ml.[35]

Tra le donne non caucasiche (tra le quali la carenza di vitamina D è molto più comune) la riduzione del rischio è ancora più significativa. In questo gruppo, quelle che hanno raggiunto livelli di vitamina D di almeno 40 ng/ml, al loro secondo test dei valori di vitamina D, hanno avuto un tasso di natalità pretermine inferiore del 78% - riducendo il tasso effettivo di nascita pretermine dal 18 al 4%! 
Ignorare questo stupefacente miglioramento del tasso di natalità pretermine tra gli afro-americani sarebbe una vera follia.

Come è stato osservato in un comunicato stampa del 2015 che annunciava i risultati:[36]
"Il March of Dimes stima che il costo annuale delle nascite pretermine negli Stati Uniti sia di 12 miliardi di dollari (per 455.918 bambini). 
Se circa il 50% delle nascite pretermine potesse essere prevenuto nella popolazione generale, come suggerisce questa analisi, potrebbero esserci 6 miliardi di dollari disponibili per altri servizi, e oltre 225.000 bambini e famiglie che hanno risparmiato questo trauma".
Inoltre, successive ricerche hanno rivelato come le donne con una storia pregressa di parto pretermine possano abbassare il rischio di circa l’80 percento, alzando i livelli di vitamina D sopra 40 ng/ml.[37] Tragicamente, nonostante prove schiaccianti[38]a sostegno dell'uso della vitamina D per migliorare in modo drammatico i risultati della gravidanza e ridurre i tassi di natalità pretermine, le autorità sanitarie non ne fanno comunque menzione.
Il 27 marzo 2018, nel tentativo di rompere il silenzio, la Organic & Natural Health Association ha presentato una petizione sulla salute alla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, per mettere in evidenza questa associazione fra valori di vitamina D e la nascita pretermine,[39] il messaggio chiave è che la supplementazione di vitamina D ha conseguenze "dirette" sulla salute e sta cambiando gli standard di cura, in questo caso, per le donne incinte e una generazione di bambini".

Uno studio canadese trova che il lettino abbronzante può aiutare a ottimizzare i livelli di vitamina D

Il modo migliore per ottimizzare la vitamina D è attraverso l'esposizione al sole regolare ma ragionevole, assicurandosi di misurare valori ematici due volte l'anno. Detto questo, può essere difficile per molti raggiungere livelli ideali attraverso l'esposizione al sole, specialmente in inverno. In questi casi, può essere utilizzata la vitamina D3 orale (non D2), anche se, in questo modo, si rinuncia a molti altri benefici per la salute associati all'esposizione solare. GrassrootsHealth ritiene che un'altra alternativa potrebbe essere l'utilizzo di un lettino abbronzante.
Uno studio canadese[40] supporta questa ipotesi.
Come riportato da GrassrootsHealth:[41]
"I lettini con una componente UVB simile al sole estivo solare possono fornire un'efficace fonte alternativa di vitamina D durante i mesi invernali, secondo un nuovo studio canadese appena pubblicato sulla rivista Journal Dermato-Endocrinology. Lo studio riferisce che le persone che usano i saloni abbronzanti, in particolare i lettini che hanno UVB durante l'inverno, raggiungono livelli ematici fisiologici (>100 nmol/l pari a 40 ng/ml) di vitamina D.
È emerso che i partecipanti che usavano i tipici lettini che emettevano raggi UVB nella gamma equivalente al sole estivo all'aperto aumentavano i loro livelli ematici di vitamina D in media di 42 nmol/l (16,8 ng/ml). Ciò è stato ottenuto utilizzando i normali programmi di esposizione abbronzanti su lettini da solarium."
I lettini abbronzanti utilizzati in questo studio - trovati in saloni di abbronzatura presenti in tutto il Canada - sono stati equipaggiati con lampade fluorescenti da 100 a 160 watt che emettono luce UVB fra il 2,2 e il 4,2 percento. L'autrice principale Samantha Kimball, Ph.D., direttore della ricerca presso la Pure North S'Energy Foundation di Calgary ha commentato i risultati, dicendo:
"I lettini solari consentono un'esposizione a quasi il 100% della pelle in modo controllato che ne amplifica l'efficacia per la produzione di vitamina D. Abbiamo scoperto che è possibile aumentare efficacemente i livelli di vitamina D nell'intervallo desiderato senza provocare scottature e seguendo le raccomandazioni di Health Canada."

Il ruolo della vitamina D nella prevenzione delle malattie

Un numero crescente di prove dimostra che la vitamina D svolge un ruolo cruciale nella prevenzione delle malattie e nel mantenimento di una salute ottimale. Ci sono circa 27.000 geni nel nostro organismo e la vitamina D interagisce con quasi 3.000 di loro, così come i recettori della vitamina D presenti in tutto il corpo.
Secondo uno studio su larga scala, i livelli ottimali di vitamina D possono ridurre il rischio di cancro fino al 60%. Mantenere i livelli ottimizzati può aiutare a prevenire almeno 16 diversi tipi di cancro, tra cui il cancro al colon, alla mammella, al pancreas, ai polmoni, alle ovaie, alla prostata e alla pelle.
C'è da meravigliarsi quindi che, indipendentemente da quale malattia o condizione venga indagata, la vitamina D sembri svolgere un ruolo cruciale? 
Oggi, combinando la scienza della misurazione (dei livelli di vitamina D) con la scelta personale di agire e, il valore dell'educazione sulle singole misure, si può veramente essere responsabili della propria salute.
Speriamo di essere stati utili e convincenti.

Buona salute!
Chiara Saggioro D.Sci., Ph.D.
Alfredo Saggioro, M.D.



Per saperne di più
  • Vitamin D for Public Health
  • Free Vitamin D Educational Training for Medical Practitioners
  • Scientific Consensus Paper Released; Assert Sunlight and Vitamin D are Essential for Human Health
  • Vitamin D Resource Page

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40 Dermato-Endocrinology 2017; 9(1)
41 GrassrootsHealth November 15, 2017

domenica 3 giugno 2018

DIETE ESTREME: MODE E FATTI

Riprendiamo questo articolo tratto da Medscape, perché ci sembra utile. La Medicina Funzionale predica una alimentazione sana, sia qualitativamente che quantitativamente, molto varia e senza particolari restrizioni tranne in casi specifici e ben documentati. Il cibo non è mai un nemico, le cattive abitudini sì e un sistema digestivo, microbiota incluso, che non fa il suo dovere, spesso è la causa vera della comparsa di sintomi in risposta ad alimenti specifici, soprattutto per problemi di permeabilità o disbiosi. 
Si tratta di una bella review su diete che sono state di moda, e che ancora lo sono o lo stanno diventando, evidenziando quello che è scientifico e quelle che sono le criticità.

Dieta di Sylvester Graham

Il pastore presbiteriano Sylvester Graham (1794-1851) si avvicinò alla dieta come educazione morale, combinando le sue rigide credenze religiose con temi comuni al movimento di temperanza del 19° secolo. [1,2,3,4,5] Egli derivò i principi dietetici dalla sua interpretazione dei Dieci Comandamenti [2] e prevedeva lo stomaco come "l'utile ministro del tuo corpo". [1]

La dieta di Graham, lanciata verso la fine degli anni '20 del 1800, è considerata da alcuni la prima dieta "fad (=moda)". [4] Predicava contro la "sovrastimolazione" di certi cibi, in particolare pane bianco e carni raffinate, che Graham riteneva essere la causa di comportamento immorale, ingordigia e promiscuità. [2] Propose una dieta vegetariana semplice; sostituendo la carne con il grano [5]; e commercializzava un "pane di Graham" integrale e grossolano [6] che portava all'omonimo cracker. [2,3,4,5]
Graham viaggiò attraverso gli Stati Uniti e scrisse in modo prolifico per promuovere le sue convinzioni. I suoi pensieri radicali hanno fatto di lui un personaggio ridicolo, ma anche un uomo famoso che ha ispirato i futuri creatori di diete (o "Grahamites" [5]), tra cui John Harvey Kellogg. [4] (quello dei fiocchi d’avena)
Nonostante sostenesse di poter prolungare la vita a 100 anni, Graham morì all'età di 57 anni. [2,4] Tra i suoi lasciti, è considerato uno dei fondatori del movimento vegetariano negli Stati Uniti. [3,4]

Fletcherismo

Un "professore di singolare fascino", [7] Horace Fletcher (1849-1919), anche conosciuto come "il grande masticatore" [1,8], era un ricco uomo d'affari e un esperto di nutrizione auto-proclamato la cui dieta divenne un evento sociale a alla fine del XX secolo. [1,7,8,9]

Secondo Fletcher, il cibo - da consumarsi solo quando una persona era "buona e affamata" - richiedeva una prolungata masticazione per evitare "un'intensa putrificazione" nell'intestino e ottenere una perdita di peso [1]. Gli alimenti che si trasformavano in liquidi e si raccoglievano in bocca dopo 100-700 masticate dovevano essere deglutiti, mentre i solidi dovevano essere sputati. [1] E sebbene la dieta non limitasse alcun tipo di cibo, [8] lo stesso Fletcher fu attratto dal vegetarianismo [7] (forse non sorprendentemente, dato tutto il masticare).
Fletcher è stato preso sul serio da entrambe le professioni mediche britanniche e americane e ha avuto un seguito stellato, tra cui John Rockefeller e Franz Kafka. [1] Tuttavia, negli anni '20, l'Fletcherismo perse consensi, forse per la pressione del tempo, della noia e della dieta che causava estrema stitichezza. [7] Dopo 5 anni di dieta, Henry James, uno dei primi entusiasti, riferiva di "un prepotente disgusto per il cibo". [1]

Come interessante nota a piè di pagina, un piccolo studio recente che utilizzava l'elettromiografia per monitorare il comportamento masticatorio mostrava che "una maggiore numero di masticazioni riduceva l'assunzione totale di cibo" [9].

Dieta cosmetica di Hauser

Di origine luterana tedesca, Benjamin Gayelord Hauser (1895-1984) fu il primo guru della dieta di Hollywood che accumulò ricchezza e notorietà attraverso l'auto-promozione coreografica al passo con l'industria cinematografica in forte espansione. [1,10,11] Il suo consiglio dietetico fu seguito da molti vips, tra cui Greta Garbo.

Hauser associava il grasso all'infelicità. Le sue diete per "donne intelligenti e leader nella moda e nella società" [1] promettevano la bellezza attraverso severe restrizioni sull'assunzione di cibo e una predilezione per succhi, germe di grano, melassa, noci, yogurt e lievito di birra. [10]
Hauser commercializzò le sue diete utilizzando un marchio, incluse le diete di rammendo, vitalità e zigzag; derivavano da una dieta a base di tisane, insalata, succo di frutta e brodo vegetale che sosteneva di averlo guarito dalla tubercolosi. [10] La sua dieta cosmetica combina cibi solforati e ricchi di ferro con succhi di agrumi per creare la carnagione "ideale". [10]
Hauser pubblicò numerosi manuali dietetici, come Eat and Grow Beautiful (1939), [1] e divenne una personalità televisiva e radiofonica negli anni '50. [10] Abbandonò la sua richiesta di conseguire una laurea in medicina dopo un'indagine dell'American Medical Association (AMA), [1] e nonostante l'accusa della Food and Drug Administration degli Stati Uniti per rivendicazioni di prodotti fraudolenti, visse sulle colline di Hollywood fino all'età di 89 anni. [11]

La dieta del riso

Quando fu creata alla Duke University nel 1939, la dieta del riso fu un allontanamento estremo dalla tipica dieta americana, che all'epoca consisteva in 25% di proteine, 25% di grassi, 50% di carboidrati, sale illimitato e calorie illimitate. [12 ]

Il dott. Walter Kempner (1903-1997), un medico appena arrivato che aveva condotto studi sul metabolismo nella natia Germania, progettò la dieta per controllare l'ipertensione e anche come piano di trattamento dell'ultima opportunità per i pazienti con insufficienza renale [12]. I "ricer" (pazienti che adottarono la dieta) consumavano riso bianco integrato con frutta, succhi di frutta e vitamine. La dieta forniva un massimo di 2000 calorie al giorno, comprendenti il ​​4%-5% di proteine, il 2%-3% di grassi, i carboidrati complessi e un massimo di 150 mg di sale, combinato con un apporto limitato di liquidi [12].
Della coorte originaria di Kempner di 192 pazienti cronicamente malati, 25 sono deceduti, 60 non hanno subito cambiamenti sostanziali nella pressione sanguigna e 107 hanno registrato un significativo miglioramento della pressione sanguigna (da 200/112 mm Hg a 149/96 mm Hg). [12] La dieta è stata ben accolta alla riunione AMA del 1944, sebbene Kempner sia stato criticato per aver trattato i pazienti prima di condurre uno studio clinico randomizzato. [12]
Sebbene la dieta del riso sia stata in parte eclissata dall'avvento di farmaci per l'ipertensione, le versioni aggiornate di questa dieta continuano ad esistere oggi. [13,14]

Dieta del Dr. Stoll e diete liquide

Il "Dr. Stoll's Sostituto Dietetico", venduto ai saloni di bellezza americani a partire dal 1930, fu uno dei primi sostituti del pasto liquido espressamente progettato. [15,16,17]
Comprendendo un cucchiaino di cioccolato al latte, amido, grano intero e crusca mescolati in 1 tazza di acqua, la dieta liquida era consumata a colazione e pranzo.
Questo aiuto dietetico ha contribuito a spianare la strada a un'industria estremamente redditizia e fa parte di una tendenza più ampia nelle diete liquide, che hanno dimostrato di essere tra i modi più estremi per cercare la perdita di peso [18].
Tra le diete liquide, la "dieta juicing" è un piano nutrizionale carente che può fornire una rapida (e probabilmente a breve termine) perdita di peso, mentre potenzialmente interferisce con i livelli di glucosio nel sangue e farmaci e causando un rischio indebito per le persone con determinate condizioni mediche preesistenti. [19]
In parte folklore e in parte moda degli anni '50, la "dieta a base di zuppa di cavolo" è un piano di 7 giorni che promette la perdita di circa 5 chili. Secondo uno schema rigoroso, ai partecipanti è concesso un componente dietetico aggiuntivo al giorno insieme alla zuppa. La dieta contiene alti livelli di sodio e può causare affaticamento, perdita muscolare e flatulenza. [20,21]

La dieta macrobiotica Zen

La dieta macrobiotica Zen, lanciata nei primi anni Sessanta dal filosofo giapponese George Ohsawa (1893-1966), deriva da un approccio multifattoriale alla salute e alla longevità basato sul contributo di numerosi pensatori, tra cui il medico tedesco del XVIII secolo Christoph Wilhelm Hufeland. [22]

La macrobiotica è guidata dai principi dello yin e dello yang, l'interrelazione tra gli opposti. Gli alimenti sono yin (creazione di espansione) o yang (che causa contrazione) e sono classificati in due gruppi: formanti acido o alcalini. La dieta consiste in alimenti coltivati ​​con metodi biologici e di provenienza locale: 40%-60% di cereali integrali (avena, riso integrale, frumento, miglio, segale, mais, grano saraceno); 20%-30% di verdure fresche; 5%-10% di fagioli e prodotti a base di fagioli; 5%-10% di verdure di mare; e una spolverata di frutta, carne bianca, pesce, semi e noci. [22]
Come la dieta del riso, la dieta macrobiotica Zen era una partenza estrema dalla pratica del tempo. E 'stato visto da alcuni come parte di un movimento antiestablishment e provocato polemiche a causa delle affermazioni che si trattasse di un trattamento alternativo per il cancro. [22] Agli inizi degli anni '70, in assenza di studi clinici e dati di supporto, sia l'AMA che l'American Cancer Society emisero severi avvertimenti contro la dieta. [22,23,24] Nel 1972, l'American Cancer Society scrisse che la dieta "pone un grave rischio per la salute e non è vantaggioso nel trattamento del cancro. "[23]
La dieta era popolare negli anni '60 e '70 e può essere vista come un precursore di un certo numero di diete a base vegetale, ad alto contenuto di fibre, a basso contenuto di grassi, nonché di rami del movimento per gli alimenti biologici.

La dieta dell'uomo che beve

All'altro estremo dello spettro alimentare estremo negli anni '60, La dieta dell'uomo che beve: come perdere peso con un minimo di forza di volontà - un libro tascabile di 50 pagine pubblicato nel 1964 dal fotografo aereo Robert Cameron (1911-2009) - generò un movimento di seguaci [25].

Con l'era Mad Men degli anni '50 che volge al termine e il mantra "pace e amore" degli anni '60 si stava diffondendo, questa dieta ricca di proteine, ricca di grassi e basso contenuto di carboidrati raccomandava che per salvaguardare la loro mascolinità gli uomini dovessero mangiare solo "virile" [25,26]. In parte polemica, in parte dieta, stabiliva anche che le bevande alcoliche potevano essere consumate liberamente. [25]
Nonostante le forti critiche dell'AMA [25,27] e un duro rimprovero del nutrizionista stimato Frederick Stare dell’Harvard School of Public Health, [26] la dieta divenne un fenomeno culturale che fu discusso e utilizzato comunque negli anni '70 [24]. Il libro ha venduto 2,4 milioni di copie, è stato tradotto in 13 lingue, [25,26] ed è ancora in stampa.
Essendo sia un fenomeno culturale sia una dieta ricca di proteine ​​e povera di carboidrati, ha contribuito a spianare la strada alle diete Atkins e Dukan.

La dieta di Beverly Hills

La Beverly Hills Diet, pubblicata nel 1981, ha trascorso più di 30 settimane nell'elenco dei best-seller del New York Times e ha venduto oltre 1 milione di copie. La dieta è stata approvata da attori e animatori, tra cui Englebert Humperdinck e Linda Gray. [28] Il suo ideatore, Judy Mazel (1943-2007) - che non aveva una formazione scientifica o nutrizionale [29] - aprì una clinica dietetica a Beverly Hills per promuovere la dieta che l'aveva aiutata a perdere più di 30 chili. [28]

La dieta promette una perdita di peso di 5-8 chili dopo 5 settimane con una dieta a base di frutta. Dopo questo periodo, carboidrati, grassi e proteine ​​vengono lentamente reintrodotti secondo regole severe: la frutta deve essere sempre consumata da sola; le proteine possono essere combinate con i grassi, ma non con i carboidrati; i carboidrati non devono essere combinati con proteine; e la birra conta come un carboidrato, il vino come un frutto, ma lo champagne è "neutro" e può essere consumato in qualsiasi momento. [29]
La dieta è stata fortemente criticata in un articolo del 1981 del JAMA dei dott. Gabe Mirkin e Ronald Shore per la mancanza di basi scientifiche e nutrizionali e per la teoria di Mazel che l'aumento di peso è causato da cibo non digerito che si "blocca" nel corpo. [30]
Una versione aggiornata della dieta fu pubblicata nel 1996. Judy Mazel morì per complicazioni di un ictus all'età di 63 anni. [28]

Le diete dell'età della pietra e del paleolitico (dieta paleo)

Il recente interesse nel mangiare come i nostri antenati preistorici è emerso nel 1975, quando il gastroenterologo Walter Voegtlin, MD, propose la "dieta dell'età della pietra", che prevedeva carni, grassi animali e piante ma eliminò latticini e cereali. [31,32] Nel 1980, Stanley Boyd Eaton, MD, pubblicò la sua interpretazione di una dieta preistorica, dell'Africa orientale, che proponeva un menu simile [31]. Altri ricercatori hanno esplorato i benefici per la salute della dieta tradizionale Inuit [33].

Ma l'interesse popolare per le "diete preistoriche" prese il volo nel 2002 quando Loren Cordain, PhD, professore di scienze della salute ed esercizio fisico, pubblicò La dieta Paleo. [34,35] Questa dieta ricca di proteine ​​include carne magra, pesce, frutta, verdura , alcuni grassi animali, uova e semi, evitando cibi trasformati, frumento, latticini, cereali, legumi, zucchero, sale e patate [34]. Mangiare come cacciatori-raccoglitori - una dieta a cui sostiene che siamo geneticamente adattati [36] - è, secondo Cordain, un mezzo per dimagrire e prevenire il diabete, le malattie cardiache e il cancro. [34]
Nonostante un'assenza critica di calcio, la dieta ha mostrato potenziali vantaggi nella riduzione del diabete di tipo 2 e del rischio cardiovascolare [36] ed è una delle molte diete ad alto contenuto proteico e basso contenuto di carboidrati che continuano a raccogliere consensi.

La dieta Fit for Life 

La dieta Fit for Life è stata commercializzata per la prima volta nel 1985 da "specialisti nutrizionisti" [37] Harvey e Marilyn Diamond. Seguendo questa dieta, Harvey Diamond "ha superato un disturbo digestivo debilitante e che durava da molto tempo, ha eliminato il suo mal di testa e perso più di 50 chili." [38]

Il libro che descrive la dieta raggiunse il numero 1 nella lista dei best-seller del New York Times - dove rimase per 40 settimane - e vendette più di 12 milioni di copie. [37,38]
La dieta dipende dai "segreti del tempo e del cibo che si combinano con i cicli naturali del corpo" - appropriazione (da mezzogiorno alle 8 di sera), assimilazione (dale 8 si sera alle 4 del mattino) ed eliminazione (dale 4 a mezzogiorno). [37] Gli autori sostengono che mangiare cibi nell'ordine sbagliato provoca "putrefazione" nello stomaco "[39] e separa in modo categorico i cibi" morti "(come la carne e l'amido, che" intasano "la digestione) dai cibi" vivi "(come frutta e verdura, che "puliscono"). [39,40] I latticini devono essere sempre evitati. [39,40]
Una giornata, secondo questa dieta, inizia con solo frutta e succhi di frutta. Il pranzo consiste in cibi "vivi" i cibi e la cena prevede cibi "morti". [39,40]
La dieta Fit for Life è stata ampiamente criticata per le teorie che mancano di basi scientifiche o supporto da studi clinici. [38,39] La dieta è anche suscettibile di provocare carenze di vitamine, minerali e calcio, [39] mentre potenzialmente causa gravi complicanze nei pazienti con diabete.

La dieta a rotazione

La dieta a rotazione, che implica dieta, esercizio fisico e modificazione del comportamento, è stata lanciata nel 1986 da Martin Katahn, PhD, professore di psicologia e direttore del Weight Management Program presso la Vanderbilt University, che perse (e mantenuto) 35 chili. [ 41] Katahn ha scritto diversi articoli peer-reviewed e libri dietetici di successo, che includono la dieta T-Factor[41,42].

La dieta ruota tra vari gradi di restrizione calorica per un periodo di 3 settimane (periodi di 600, 900 e 1200 calorie al giorno per le donne e 1200, 1500 e 1800 calorie per gli uomini), seguito da un periodo di mantenimento (da 1 settimana a 1 mese). Rivendica una perdita media di peso di 6 chili in 3 settimane [41] e casi di persone che perdono 500 grammi al giorno. [42]
Secondo Katahn, una dieta a rotazione arresta l'adattamento metabolico [43], un principio che da allora è stato condiviso da altri programmi di perdita di peso, come la dieta a zigzag, [44] ed è diventato popolare tra i bodybuilder.
Sebbene i bassi apporti calorici siano stati criticati come estremi, la dieta a rotazione è stata ben accolta da alcuni nutrizionisti. [43] Il concetto di rotazione è stato adottato anche nelle diete per le allergie alimentari.

La dieta dei gruppi sanguigni

La dieta del gruppo sanguigno prescrive cibo ed esercizio in base al gruppo sanguigno [45,46] e si basa sulla teoria che "conoscere il tuo gruppo sanguigno è uno strumento importante per capire come il tuo corpo reagisce al cibo, la sua suscettibilità alle malattie, [e] la tua naturale reazione allo stress. "[45]

La dieta è stata pubblicata nel 1996 dal dott. Peter D'Adamo, un medico naturopata ed esperto in glicobiologia, che crede che il gruppo sanguigno sia "la chiave che apre la porta ai misteri della salute, della malattia, della longevità, della vitalità fisica e della forza emotiva . "[45] Eat Right 4 Your Typeè stato tradotto in 65 lingue e ha venduto 7 milioni di copie. [45]
Uno studio pubblicato nel 2013 dalla dott.ssa Leila Cusack (della Croce Rossa belga) e colleghi ha concluso che "attualmente non esistono prove per convalidare i presunti benefici per la salute delle diete del gruppo sanguigno" e che saranno necessari studi clinici randomizzati per indagare ulteriormente [47].
In una ricerca del 2014, il dottor Jingzhou Wang del Dipartimento di scienze nutrizionali dell'Università di Toronto ha scoperto che "l'aderenza a certe diete del tipo sanguigno" è associata ad effetti favorevoli su alcuni fattori di rischio cardiometabolico, ma queste associazioni erano indipendenti dal Genotipo ABO dell'individuo, quindi i risultati non supportano l'ipotesi di dieta "Blood-Type". [48]

Digiuno intermittente e dieta veloce 5:2

Il principio del digiuno intermittente, reso popolare in diverse diete di marca, consiste nel mangiare normalmente per un periodo specifico (di solito 5 giorni) e in modo rapido o drastico ridurre l'assunzione di calorie per un periodo più breve (spesso 2 giorni). [49]
Il libro di dieta 5: 2 è stato scritto nel 2012 da Kate Harrison, un romanziere e giornalista che ha perso 15 chili per la dieta e ha scritto cinque libri correlati che sono stati tradotti in 20 lingue. [50]

La dieta di Harrison è stata criticata per provocare debolezza e poca energia nei giorni di digiuno [49]. La British Dietetic Association ritiene che esistano solo prove limitate a sostegno della dieta e che la perdita di peso sia simile nei pazienti che seguono la dieta mediterranea [51].
Gli studi del dott. Mark Mattson indicano i potenziali vantaggi del digiuno intermittente sulla funzione cerebrale [52] e per "migliorare la salute generale e prevenire e gestire le principali malattie dell'invecchiamento" [53].
Una piccola sperimentazione pubblicata nel marzo 2018 dalla dott.ssa Rona Antoni e colleghi ha confrontato "gli effetti della restrizione energetica intermittente e della limitazione continua di energia sul metabolismo postprandiale del glucosio e dei lipidi in seguito alla perdita di peso". [54] Pur non mostrando alcuna differenza statisticamente significativa nel tempo nel raggiungere una perdita di peso del 5%, ha trovato "una superiorità della restrizione energetica intermittente nel ridurre la lipemia postprandiale". [54]

A questo punto vorremmo farvi una domanda: Quali diete avete provato nel passato?

Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate! Quali diete avete provato voi o i vostri pazienti e per curare quali malattie? Nella vostra esperienza, le diete hanno raggiunto i risultati di salute desiderati? Quali sfide, se ce ne sono, avete incontrato nel seguire o nel consigliare queste diete?

Si prega di aggiungere i vostri commenti qui sotto.

Buona salute!
Chiara Saggioro, D.Sci., Ph.D.
Alfredo Saggioro, M.D.

Per saperne di più

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