domenica 18 maggio 2014

COME ELIMINARE LA STANCHEZZA E RITROVARE LA VOSTRA ENERGIA

8 persone su 10, prima o poi si lamenteranno di stanchezza. Di solito, questa è un fenomeno transitorio normale che cede con il riposo. Se duraturo, prende il nome di astenia o di sindrome da affaticamento (o stanchezza) cronico e può avere origini multiple come mancanze in vitamine e minerali, intolleranze alimentari, disordini del metabolismo glicemico, una malattia misconosciuta, inattività fisica, sforzi eccessivi e altri ancora.

La stanchezza si presenta con sintomi allo stesso tempo d'ordine fisico e psichico. È un fenomeno fisiologico normale e momentaneo. È causata da un lavoro eccessivo o uno sforzo intenso. Si accompagna a sensazioni sgradevoli o penose che cedono con il riposo. Si traduce classicamente in disordini dell'appetito e del sonno, vuoti di memoria, disordini del comportamento (apatia, aggressività).

L’astenia, all'opposto della stanchezza, è senza legame diretto con uno sforzo particolare. Inoltre, non diminuisce, o diminuisce incompletamente con il riposo. È definita da una sensazione d'esaurimento pronunciata, duratura e generalizzata. Può essere organica e si incontra in un grande numero di malattie (infezioni, tumori, disordini endocrini, insufficienza cardiaca, sindrome depressiva…). Generalmente, in tre casi su quattro, è funzionale e deriva da un surmenage. 

L’astenia è un segnale d'allarme che si inizia attraverso le vie neuronali specifiche del sistema reticolare attivatore (SRA). Quest'ultimo agisce a livello dei meccanismi della motilità, della memorizzazione, della percezione sensoriale e dell’attivazione della corteccia. A livello cellulare si verificano molteplici disfunzioni: rallentamento della sintesi delle proteine, diminuzione di attività del ciclo di Krebs che interviene nella produzione d'energia, e un accumulo di rifiuti, in particolare, sotto forma d'urea.  La sindrome da affaticamento cronico (stanchezza cronica) venne battezzata negli Stati Uniti come la malattia "degli Yuppies" e viene definita da una stanchezza continua e che perdura da oltre sei mesi che non trova sollievo nel riposo e rallenta l'attività quotidiana. Le sue cause sono dipendenti da molteplici fattori e sicuramente trascurate, poiché anche questa situazione clinica è molto probabilmente da assimilare a uno stato d’infiammazione cronica di basso grado che rallenta le attività metaboliche ed è associata a uno stile di vita da correggere.

L’ATP energia della vita


L'energia è necessaria a tutti i livelli del nostro essere. Nelle cellule, è utilizzata per fabbricare nuove proteine, fornire sostanze nutrienti ed espellere i rifiuti cellulari, riparare le lesioni del DNA, sintetizzare neurotrasmettitori. A livello organico, il cuore utilizza l'energia per pompare il sangue, i reni per filtrare i rifiuti pur riciclando sostanze nutrienti, il cervello per condurre gli impulsi elettrici, i polmoni per aspirare l'ossigeno ed espellere il diossido di carbonio. Generalmente, l'essere umano utilizza l'energia per andare, correre, parlare, tagliare legno, fare il giardinaggio o lavorare su un computer.  In tutti i casi, la fonte d'energia è identica: è la bioenergia della molecola di ATP o adenosina trifosfato, l'energia universale della cellula. L’ATP è l'energia della vita e senza essa, non c'è vita. Quando i livelli di ATP sono bassi, l'energia è debole.

Dall'alimentazione all'energia

L’ATP non arriva tutto con i prodotti alimentari che assorbiamo. Ciascuna dei trilioni di cellule che compongono il nostro organismo deve generare il suo ATP a partire dalla digestione degli idrati di carbonio, dei grassi e degli aminoacidi forniti dall'alimentazione.  Dopo la loro digestione/assorbimento, con lo stomaco e l'intestino in salute e la loro successiva trasformazione da parte del fegato, le molecole di glucosio, di acidi grassi e di aminoacidi sono trasportate attraverso la circolazione sanguigna verso trilioni di cellule morte di fame. Sono impazienti di convertirli in ATP del quale cellule ed organi hanno bisogno per alimentare ciascuna delle loro attività.  Le cellule "bruciano" inizialmente il glucosio e gli acidi grassi per fabbricare dell’ATP. Ma gli aminoacidi, particolarmente l'alanina e gli aminoacidi collegati, possono anche essere utilizzati come combustibile nel corso di esercizi intensi, di lavoro fisico difficile, di carestia o anche, tra i pasti, nei periodi in cui la glicemia è bassa.  Una volta all'interno delle cellule, queste molecole di combustibile sono trasformate attraverso tre cicli di produzione di ATP-energia intrecciati. Il primo ciclo è quello della glicolisi. Questo ciclo in nove tappe "brucia" soltanto il glucosio ed è diretto da enzimi del citoplasma delle cellule.   Se una molecola di glucosio è metabolizzata in presenza d'ossigeno (glicolisi aerobica), allora ne produce due di ATP e, in più, due prodotti "bonus" che fungeranno in seguito da combustibile produttore di ATP nei due prossimi cicli: il ciclo di Krebs o ciclo dell'acido citrico e la catena di trasporto di elettroni. Se il glucosio è metabolizzato in mancanza d'ossigeno (glicolisi anaerobica), una molecola di glucosio genera allora due molecole di ATP-bio-energia e due molecole d'acido lattico, "rifiuti" capaci di causare "l'ustione del muscolo" e il rossore della pelle associati all'esercizio intenso. Il primo prodotto "bonus" è costituito da due molecole di NADH, la forma di coenzima ridotto (ricco in energia) della vitamina B3, che fabbricheranno sei molecole di ATP per trasformazioni successive attraverso la catena di trasporto di elettroni. L'altro prodotto "bonus" è il piruvato.

Può in seguito essere convertito dal complesso multi-enzimi piruvato-deidrogenasi in acetil-CoA, il combustibile d'avviamento del ciclo di Krebs/acido citrico. A sua volta, quest'ultimo nutre la catena di trasporto degli elettroni con ancora più NADH. Se ogni tappa dei tre cicli intrecciati dell’ATP funziona perfettamente (ciò non avviene sempre), in presenza di quantità adeguate d'ossigeno, una molecola di glucosio può, prendendo avvio nella glicolisi aerobica, portare alla generazione finale di 38 molecole di ATP.

Stimolare i livelli d'energia ATP

Nei tre cicli dell’ATP, le vitamine B1, B3, B5, l'acido alfa-lipoico e il coenzima Q10 fungono da coenzimi. Altre vitamine come le vitamine B6, B12 e l'acido folico sono utilizzate per trasformare diversi aminoacidi in modo che possano essere bruciati nei cicli della glicolisi e di Krebs.  Esistono vari mezzi per lottare contro la stanchezza. Uno di loro è quello di aumentare la produzione di ATP nutrendosi adeguatamente e prendendo supplementi nutrizionali che stimolino le vie metaboliche di produzione dell’ATP.  

L'acido lipoico è una parte essenziale del complesso enzimatico che nutre l'acido piruvico del ciclo di glicolisi a quello di Krebs. Senza acido lipoico, non ci sono ATP prodotti dal ciclo di Krebs o dalla catena di trasporto di elettroni. Se è presente in quantità insufficiente a livello cellulare, non ci sarà abbastanza ATP nelle cellule. 

Il coenzima Q10 (vedi questo blog) è un antiossidante potente che facilita molti processi metabolici e, in particolare, quello della formazione dell’ATP. Quasi tutte le cellule dell'organismo ne contengono. Ma il coenzima Q10 è particolarmente concentrato nei mitocondri, la regione cellulare in cui l'energia è prodotta.  È assolutamente vitale per l'energia cellulare.  Quando una molecola di glucosio è metabolizzata dalla glicolisi aerobica ed i cicli di Krebs, soltanto quattro molecole di ATP sono prodotte direttamente. Il loro principale contributo consiste nell’inviare del NADH (coenzima B3 ridotto) e del FADH2 (coenzima B2 ridotto) nella catena di trasporto di elettroni, dove cinque enzimi complessi li utilizzeranno per produrre 34 altre cellule di ATP.  Come quelli di altre sostanze prodotte dall'organismo, i livelli di CoQ10 diminuiscono con l'età. Benché si trovi del CoQ10 in prodotti alimentari come il salmone, il fegato o la carne, l'alimentazione sola non basta ad attenuare questa diminuzione.  Essendo CoQ10 implicata nella produzione di ATP, è ovvio che un declino della produzione di quest’antiossidante potente può rovesciare il sistema di produzione d'energia dell'organismo.  
In uno studio relativo a venti donne affette da sindrome da affaticamento cronico e a venti soggetti di controllo, in buona salute, l'80% delle motivazioni per spiegare la sindrome da stanchezza cronica era costituito da un difetto in CoQ10. Questi livelli rimanevano ridotti dopo un esercizio fisico anche di debole intensità o dalle attività normali di un giorno.  
Dopo tre mesi di supplementazioni con 100 mg al giorno di CoQ10, i pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica avevano raddoppiato la tolleranza all'esercizio fisico. Lo stato di salute di tutti i pazienti era migliorato. I sintomi erano diminuiti o completamente scomparsi nel 90% dei soggetti.  La stanchezza che appariva dopo la pratica di un esercizio fisico era scomparsa al 65%.

Idebenone è un derivato sintetico del CoQ10. Vari studi hanno dimostrato che è anche un migliore antiossidante di quest'ultimo e un migliore agente della catena di trasporto degli elettroni.   La somministrazione per via orale di idebenone può preservare l'attività di trasferimento di elettroni nella catena terminale respiratoria dei mitocondri, stimolando così la formazione di ATP.  La NADH (dinucleotide di B-nicotamide ridotta) è uno dei coenzimi più importanti del corpo e del cervello dell'uomo. È formata a partire dalla vitamina B3 (la niacina). È uno dei cinque complessi di enzimi della catena di trasporto di elettroni. È essenziale alla produzione d'energia nel quadro del processo detto di fosforilazione ossidativa. 
Nel 1993, Birkmayer ha utilizzato con successo del NADH per via orale in una prova aperta per trattare 205 pazienti che soffrivano di depressione (essendo la stanchezza uno dei loro sintomi correnti).  Birkmayer pone l’accento sul fatto che una mancanza in NADH avrà per risultato un deficit d'energia a livello cellulare, che si tradurrà con stanchezza.  Purtroppo, i livelli di NADH del nostro organismo declinano con l'età come quello degli enzimi che ne dipendono, in particolare, quelli che sono utilizzati per la produzione d'energia.  Uno studio in doppio cieco, contro placebo, ha esaminato l'utilizzo di NADH in 26 pazienti con una diagnosi di sindrome di stanchezza cronica. Hanno ricevuto ogni giorno durante quattro settimane 10 mg di NADH o un placebo. Otto pazienti su 26 hanno reagito favorevolmente al trattamento contro due su ventisei nel gruppo placebo. 

Carnitina è una sostanza simile alle vitamine B che l'organismo fabbrica a partire dagli aminoacidi lisina e metionina con l'aiuto delle vitamine B3, B6 e C. La carnitina è la sola sostanza che serva al trasporto degli acidi grassi nella matrice dei mitocondri in cui sono convertiti in acetil-CoA, utilizzato per la produzione d'energia mitocondriale.  A causa del suo ruolo importante nel metabolismo muscolare, carenze di carnitina possono perturbare il funzionamento dei mitocondri. Se ciò si produce, possono apparire dopo un esercizio fisico intensivo, sintomi di stanchezza generale accompagnati da mialgia, da debolezza muscolare e da sensazione di disagio. I dati attuali suggeriscono che i pazienti che soffrono di sindrome da affaticamento cronico possono avere carenza di carnitina  Studi clinici che utilizzano supplementi per via orale con 1 g, tre o quattro volte al giorno, di L-carnitina hanno evidenziato risultati contraddittori  probabilmente perché soltanto un terzo dei pazienti risponde alla carnictna  In quelli che hanno risposto, lo stato generale è migliorato in modo stupefacente.

Gli acidi del ciclo di Krebs

L'acido alfa-chetoglutarico, l'acido malico, l'acido fumarico  l'acido succinico, l'acido citrico, l'acido piruvico e l'acido pantotenico sono componenti intermedi che si trovano nel ciclo di Krebs e che sono indispensabili alla generazione dell'energia cellulare. Un supplemento con questi acidi essenziali in presenza di sostanze nutrienti può permettere ad un ciclo di Krebs incompleto di andare fino al suo termine. Ciò può anche prevenire ed eliminare prodotti pericolosi derivati, fabbricati nei mitocondri da una produzione anormale d'energia. L’utilizzo di antiossidanti per proteggere i mitocondri, negli studi cellulari, hanno evidenziato come lo stress ossidativo possa influire sull'attività di enzimi chiave mitocondriali e, conseguentemente, condurre ad un ribasso della produzione di ATP.  Aumentando l’ATP mitocondriale, aumentiamo anche il rischio di lesioni da radicali ossidativi mitocondriali. In effetti, una debole percentuale di elettroni sfugge dal flusso principale della catena respiratoria mitocondriale (la catena di trasporto degli elettroni). È dunque essenziale, quando si organizza un programma serio d'incentivazione dell'energia, integrare anche una gamma di antiossidanti. La loro missione sarà quella di neutralizzare i radicali liberi prodotti dalla catena di trasporto di elettroni prima che si siano diffusi e abbiano potuto causare lesioni importanti al DNA mitocondriale, alle proteine e ai lipidi. Le vitamine E e C, che intervengono una in ambienti acquosi, l'altra nelle membrane cellulari ricche in lipidi, sono importanti, ma non sono le sole. 

Lester Packer uno dei ricercatori specialisti in antiossidanti, ha scoperto una rete costituita di cinque antiossidanti che si rafforzano e si rigenerano l'un l'altro. Si tratta dell'acido lipoico, delle vitamine C e E, del CoQ10 e del glutatione. La NADH è anche un antiossidante potente. Tre dei principali stimolanti del ATP, CoQ10, l'acido lipoico e la NADH, sono dunque anche tre importanti protettivi dei mitocondri contro le lesioni ossidative. Inoltre, supplementi di acido lipoico sono capaci di aumentare del 30% i livelli cellulari di glutatione.

Il ginseng rinvigorisce e fortifica

La commissione E dell'istituto federale tedesco per le droghe ed apparecchi medicali è considerata come la migliore fonte sull'efficacia ed i modi d'utilizzo delle piante e prodotti di fitoterapia. Raccomanda di utilizzare il Panax ginseng "come un tonico rinvigorente e fortificante nei momenti di stanchezza, di astenia, di diminuzione delle capacità lavorative, di diminuzione della concentrazione e durante la convalescenza”. (Bahrke e Al, 2000).  Uno studio animale che riguarda 270 topi ha evidenziato che un estratto di ginseng aumenta la capacità di resistere allo sforzo.  

L'effetto di 1200 mg di un estratto di ginseng è stato valutato nel quadro di uno studio randomizzato in doppio cieco contro placebo su infermieri affaticati da un turno di lavoro di notte. Il trattamento è stato somministrato loro durante i primi tre giorni che seguivano il loro passaggio dal lavoro di giorno alle guardie di notte. La terza notte di guardia è considerata generalmente la più difficile. Una caduta considerevole della vigilanza, dell'energia, delle competenze, dell'attività e della capacità di lavoro si osserva spesso in questo momento. In tre giorni, una quantità quotidiana di 1200 mg di ginseng ha restaurato le loro competenze, il loro umore e le loro prestazioni globali quasi al livello di quelle di un periodo normale di lavoro di giorno. I ricercatori hanno concluso che il ginseng aveva un effetto antifatica. 

Uno studio, realizzato da un gruppo di ricercatori dell'università di Buenos Aires, in Argentina ha seguito 50 persone raggiunte della sindrome da stanchezza cronica. Questo stato si traduce in una sensazione di stanchezza intensa, malessere generale, fino alla depressione, cui possono essere anche associati vari sintomi come mal di gola o di testa, riduzione dell'appetito, dolori muscolari. Sono stati trattati con ginseng. Nella maggioranza dei casi, lo stato dei pazienti è chiaramente migliorato e molti sintomi sono diminuiti.

Un ruolo per alcuni minerali

Il magnesio è un minerale utilizzato da ogni cellula dell'organismo che partecipa al metabolismo dell'energia e alla sintesi delle proteine. 
Un articolo in The Lancet ha riportato uno studio randomizzato e in doppio cieco, controllato contro placebo che riguarda 20 pazienti raggiunti della sindrome da stanchezza cronica. Si è constatato che i soggetti malati avevano basse concentrazioni ematiche di magnesio rispetto ai soggetti di controllo. In una prova clinica, 32 pazienti sofferenti di sindrome da stanchezza cronica hanno ricevuto una volta alla settimana durante sei settimane un'iniezione intramuscolare di solfato di magnesio o di un placebo.  I pazienti trattati con magnesio hanno riscontrato di possedere maggiore energia, un migliore stato emozionale e meno dolori. Le concentrazioni in magnesio dei globuli rossi di tutti i pazienti trattati sono ritornate a valori normali (Cox e Al, 1991).  Anche lo zinco è leggermente deficitario nei pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica. Carenze di zinco possono essere responsabili d'immuno-soppressione e di dolori muscolari e di stanchezza. Tuttavia nessuno studio clinico ha ancora valutato l'interesse di una supplementazione di zinco in questi pazienti. 

Uno studio recente mostra evidenze che donne non anemizzate, ma affette da sindrome da stanchezza cronica potrebbero trarre vantaggi da una integrazione con ferro. Tuttavia, questa integrazione deve essere riservata alle donne con concentrazioni di ferritina basse o al limite. Lo studio clinico ha riguardato 144 donne dai 18 ai 55 anni. 75 fra esse hanno assunto per via orale durante quattro settimane del solfato ferroso (corrispondente ad 80 mg al giorno di ferro) e 69 un placebo. Il livello di stanchezza è diminuito del 29% nel gruppo con terapia marziale contro il 13% nei controlli. L'analisi di un sottogruppo ha evidenziato che la terapia con ferro era stata benefica soltanto nelle donne aventi concentrazioni di ferritina inferiori a 50 microgrammi per litro.

In conclusione: vita sana con quantità di riposo adeguato, attenzione allo stress che va affrontato e non subito, attività fisica moderata e costante e alimentazione corretta e mai troppo abbondante per non affaticare il sistema digestivo sono ottimi strumenti di prevenzione. L'utilizzo corretto di alcuni integratori può essere molto utile, soprattutto alla prima comparsa dei sintomi, senza dover attendere che i nostri sistemi produttori di energia giungano all'esaurimento.


Lathews C & Van Holde K. Biochemistry, Redwood City, CA: Benjamin/Cumming Pub Co. 1990.
Shigenaga M et al. (1994) “Oxidative damage and mitochondrial decay in aging.” Proc Nat Acad Sci USA 91:10771-78.
Pike R & Brown M. Nutrition- An integrated approach. NYC: Macmillan 1984.
Packer L & Tritscler H (1996) “Alpha-lipoic acid: the metabolic antioxidant.” Free Biol Med 20: 625-26.
Packer L & Colman C. The antioxidant miracle. NYC: John Wiley. 1999.
Lebovitz B & Mueller J (1993) Carnitine J Opt Nutr 2: 90-119.
Birkmayer G. NADH. The energizing coenzyme. New Canaan: Keats. 1998.
Kuratsune H. et al. Low levels of serum acylcarnitine in chronic fatigue syndrome and chronic Hepatitis type C, but not seen in other diseases. Int J Mol Med 1998;2:51-56.
Plioplys AV et al. Clinical levels of carnitine in chronic fatigue syndrome. Neuropsychobiology 1997; 35:16-23.



Nessun commento:

Posta un commento

Per inserire un commento è necessario diventare utenti registrati, cliccando su iscriviti per email