Il sintomo gonfiore, a livello
addominale, sia superiore che inferiore, è molto frequente, può verificarsi in
fase post-prandiale, ma può essere presente nel corso della giornata. Può
associarsi a stipsi o diarrea o borborigmi (brontoloni di pancia), ma anche a
sintomi del tratto digestivo superiore quali nausea o reflusso. La pancia,
quando è gonfia, è sempre dolente.
Le cause sono sicuramente molte e
differenti, compreso stress, farmaci, errori alimentari o effetti indesiderati
di alimenti ecc. Vorrei qui soffermarmi su un aspetto specifico che è molto
frequente e non affrontato in modo sistematico.
Alcuni
zuccheri che comunemente utilizziamo nella nostra alimentazione possono avere
un ruolo nel determinare sintomi addominali, non solo in quanto fermentano o
determinano un effetto osmotico se non assorbiti, ma anche in quanto correlati
con le afferenze viscerali sensitive, e quindi con il sintomo dolore. L’effetto
di questi alimenti può essere anche molto intenso.
Vediamo
quindi cosa sono questi particolari carboidrati e cosa possono fare, iniziando
con il lattosio.
Il lattosio è un disaccaride molto comune
nei prodotti caseari (latte e derivati). Fino al 90% delle persone presenta un
certo grado di intolleranza al lattosio, percentuale che incrementa in base
alle origini etniche. L’intolleranza al lattosio è, infatti, più frequente nei
neri, negli indiani e nelle popolazioni di origine ispanica. E’ presente una
relativa tolleranza fra gli europei, ma questa tende a perdersi con l’età.
Nell’area mediterranea, quella in cui viviamo, circa il 65% della popolazione
presenta intolleranza al lattosio.
Alcune
situazioni possono modificare la tolleranza del singolo paziente al lattosio,
perché la sua digestione e assorbimento richiedono lattasi, un enzima situato
nei villi del piccolo intestino, e necessario per la sua digestione. Se ad
esempio una persona soffre di gastroenterite, o un paziente con malattia di
Crohn presenta una riacutizzazione, si può verificare una temporanea
intolleranza al lattosio. Pertanto gli alimenti che lo contengono vanno
temporaneamente evitati.
L’intolleranza
al lattosio è definita dall’incapacità di assumere senza sintomi gli alimenti contenenti
questo disaccaride. È importante sapere che i formaggi a pasta dura,
stagionati, sono relativamente privi di lattosio, perché questo è eliminato dai
processi di fermentazione che avvengono durante la maturazione del formaggio.
Questi alimenti, assieme al burro e alla panna acida, sono consentiti in una
dieta priva di zuccheri fermentanti.
L’enzima
lattasi, è presente in molti integratori e si può aggiungere durante certi pasti per rendere il soggetto
più tollerante al lattosio. Lo yogurt, per la presenza del Lactobacillus, può pure essere tollerato. Comunque, lo yogurt
congelato non è nella lista e si possono sperimentare diluizioni di yogurt con
acqua.
Spesso i
pazienti che sostengono di non essere intolleranti al lattosio presentano
giornate buone e giornate cattive. Se si analizza accuratamente la loro
alimentazione e si misura la relativa quantità di latte assunta in quei giorni,
si può vedere come questo contribuisca ai loro sintomi. In questo caso, se
iniziamo a parlare di una dieta di esclusione, ci sono alimenti che il singolo
soggetto può scoprire non dovere completamente eliminare e, comunque, potrà
scegliere di minimizzare questi alimenti o di aggiungere integratori enzimatici alla propria dieta.
Il
secondo zucchero, per importanza, è il fruttosio,
lo zucchero che ritroviamo nel miele e in molta frutta come pere, mele, uva,
uva passa, prugne, pesche e ananas. Queste frutta sono molto ricche in
fruttosio.
L’assorbimento
del fruttosio è regolato dal suo bilanciamento nel cibo. Quando la parte di
fruttosio supera quella del saccarosio (lo zucchero della zuccheriera) negli
alimenti che li contengono entrambi, avviene un’intolleranza al fruttosio.
Questi alimenti ricchi in fruttosio devono quindi essere eliminati o molto
ridotti nella dieta.
I fruttani sono oligosaccaridi, polimeri
di molecole di fruttosio, che si trovano nella farina di frumento e in molti
tipi di vegetali (per es. carciofi, asparagi e cipolle). I fruttani a catena
più lunga si chiamano inuline e queste sono spesso addizionate, come fibre
solubili, allo yogurt. Lo yogurt, quindi, in determinate situazioni, può essere
causa di sintomi importanti. In un paziente che mangia molto yogurt e presenta
molto gas e diarrea, lo yogurt può essere causa di riacutizzazione dei sintomi.
I
fruttani sono pure presenti in una varietà di frutta molto zuccherina come le
pere, ananas, banane, prugne e mele. Queste devono quindi essere evitate,
soprattutto in presenza di diarrea.
La farina
di frumento è la fonte più comune di fruttani, e, negli Stati Uniti, ma anche
in Italia, rappresenta la fonte di cica il 70% dei fruttani contenuti
nell’alimentazione quotidiana. In un paziente
che ha fatto i test per la malattia celiaca ed è negativo, senza evidenza
sierologica di intolleranza alla farina di frumento, si deve pensare comunque a
una dieta che escluda il glutine, o
almeno la farina di frumento. Questo porterà, nella maggior parte dei casi, a
un notevole successo con miglioramento dei sintomi, probabilmente per la
presenza di fruttani nella farina. E con questo ritorniamo all’idea già
espressa di giorni buoni e giorni cattivi. Infatti, un paziente può assumere
una quantità maggiore di farina contenente fruttani e avere una giornata
cattiva. E questo può avvenire anche se l’assunzione relativa di altri
di-oligosaccaridi è ben bilanciata.
I galattani sono polimeri del galattosio.
Gli esseri umani non hanno un enzima capace di degradarli (digerirli) e di
assorbirli (sono contenuti, per es. nell’anguria).
Bisogna
fare molta attenzione al consumo di polioli
perché queste sostanze sono spesso utilizzate come dolcificanti (le cosiddette
caramelle senza zucchero e altro). Alcuni additivi alimentari contengono
polioli idrogenati ed è quindi importante imparare a leggere bene le etichette
sulla composizione degli alimenti che si vanno ad acquistare. Ance lo sciroppo
di mais (corn syrup) che è un elemento molto ricco in fruttosio, è spesso
utilizzato come additivo alimentare.
Quando si
parla di sindrome dell’intestino irritabile (IBS), quindi, bisogna stare molto
attenti a quelle che sono le attitudini alimentari: spesso viene suggerito di
introdurre nell’alimentazione molte fibre (frutta e verdura), e questo è
giusto, ma contemporaneamente bisogna comprendere quali siano gli elementi
della dieta che si possono assimilare normalmente e quali vanno invece evitati.
È
assolutamente un fenomeno individuale ed è importante individuare se ci siano
alimenti ai quali il singolo può essere particolarmente sensibile.
Per il
paziente con IBS, sia che accusi stipsi, diarrea, gonfiore o borborigmi
(movimenti esagerati intestinali) questo può fare la differenza.
Infatti,
una dieta ad alto contenuto di fibre va certamente presa in considerazione, da
un punto di vista salutistico, per i suoi molteplici benefici sulla salute: e
anche nell’IBS, in molti casi, aumentando l’introduzione di fibre nella dieta,
utilizzando alimenti ad alto contenuto di fibre e, talora, supplementi di fibre
come il glucomannano o lo psillio e aumentando l’assunzione di
liquidi si possono risolvere molti casi di IBS.
Ma talora
i sintomi possono perfino peggiorare, e allora si deve prendere in
considerazione un approccio diverso che prende il nome di FODMAPs (Fermentable Oligosaccaride, Disaccaride, Monosaccaride,
and Polyglycans), un nuovo approccio nutrizionale all’IBS, coniato da due
ricercatori Australiani, Susan J. Shepherd e Peter R. Gibson, che, con questo
approccio hanno raggiunto risultati nel 75% dei loro pazienti.
Una dieta
a basso contenuto di FODMAPs evita certi alimenti contenenti alcuni zuccheri e
fibre capaci di provocare diarrea, stipsi, gas, borborigmi e dolore addominale
nei pazienti con IBS.
La dieta
a basso contenuto di FODMAPs evita appunto questi alimenti che sono, ad
esempio:
· Lattosio (conosciuto anche
come zucchero del latte, che si trova nel latte, yogurt e gelati)
· Fruttosio (conosciuto come
zucchero della frutta, che si trova nella frutta, nello sciroppo di mais ad
alto contenuto di fruttosio, nel miele e nello sciroppo di agave)
· Sorbitolo, mannitolo e altro
–olo, dolcificanti (che si trovano in alcune frutta e vegetali, come pure in
alcuni tipi di gomme da masticare e dolciumi senza zucchero)
· Fruttani (un tipo di fibra
contenuto nella farina di frumento, cipolle, aglio e radici di cicoria)
· GOS (un tipo di fibra che si
trova nei piselli e legumi in genere, nell’hummus e nel latte di soia)
Questi
cinque generi di FODMAPs hanno parecchie cose in comune:
- Sono scarsamente assorbiti durante i processi digestivi.
- Sono rapidamente fermentati dai batteri che vivono nell’apparato digerente (microbioma).
- Possono alterare l’equilibrio idroelettrolitico nell’intestino.
- Tutti assieme, questi effetti, possono comportare crisi di sintomi che si riferiscono all’IBS.
Ironicamente,
molti alimenti ad alto contenuto di FODMAPs rappresentano, diversamente, delle
scelte salutistiche e sono spesso raccomandati da chi pratica la medicina
funzionale, la prevenzione delle malattie, la medicina anti-age. Per coloro che
li tollerano un’alimentazione ad alto contenuto di frutta, vegetali, prodotti
caseari, legumi e farine integrali può rappresentare un cibo meraviglioso! Ma
le persone con IBS devono spesso limitare le loro porzioni di questi alimenti o
subirne le conseguenze.
Alimenti o ingredienti comuni ad
alto contenuto di FODMAPs
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Alternative a basso contenuto di FODMAPs
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Latte di soia;
Latte di vacca o di capra, yogurt, gelato
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Latte di vacca,
yogurt e gelato senza lattosio (ad alta digeribilità); latte di riso, cocco o
mandorla
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Bevande,
sciroppi o condimenti dolcificati con sciroppo di mais ad alto contenuto di
fruttosio, miele o agave.
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Bevande,
sciroppi o condimenti dolcificati con zucchero granulato, succo di canna
evaporato, zucchero di canna, 100% sciroppo di acero puro.
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Frutta
disidratata o secca, succhi di frutta, barrette di frutta o di frutta secca e
noci
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Frutta fresca o
congelata
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Mele, pere, frutta
compatta (ciliegie, pesche, prugne, albicocche, avocado, mango), anguria,
more.
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Piccole
porzioni (100 grammi) di fragole, mirtilli, lamponi, uva, ananas, melone,
kiwi, banane mature, arance, limoni, lime, pompelmi.
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Aglio, cipolle,
broccoli, cavolfiore, cavolo, verza, funghi, mais dolce
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Olio
aromatizzato all’aglio, erba cipollina e cipollette, spinaci, lattuga,
pomodori freschi, cetrioli, carote, zucchini, peperoni, patate bianche,
piccole porzioni (100 grammi) of legumi verdi, piselli, patate dolci
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Frumento, orzo
o segale; pane, cereali, pasta o prodotti da forno fatti di farina di
frumento, orzo o segale; barrette ad alto contenuto di fibre o di cereali
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Avena, riso,
farina di mais o quinoa; pane, cereali, pasta or prodotti da forno fatti di
avena, riso, farina di mais o quinoa.
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Dolciumi senza
zucchero, dolcificati con sorbitolo, mannitolo, maltitolo, xylitolo.
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Piccole
porzioni (30-50 grammi) di dolci dolcificati con zucchero.
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Legumi, legumi
lessati o saltati, hummus
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Tofu
consolidato
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Pistacchi, anacardi
|
Piccole
porzioni (1 manciata) di altre noci, burro di noci o semi
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Utilizzando questi principi, si può
pensare di impostare una dieta di eliminazione, secondo i criteri FODMAP per
evidenziare eventuali selettive intolleranze. La dieta di eliminazione è una
“dieta di apprendimento” con una strategia e un progetto; l’attenta
osservazione dei sintomi aiuterà il paziente a comprendere come un certo tipo
di alimenti possa contrariarlo.
All’inizio si devono limitare tutti
gli alimenti contenuti nella lista dei FODMAPs nella alimentazione quotidiana.
In genere sono sufficienti due settimane per far sparire i sintomi.
Successivamente si provvederà a reintrodurre FODMAPs un tipo alla volta, e
iniziando dalla lista di quelli a basso contenuto.
Quello che in genere si potrà
osservare è che solo uno o due FODMAPs sono responsabili dei sintomi e, alla
fine, gran parte dei pazienti si renderà conto che potrà mangiare, con
moderazione, gli alimenti, anche ad alto contenuto di FODMAPs, che preferisce.
Facciamo un esempio:
Se scoprite che le farine ad alto
contenuto di FODMAPs sono un problema, ma amate molto la pizza, quello che
avete imparato, a questo punto, può aiutarvi a decidere come gestire questa
situazione: scegliere una pizza più sottile, mangiarne solo alcune fette,
scegliere una pizza senza glutine, evitare altri cibi ricchi di FODMAPs durante
quel pasto, mangiarla meno di frequente o, scegliere per il vostro piacere e
affrontare il risultante trambusto provocato nella vostra pancia. L’obbiettivo
finale, per ciascun individuo è mangiare utilizzando la dieta più variata che
può tollerare, non restringerla secondo regole restrittive e immutabili.
Quello che è importante, in ogni caso
è escludere altre condizioni che possano provocare i sintomi, e questo va
fatto, in genere, prima di iniziare una dieta a basso contenuto di FODMAPs:
- Escludere la malattia celiaca o l’ipersensibilità al glutine che rientra nel quadro delle intolleranze proteiche.
- Scegliere un momento nel quale si ha tempo per leggere bene le etichette degli alimenti e per prepararsi il cibo a casa.
- Alimentarsi prevalentemente di cibi semplici e non confezionati
- Se si mangia fuori casa scegliere cibi semplici, con ingredienti facilmente riconoscibili, come pesce o carne ai ferri, patate al forno, insalata verde (senza cipolle) con olio di oliva e aceto balsamico.
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