mercoledì 12 marzo 2014

LE INCREDIBILI VIRTU' POLIVALENTI DELLA CURCUMA

In India, la curcuma è utilizzata per trattare tutta una varietà d’indisposizioni che includono problemi gastro-intestinali, disordini infiammatori, mali di testa, infezioni o reumatismi. È ai curcuminoidi della curcuma, e in particolare alla curcumina, che si devono i suoi multipli effetti benefici su tutto l'organismo.
Dal miglioramento delle funzione digestive, passando per il sostegno ai processi di disintossicazioni epatica, senza dimenticare i suoi potenti effetti anti-infiammatori a livello articolare e non solo, gli estratti standardizzati di curcuma longa hanno diritto di avere tutto il loro posto nella vostra farmacia naturale!

Contro i disturbi digestivi

Uno studio in doppio cieco, realizzato in Tailandia, ha comparato gli effetti di 500 mg di curcumina somministrati quattro volte al giorno a quelli di un placebo. 116 persone sono state arruolate nello studio. Dopo sette giorni di trattamento, l’87% delle persone del gruppo “curcumina„ ha evidenziato una scomparsa parziale o totale dei sintomi di dispepsia contro il 53% nel gruppo placebo1. In questo caso,
i supplementi di curcuma possono essere presi durante i pasti, da soli o in associazione con enzimi digestivi, assunti all’inizio di ogni pasto.


Nella disintossicazione epatica e le malattie del fegato legate all'alcool.

In occasione di uno studio, quattro gruppi di animali sono stati trattati per un mese: uno ha ricevuto olio di pesce e etanolo (PE), il secondo olio di pesce e destrosio (PD), il terzo ed il quarto (PE) e (PD) con la curcumina.
I ricercatori hanno osservato che i ratti nutriti con PE avevano “un fegato grasso”, necrotizzato e infiammato. Il trattamento con la curcumina preveniva la necrosi e l'infiammazione indotte dall'alcool. Il grado di grasso epatico (steatosi) è anche diminuito nei ratti che ricevevano la curcumina e non c’è stato alcun riscontro di lesioni epatiche in questi due gruppi. Secondo i ricercatori, questo studio dimostra, per la prima volta, che la curcumina previene la malattia epatica alcolica. 
La curcumina sarebbe in grado di prevenire le patologie del fegato legate all'alcool, almeno in parte, inibendo la perossidazione dei lipidi e attivando il fattore nucleare Kappa-B (NF-KB), implicato in un grande numero di tessuti sensibili all'alcool.
Nel corso di un'altra indagine, alcuni ricercatori hanno scoperto che la curcumina diminuiva lo stress ossidativo indotto dal tricloroetilene nel fegato di topo.
I suoi effetti benefici sembrano legati alla sua capacità di rallentare l'aumento dei livelli cellulari di perossisomi, elementi associati all'utilizzo dell'ossigeno da parte delle cellule2, e a stimolare la sintesi di glutatione3.  
In queste indicazioni, i supplementi di curcuma possono perfettamente complementare l’azione della SAM-e (5-adenosil-metionina), o quella del Desmodium (Desmodium Adscendens) e della Silimarina (composto di flavonoidi estratti dal cardo).

Per equilibrare il bilancio lipidico

Le capacità della curcumina di diminuire i livelli di colesterolo sono state ampiamente studiate da molti anni. In effetti, reduce i livelli di colesterolo interferendo sul suo assorbimento intestinale, accelerando la mobilizzazione del colesterolo periferico e tissutale verso il fegato e aumentando la sua eliminazione da parte dei sali biliari.
Uno studio indiano su dieci volontari ha dimostrato che la curcumina, già solo dopo sette giorni, aumenta i livelli di HDL del 29%. Nello stesso tempo, il colesterolo totale diminuiva dell'11,6% e la perossidazione lipidica era ridotta del 33%4.
I supplementi di curcuma hanno dunque tutto il diritto di essere collocati fra i presidi da utilizzare per limitare il colesterolo totale e aumentare il colesterolo-HDL, assieme al lievito di riso rosso, il policosanolo o ai bioflavonoidi speciali (flavoni polimetoxili) estratti da agrumi e ai composti appartenenti alla famiglia della vitamina E (tocotrienoli) estratti dal frutto di palma.
L’ossidazione del colesterolo-LDL gioca parimenti un ruolo importante sullo sviluppo dell’arteriosclerosi. Alcuni studi hanno riportato che la curcumina, in vivo, aveva non solo la capacità di ridurre i tassi di colesterolo totale e di colesterolo-LDL, ma che è in grado di esercitare un effetto protettivo nella prevenzione della lipoperossidazione delle membrane sub-cellulari4.
In Spagna, dei ricercatori hanno somministrato a diciotto conigli una alimentazione ricca in colesterolo per indurre arteriosclerosi. Li hanno in seguito divisi in tre gruppi: il primo ha ricevuto 1,66 mg di curcumina per chilo di peso, il secondo 3,2 mg e il terzo è servito da gruppo controllo. Dopo sette settimane, i ricercatori hanno osservato che nel gruppo nutrito con il dosaggio più basso di curcumina, la sensibilità delle LDL all'ossidazione era diminuita e che comunque i due gruppi che avevano ricevuto curcumina presentavano livelli più bassi di colesterolo5.

Un'azione potente anti-infiammatoria… A livello cardiovascolare

Una meta-analisi6, che comprende un totale di circa 350 persone, ha esaminato gli effetti dei curcuminoidi sui valori di proteina C (PCR) dei partecipanti agli studi. La PCR è un marcatore essenziale dell’infiammazione e un fattore di rischio importante nelle malattie cardiovascolari e nell’arteriosclerosi.
Secondo l'analisi dei risultati dei diversi studi clinici, rispetto ai gruppi che ricevevano placebo, la supplementazione di curcuminoidi è associata a una riduzione significativa dei livelli di PCR nei protocolli di durata di un minimo di quattro settimane. I meccanismi implicati sarebbero la soppressione della produzione e della liberazione di citochine pro-infiammatorie.
Associare quindi degli integratori a base di tocotrienoli, isomeri della vitamina E che hanno delle proprietà particolarmente benefiche per la salute del sistema cardiovascolare, assieme a estratti standardizzati di curcuma, consentirebbero di avere una duplice azione sinergica ed efficace contro l’arteriosclerosi.

...A livello articolare

Uno studio preliminare in soggetti che soffrono di poliartrite reumatoide ha evidenziato che la curcumina riduce l'infiammazione e alcuni sintomi come il dolore e la rigidità7. La curcumina è capace di bloccare allo stesso tempo le vie della Cox-2 e quelle del Lox-1, un recettore di membrana che internalizza i lipidi ossidati, nell'infiammazione, modulando direttamente il metabolismo dell'acido arachidonico. Ha anche la capacità di inibire l'attivazione di un fattore di trascrizione, l’NF-kB, un induttore potente dell'infiammazione cronica8.
Le proprietà anti-infiammatorie della curcumina sono state studiate in uno studio in doppio cieco su 49 pazienti affetti da poliartrite reumatoide. Un gruppo ha ricevuto 1.200 mg al giorno di curcumina per la durata di 5-6 settimane, mentre l'altra riceveva il fenilbutazone (300 mg/die), un farmaco anti-infiammatorio.
Miglioramenti significativi sono stati osservati nei due gruppi, con diminuzione delle rigidità mattutina, aumento della durata di marcia, riduzione della comparsa di stanchezza e miglioramento del gonfiore delle articolazioni, comparabile nel due gruppi9. 
Le persone che soffrono di artrite potrebbero alleviare efficacemente i loro dolori prendendo supplementi di curcuma, assieme a della glucosamina, della condroitina e dei supplementi di MSM (il metilsulfonilmetano (MSM), chiamato anche dimetil-sulfone, è una fonte stabile, ricca e naturale di zolfo organico).

Un’arma antiossidante per il cervello

L'organismo umano possiede alcuni geni che controllano l'attività antiossidante. Uno di questi geni, hemeossigenasi-1 (HO-1), si ritiene sia deputato a difendere le cellule del cervello esposte agli attacchi dei radicali liberi. In studi precedenti, la curcumina, in cellule di ratto, incoraggiava fortemente l'espressione e l'attività di HO-1, indicando che questo composto poteva essere di aiuto nel contrastare gli effetti dell'ossidazione. 

Dei ricercatori hanno dunque esaminato gli effetti neuroprotettivi della curcumina e la sua capacità di provocare la risposta di HO-1 in culture di neuroni dell'ippocampo. Il trattamento con la curcumina ha avuto per risultato un aumento dell'espressione di HO-1 e un conseguente aumento, ancor più notevole degli enzimi antiossidanti. La preincubazione delle cellule con la curcumina aumentava la resistenza delle cellule stesse alle lesioni ossidative. Secondo i ricercatori, la curcumina potrebbe essere utilizzata a scopo terapeutico come induttore potente di HO-1, proteggendo così le cellule del cervello dalle lesioni ossidative10.
In un altro studio, dei ratti sono stati trattati con streptozotocina per indurre nel loro cervello lesioni ossidative, utilizzate come modello sperimentale di demenza.
Gli animali hanno in seguito ricevuto 80 mg per kg di curcumina o un placebo per tre settimane. Dopo due settimane di trattamento con streptozotocina, i ratti hanno iniziato a evidenziare deficit conoscitivi significativi. Le prestazioni degli animali che avevano ricevuto la curcumina sono state significativamente migliori rispetto a quelle degli animali di confronto. Inoltre, i marcatori di stress ossidativo degli animali che avevano ricevuto il prodotto attivo sono nettamente diminuiti. La curcumina ha anche aumentato i livelli di glutatione, e degli enzimi responsabili della sua rigenerazione, in regioni specifiche del cervello che includono l'ippocampo e la corteccia cerebrale. Inoltre, ha aumentato l'attività della colina-acetiltransferasi, un enzima importante per la sintesi dell'acetilcolina. Livelli ridotti di acetilcolina si ritengono svolgere un ruolo nella malattia di Alzheimer11.
In quest’ambito, può essere auspicabile associare agli estratti di curcuma delle molecole efficaci che ne completeranno i suoi effetti come la fosfatidilserina (un componente lipidico essenziale delle membrane cellulari cerebrali), l’uperzina-A (utilizzata da centinaia di anni nella medicina tradizionale cinese nel trattamento della demenza senile), o anche della vinpocetina (un derivato della vincamina, la cui prima qualità è quella di sostenere il metabolismo cerebrale).

Una protezione contro l’Alzheimer

L'accumulo nel cervello delle proteine beta-amiloidi è una delle caratteristiche della malattia di Alzheimer. La beta-amiloide è in realtà, una proteina male formata. I macrofagi sono di solito capaci di identificare queste proteine male formate, assorbirle e distruggerle. Ma, per ragioni non ancora completamente identificate, non riescono a riconoscere la beta-amiloide e dunque eliminarla. Lavorando su topi di laboratorio la cui l'alimentazione era stata arricchita in curcumina, dei ricercatori hanno osservato che questa sostanza nutriente era capace di ridurre i depositi di questa proteina nel cervello e aumentare la loro eliminazione. Il fatto che la curcumina attraversi facilmente la barriera ematoencefalica e si leghi direttamente alle placche di sostanza amiloide svolge certamente un ruolo importante nella sua capacità di eliminarle12.
Inoltre, quando hanno aggiunto deboli quantità di curcumina a proteine di beta-amiloide umana in vitro, hanno osservato che la curcumina impediva alle proteine di unirsi e bloccava la formazione di fibre di amiloide che costituiscono le placche.  Questi risultati suggeriscono che la curcumina potrebbe essere capace allo stesso tempo di “trattare” la malattia di Alzheimer e diminuire il rischio di sviluppare questa malattia13.  Altri studi sono venuti a consolidare questi risultati poiché, altri ricercatori, hanno provato l'attività antiamiloide di macrofagi prelevati da pazienti colpiti da malattia di Alzheimer. Dopo incubazione in laboratorio con la curcumina, l'assorbimento della beta-amiloide da parte dei macrofagi della metà dei soggetti è risultata, sia pure in vitro, significativamente aumentata. I curcuminoidi rafforzano il legame da parte dei macrofagi alla beta-amiloide e la vitamina D potrebbe stimolarne l’assorbimento14.
La curcumina potrebbe così esercitare un effetto protettivo contro lo sviluppo della malattia di Alzheimer, e potrebbe forse anche aiutare a invertire il processo della malattia una volta che questa è comparsa15.
L’effetto della curcuma potrebbe essere ancor più efficace se associata con il PQQ (Pirrolochinolina chinone, un antiossidante potente, fino a cinquemila volte più efficace della vitamina C. È l'unico nutrimento in grado di generare nuovi mitocondri, fino a oltre il 20%, nelle cellule esistenti, comprese le cellule senescenti) e al Coenzima-Q10.

Vantaggi in caso d'insufficienza cardiaca

L'insufficienza cardiaca occorre quando il cuore non è più in grado di pompare efficacemente il sangue. Può condurre a un'ipertrofia del muscolo cardiaco che si accompagna a sintomi come stanchezza e gonfiori.
Ricercatori giapponesi hanno provato la curcumina su due modelli d'insufficienza cardiaca: la malattia cardiaca associata a pressione del sangue elevata in ratti sensibili al sale e in ratti ai quali un infarto del miocardio era stato indotto chirurgicamente. Nei due casi, la curcumina è stata in grado di prevenire l'aumento dello spessore della parete del muscolo cardiaco indotta dall'insufficienza cardiaca. I ricercatori hanno attribuito il meccanismo di azione della curcumina all'inibizione di un enzima, la p300 HAT (istone-acetiltransferasi).
In un secondo studio, un gruppo canadese ha descritto l'utilizzo della curcumina in un modello di topo affetto da insufficienza cardiaca e in culture di fibroblasti e di cellule cardiache di ratti. La curcumina ha permesso di prevenire l'ipertrofia del muscolo cardiaco e aiutare a renderla reversibile negli animali che la assumevano, anche quando il trattamento è cominciato due settimane dopo l'induzione dell'insufficienza cardiaca. Hanno anche osservato che la curcumina impediva l'attività della p300 HAT16.
In caso d’insufficienza cardiaca non esitate ad assumere, sinergicamente, degli estratti di curcumina e dei supplementi di taurina (un aminoacido che agisce anche come regolatore dell'attività elettrica nei muscoli, cuore e cervello) e di astragaloside IV (per la sua proprietà cardiotonica).  

Virtù contro il diabete

In uno studio, dei ricercatori hanno utilizzato topi maschi nutriti con un'alimentazione ricca in grassi per indurre obesità e topi femmine obesi difettosi in leptine. Topi normali magri, nutriti con un'alimentazione povera in grassi, sono stati utilizzati come controlli. Gli animali sono stati distribuiti in due gruppi; hanno ricevuto per cinque settimane un'alimentazione arricchita con una forte quantità di curcumina, oppure senza curcumina. Secondo i risultati delle prove di tolleranza al glucosio, all'insulina e la glicemia, i topi che hanno ricevuto una forte quantità di curcumina avevano meno rischio di sviluppare diabete. Inoltre, hanno evidenziato una piccola perdita di peso e di massa grassa, sebbene il loro consumo di calorie fosse identico o superiore a quello degli animali non che ricevevano curcumina.
I topi obesi che hanno ricevuto la curcumina avevano anche meno infiammazione nel fegato e nei tessuti grassi rispetto agli animali che non ne avevano assunta.  L'infiammazione svolgerebbe un ruolo nello sviluppo del diabete e dell'obesità, e i ricercatori suggeriscono che la curcumina aiuti a prevenire il diabete riducendo l'infiammazione che si genera nell'obesità. Così, la curcumina potrebbe non soltanto migliorare la sensibilità all'insulina dei muscoli e del fegato ma anche limitare alcuni effetti nocivi dell'obesità riducendo il numero e l'attività delle citochine infiammatorie prodotte dalle cellule immunitarie dei tessuti grassi che possono danneggiare le isole del pancreas produttrici d’insulina17.
Per migliorare la sensibilità delle cellule all’insulina, si raccomanda, in genere, di associare alla curcumina della berberina (il meccanismo d'azione della berberina rileva in primo luogo la regolamentazione dell'AMPK (protein-chinasi attivata); questa proteina chinasi, attivata dall'AMP, è un enzima ubiquitario essenziale, che contribuisce alla normalizzazione del metabolismo energetico e alla regolamentazione dell'assunzione di cibo e della sensibilità dei tessuti), che svolge anch’essa un ruolo chiave nella prevenzione ed il trattamento naturale di questa patologia.

Un aiuto per lottare contro le patologie oftalmiche…L’uveite anteriore cronica

Si tratta di un'infiammazione della parete vascolare dell'occhio e, in particolare, della regione che comprende l'iride. 375 mg di curcumina tre volte al giorno sono stati somministrati per via orale durante 12 settimane a 53 pazienti con uveite anteriore cronica. Dopo dodici settimane di trattamento, i sintomi erano migliorati nel 90% dei pazienti che avevano completato lo studio.
In un altro studio, 32 pazienti affetti da questa patologia sono stati divisi in due gruppi. Uno ha ricevuto semplicemente la curcumina, l'altro una combinazione di curcumina e di un trattamento antitubercolare. Sorprendentemente, tutti i pazienti trattati con la sola curcumina hanno evidenziato un miglioramento contro l’86% di quelli che hanno ricevuto il trattamento combinato. I ricercatori hanno concluso che la curcumina era parimenti efficace di una terapia con corticosteroidi, il solo trattamento cronico attualmente disponibile per trattare l’uveite anteriore cronica. Hanno posto l’accento sul fatto che l'assenza di effetti secondari della curcumina era il suo più grande vantaggio rispetto ai corticosteroidi18.

…La cataratta

Uno studio condotto su ratti e conigli ha messo in evidenza che la curcumina inibisce efficacemente la formazione della cataratta chimicamente indotta, anche a deboli dosi19. Un altro studio effettuato su ratti, della durata di 14 giorni, ha anche dimostrato che negli animali che ricevevano supplementi di curcumina, il cristallino era molto più resistente alla opacificazione indotta che i cristallini degli animali di controllo20.
L’utilizzo d’integratori di luteina e zeaxantina (luteina, zeaxantina e il suo stereoisomero, mesoze, sono i principali costituenti del pigmento che ricopre la regione maculare dell'occhio; questi tre carotenoidi antiossidanti, presenti in quantità uguali nel centro della retina, filtrano la luce blu e proteggono i fotorecettori dai danni ossidativi) protegge dello sviluppo e della progressione della cataratta e può dunque perfettamente agire in sinergia con gli estratti di curcuma standardizzati in curcumina. 

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1-Thamlikitkul V. et al. J Med Assoc Thai. 1989;72:613-620
2-Motterlini R. et al., Curcumin, an antioxidant and anti-inflammatory agent, induces heme oxygenase-1 and protect endothelial cells against oxidative stress, Free Radic. Biol. Med., 2000 Apr 15, 28(8):1303-12.
3-Dickinson D.A. et al., Curcumin alters EpRE and AP-1 binding complexes and elevates glutamate-cysteine ligase gene expression, Faseb J., 2003, 17(3):473-475
4-Indian Journal of Physiologie, 1992
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7-Deodhar SD et al. Ind J Med Res 1980; 71: 632-4
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11-Eur. Neuropsychopharmacol., 2009 Mar 27, published on-line ahead of print
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