mercoledì 11 settembre 2013

DIABETE E OBESITA' = DIABESITY


Nei tempi moderni è comparsa una vera e propria epidemia, una condizione potenzialmente mortale che nel mondo occidentale ormai affligge circa il 50% dei soggetti adulti, una malattia che fa aumentare di peso, sentire malati, perdere energia e potrà accorciare sensibilmente la vostra vita, ma che il 90% di voi non sa nemmeno di avere.

Questa condizione (non è ancora una malattia) nel mondo anglosassone si chiama “diabesity”, intraducibile in italiano se non come predisposizione all’obesità e al diabete (un sincretismo fra diabetes e obesity). Rappresenta lo spettro continuo di un processo biologico anormale che va dall’insulino-resistenza lieve al diabete pienamente espresso.
Cercherò di spiegare quali siano le cause reali di questa condizione e di fornire alcuni semplici strumenti attraverso i quali si potrà iniziare un processo reversibile di guarigione a partire da oggi stesso.

LE CAUSE REALI della DIABESITY

Lo spettro completo di questa condizione, che continuerò, a chiamare “diabesity”, comprese tutte le complicazioni proprie del diabete conclamato e cioè aumento della glicemia, della pressione sanguigna, del colesterolo rappresenta solamente la sintomatologia terminale di un processo iniziato da tempo, che risulta da problemi con l’alimentazione, lo stile di vita e le tossine ambientali che interagiscono con le nostre “uniche” suscettibilità genetiche.

QUESTE RAPPRESENTANO LE CAUSE REALI DELLA DIABESITY.

Le ragioni per cui i fattori alimentari e dietetici e lo stile di vita alterati conducono a questa malattia è dovuto al fatto che essi determinano una condizione conosciuta come insulino-resistenza. Contrariamente a quello che comunemente gran parte della gente pensa, il diabete di tipo 2 è una malattia con troppa insulina, non con poca insulina. E l’insulina è il vero problema portante della diabesity.

Quando vi alimentate di “calorie vuote” e abbondanza di zuccheri a rapido assorbimento, calorie liquide e carboidrati (come pane, pasta, patate ecc.), le vostre cellule, lentamente, diventano resistenti agli effetti dell’insulina, per cui ne richiedono sempre più per svolgere lo stesso lavoro di mantenere la costante la glicemia.
In questo modo si sviluppa l’insulino-resistenza. Il primo segno dell’esistenza di un problema sono livelli ematici elevati di insulina. Più elevati sono questi valori, peggiore è la vostra insulino-resistenza e il vostro corpo comincia a invecchiare e a deteriorarsi. Infatti, la resistenza insulinica è il più importante fenomeno, preso singolarmente, che porta a un rapido e prematuro invecchiamento dell’organismo e a tutte le malattie che ne conseguono, comprese le cardiopatie, l’ictus, la demenza e il cancro.

Man mano che i livelli di insulina aumentano, si verifica un aumento dell’appetito che va fuori controllo, aumentando il peso, principalmente attorno all’addome, aumentando l’infiammazione e lo stress ossidativo, e si verificano molteplici effetti conseguenti compresa ipertensione, ipercolesterolemia, riduzione delle HDL, ipertrigliceridemia, aumento di peso verso la mezz’età, ispessimento del sangue che diventa più viscoso, e con aumento del rischio di cancro, Alzheimer e depressione. Tutti questi rappresentano il risultato dell’insulino-resistenza e di troppa insulina. 

L’aumento dello zucchero nel sangue non è l’origine del problema!

E poiché l’insulino-resistenza e la diabesity rappresentano uno sviluppo conseguente e diretto di un’alimentazione sbagliata e di uno stile di vita da correggere, questa condizione è REVERSIBILE al 100% nella stragrande maggioranza dei casi.

La maggior parte delle persone deve solo eliminare le cose che alterano il normale funzionamento del loro organismo, che lo portano fuori dall’equilibrio e introdurre quello che serve ad aiutare invece il proprio corpo a ritrovare il proprio equilibrio. Per la maggior parte delle persone gli interventi necessari sono veramente semplici e straordinariamente efficaci.

PRIMA DI TUTTO BISOGNA RICONDIZIONARE IL NOSTRO CERVELLO PER UNA SALUTE MIGLIORE

Tutti potenzialmente siamo tossicodipendenti da cibo. I nostri cervelli sono costruiti per farci desiderare alimenti altamente calorici e pieni di grassi. Si può imparare a controllare queste pulsioni, anzi si deve, per eliminare cibi che sono sì a elevato contenuto di calorie e di grassi, ma che dal punto di vista nutritivo rendono, invece, veramente poco.
Allora dobbiamo modificare il nostro software, ma per farlo, dobbiamo prima capire perché è arrivato a essere quello che ci portiamo appresso.

CALORIE = SOPRAVVIVENZA

Il desiderio del cervello di avere a che fare con alimenti “ricchi” è un problema genetico, appartiene agli animali predatori e ci appartiene da quando l’uomo era cacciatore/raccoglitore, sempre alla ricerca di qualcosa di più nutriente e succulento per alimentarsi. E soprattutto, la programmazione che ne deriva, da circa 2,4 milioni di anni, è un fatto legato ai periodi di carestia: bisognava nutrirsi anche in eccesso, per essere in condizione di sopravvivere ai momenti di ristrettezza alimentare.

Oggi, che tutto è facile e a portata di mano, questo si traduce in malattie e obesità.

L’uomo, cacciatore e raccoglitore ricavava circa il 60% delle sue calorie da carne, grasso e interiora degli animali cacciati e il rimanente 40% da tuberi, frutti, semi e radici. Per catturare le sue prede spendeva però molta energia fisica e questo giustificava anche la necessità di abbondanza alimentare (quando c’era).
Allora la varietà era comunque molto limitata, se la paragoniamo con i circa 40.000 prodotti alimentari diversi che abbiamo oggi a disposizione nei nostri supermercati, come pure la disponibilità: oggi noi possiamo nutrirci 7 giorni su sette e per tutte le 24 ore, e non troviamo, in genere, alcuna difficoltà, né, come ai nostri predecessori, ci è richiesta un’elevata spesa energetica per procurarsi il cibo.

Il problema, dunque, sta tutto nel bilanciamento fra proteine e carboidrati, ma la verità non è quella che la maggior parte della gente pensa. I carboidrati si sono fatti una pessima fama, ma essi rappresentano il singolo nutriente più importante per la salute dell’individuo e per la perdita di peso. Non sono questi i carboidrati che ci vengono per primi a mente, non si parla evidentemente di pane, pasta, pizza, dolci e dolcetti, ma dei vegetali in genere, che rassomigliano quanto più a quello che i nostri predecessori utilizzavano per la loro alimentazione.

I cacciatori/raccoglitori mangiavano prevalentemente frutta, tuberi, radici, semi e noci, cioè alimenti completi, pieni di fibre, vitamine e minerali e di fitocomposti colorati in grado di mantenere lo stato di salute e di tenere a bada l’aumento di peso. 
Richiedono pure un certo tempo per essere digeriti, per cui aumentano gli zuccheri nel sangue lentamente, creando una situazione ottimale per il metabolismo, garantendo un apporto continuo e costante di energia. Gli alimenti completi, poi, possiedono tutte le informazioni per essere in grado di attivare i geni giusti.

Gli ultimi 10.000 anni hanno visto l’avvento dell’agricoltura e della industrializzazione, e in un battito di ciglia (da un punto di vista della storia evoluzionistica) l’uomo ha completamente stravolto la sua alimentazione. Oggi, almeno il 60 per cento delle nostre calorie proviene da alimenti che il cacciatore/raccoglitore non avrebbe riconosciuto come cibo. La maggior parte di questi – cereali, bevande zuccherate, oli raffinati e condimenti - rientrano fra i carboidrati. Il cervello primitivo vede una fonte senza fine di energia e i nostri corpi, lasciati a questo punto senza controllo, ne pagano il prezzo: un’epidemia in tutto il mondo occidentale, ma non solo, di obesità e diabete (diabesity).

QUELLO CHE AVVIENE NEL NOSTRO SANGUE

Quando si mangiano carboidrati semplici, sia zucchero sia amidi, questi passano quasi istantaneamente nel torrente sanguigno. Nel tempo di pochi secondi i livelli di zucchero cominciano ad aumentare. Per contrastare questo aumento viene liberata insulina. L’insulina è la chiave che consente agli zuccheri di entrare nelle cellule. Man mano che gli zuccheri entrano nelle cellule, i livelli ematici di glucosio diminuiscono e viene recuperata l’omeostasi. Un’abbondanza di zuccheri semplici nell’alimentazione costringe il corpo a liberare sempre più insulina. Questo induce le cellule a chiudere i lucchetti per troppo utilizzo e, come una chiave che ha perso qualche dente, l’insulina non riesce più ad attivare il meccanismo cellulare per cui gli zuccheri possono penetrare nelle cellule. Le cellule diventano insensibili agli effetti dell’insulina. Ne risulta che il corpo deve produrre sempre più insulina per cercare di superare questa resistenza e mantenere normali livelli di zucchero nel sangue (e dentro le cellule). Infine, questo meccanismo porta a una condizione chiamata insulino-resistenza (diabesity), che si traduce in aumento del grasso addominale, ipertensione, ipercolesterolemia, infertilità, riduce il desiderio sessuale, provoca depressione, stanchezza e perdita di funzioni cerebrali (demenza) e anche favorisce l’origine del cancro.

TRE MODI PER RIPROGRAMMARE IL CERVELLO

Fortunatamente ci sono tre modi per riprogrammare le parti primitive del cervello facendo le scelte alimentari giuste e qui esporrò tre modi semplici.

      1. BILANCIARE GLI ZUCCHERI
I livelli di zucchero nel sangue regolano la parte ancestrale del cervello che comanda la fame e la sazietà. Se viene fame fra i pasti, significa che i livelli di zucchero si sono abbassati. Quando i livelli di zucchero sono bassi, viene voglia di mangiare qualsiasi cosa. Per bilanciare bene i livelli di glucosio, mangiare invece un piccolo snack fra i pasti, a base preferibilmente di semi o noci (15-30 grammi), o frutta o verdura (una mela, una carota, 3-4 prugne secche o albicocche secche).

                  2.   ELIMINARE CALORIE LIQUIDE E DOLCIFICANTI ARTIFICIALI
I nostri progenitori non bevevano bibite o succhi di frutta confezionati quando avevano sete. Queste bevande sono ricche in fruttosio (dal mais) e in zuccheri raffinati. Provare invece a bere solo acqua, meglio se filtrata, e tè verde non zuccherato. Il tè verde contiene sostanze antiossidanti che fanno molto bene alla salute. E, non cadete nella tentazione delle varie bevande cosiddette “diet” o “zero”. Contengono dolcificanti artificiali che, intanto non sono sicuri, poi inducono l’organismo a produrre comunque molta insulina, come se si stesse mangiando zucchero.

      3.   MANGIARE MOLTE PROTEINE A COLAZIONE
Idealmente, si mangiano ad ogni pasto proteine di buona qualità, ma se si deve dare priorità a un pasto, scegliere la colazione del mattino. Molti studi dimostrano che utilizzando al risveglio proteine salutari come quelle dell’uovo, noci, semi, burro di noci, o un frullato proteico, aiuta a perdere peso, riduce la fame e brucia calorie.
Infine, apparentemente non si possono controllare i nostri geni, ma si può invece controllare cosa e come mangiare. Se si riprende il controllo della propria alimentazione, modificandola per quello che serve realmente, il cervello non cadrà più nella tentazione di fame e di urgenza di assumere cibo che caratterizza il cervello dei rettili e degli animali meno evoluti. Abbiamo uno strumento potentissimo per trasformare e migliorare la nostra salute che è la nostra forchetta. Usiamola bene e ne saremo ricompensati.

Assieme al ricondizionamento del nostro cervello primordiale, è bene che seguiamo anche le prossime regole:


8 PASSI per RENDERE REVERSIBILE la DIABESITY

      1.   Fare gli esami giusti. Gran parte dei medici si focalizza sui livelli di glicemia a digiuno, o al massimo a quelli dopo una e due ore da carico di 75 grammi di glucosio. Questi sono indicatori scadenti per quanto riguarda la diabesity. Il test migliore per evidenziare la condizione è un test di risposta insulinica dove l’insulinemia viene misurata a digiuno e dopo 1 e 2 ore dopo un carico di glucosio assunto per via orale (quindi: glucosio e insulina basali, glucosio e insulina dopo una e due ore da un carico di zucchero e emoglobina glicata basale).

      2.   Guardate alla vostra alimentazione in modo lieve e sorridente. Infatti, nonostante quanto comunemente si legge o si ascolta sui media, e la confusione crescente fra i medici, le nozioni basilari di una corretta alimentazione (nutrizione) sono estremamente semplici. Eliminate lo zucchero e i carboidrati raffinati, utilizzate esclusivamente, o quanto più possibile, alimenti semplici (come ci provengono dalla natura e meglio se biologici) come proteine magre, pesce o pollame, vegetali, noci, semi, legumi e cereali integrali.

      3.   Assumete gli integratori giusti. Nonostante spesso si levino voci discordanti e contrarie, queste sono del tutto infondate, Gli integratori, prodotti talora di nutraceutica, rappresentano una parte essenziale della terapia della diabesity. Un buon prodotto multivitaminico, vitamina D, olio di pesce, nutrienti speciali che riequilibrano il metabolismo degli zuccheri come l’acido alfa-lipoico, il cromo polinicotinato, la biotina, la cannella, le catechine del tè verde, e il glucomannano possono rappresentare tutti elementi da aggiungere.

      4.   Imparate a rilassarvi. Lo stress è uno dei maggiori, non riconosciuti, fattori contribuenti all’insulino-resistenza e allo squilibrio del metabolismo degli zuccheri. Pensate solo a tutta quell’adrenalina messa in circolo (che libera zucchero dal fegato e dai muscoli e quindi insulina). Imparate pertanto a inserire il bottone della “pausa” nella vostra vita e spingetelo ogni giorno, praticando la respirazione profonda, le visualizzazioni, yoga, training autogeno, meditazione o altre tecniche di rilassamento.

      5.   Imparate a muovervi. Non basta modificare l’alimentazione (qui ricordo che non uso mai il termine dieta, che mi sembra privativo, ma alimentazione, che ci ricorda che noi ci nutriamo, cioè forniamo al nostro organismo il carburante giusto che gli abbisogna), l’esercizio fisico è probabilmente il singolo miglior farmaco per curare la vostra diabesity. Camminate almeno 30 minuti al giorno a passo veloce. Per alcuni di voi potrà non bastare e saranno necessari 40-60 minuti di esercizio aerobico più vigoroso 4-6 volte alla settimana.

      6.   Diventate ambientalisti e verdi. Le tossine ambientali contribuiscono anch’esse alla diabesity. Filtrate l’acqua, cercate prodotti per la pulizia verdi e biocompatibili, fate con accuratezza la raccolta differenziata dei rifiuti ed evitate le sostanze plastiche tutte le volte che potete.

      7.   Pensate a voi come una persona “unica”. I passi descritti in precedenza si rivolgono all’80% dei problemi associati alla diabesity, ma alcuni individui richiederanno ulteriori passi per ottimizzare aree chiave della loro biologia. Ricordate: la medicina del futuro sarà una medicina personalizzata. Si ricercheranno gli squilibri metabolici del singolo individuo, che ne alterano la biologia, per ricercare dei rimedi specifici per ricomporli.

      8.   Rimanete “connessi”. La ricerca incomincia a dimostrare che noi, in realtà andiamo meglio quando stiamo insieme. Invitate i vostri amici, famiglie, e vicini a modificare la loro alimentazione e il loro stile di vita assieme a voi. Assieme si può riprendere più facilmente il controllo della nostra salute.

Un ultimo indirizzo: i principi base che vi ho illustrato si riferiscono soprattutto a chi ancora pensa di stare bene. Non fate tutto da soli. Rivolgetevi a un professionista serio e competente quando avete dei dubbi o per raggiungere meglio e più rapidamente gli effetti desiderati. Soprattutto con gli integratori, non usate il fatelo-da-voi: considerateli come se fossero farmaci e chiedetene quantità, uso e durata a persone competenti e, per quanto riguarda l’attività fisica, sarà bene ci sia una valutazione preliminare da parte di un osteopata-posturologo per evitare che, invece di ottenere gli effetti desiderati, vi troviate con una nuova complessità da affrontare, ma non solo: una postura corretta e il suo riequilibrio condizionano il nostro benessere: questo deve essere il nostro obiettivo primario!


2 commenti:

  1. ..grazie dottore, so che il cammino sarà lungo,comunque le mie condizioni generali sono molto migliorate. La "fame travolgente di pasticci " si è sopita, e mi sono accorta che oltre a dimagrire lentamente, sto cambiando forma. Tutto sommato non sono rinunce quelle che faccio visto che mi sono accorta che erano anni che non digerivo. La sensazione di sazietà e di energia mi consente di rendere meglio...il movimento quello è il mio cruccio ....farò anche quello

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    1. Rispondo nuovamente direttamente dal Blog.
      La consapevolezza del valore del proprio corpo consiglia comportamenti che possono sembrare difformi da quelli che la maggioranza delle persone segue. Non si tratta di rinunce, ma di scelte. Scelte per la salute, per un'esistenza migliore, per la vita. Lei fa bene e deve fare proselitismo, perché le regole di una vita sana rappresentano un'etica, che deve essere partecipata. Aggiunga il movimento e ne avrà soddisfazione. E mi contatti se avrà dubbi o necessità di consigli.

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