Nei tempi moderni è comparsa una vera e propria epidemia, una condizione potenzialmente mortale che nel mondo occidentale ormai affligge circa il 50% dei soggetti adulti, una malattia che fa aumentare di peso, sentire malati, perdere energia e potrà accorciare
sensibilmente la vostra vita, ma che il 90% di voi non sa nemmeno di avere.
Questa condizione (non è ancora una malattia) nel mondo
anglosassone si chiama “diabesity”, intraducibile in italiano se non come
predisposizione all’obesità e al diabete (un sincretismo fra diabetes e
obesity). Rappresenta lo spettro continuo di un processo biologico anormale
che va dall’insulino-resistenza lieve al diabete pienamente espresso.
Cercherò di spiegare quali siano le cause reali di questa
condizione e di fornire alcuni semplici strumenti attraverso i quali si potrà
iniziare un processo reversibile di guarigione a partire da oggi stesso.
LE CAUSE
REALI della DIABESITY
Lo spettro completo di questa condizione, che continuerò, a
chiamare “diabesity”, comprese tutte le complicazioni proprie del diabete
conclamato e cioè aumento della glicemia, della pressione sanguigna, del
colesterolo rappresenta solamente la sintomatologia terminale di un processo
iniziato da tempo, che risulta da problemi con l’alimentazione, lo stile di
vita e le tossine ambientali che interagiscono con le nostre “uniche”
suscettibilità genetiche.
QUESTE
RAPPRESENTANO LE CAUSE REALI DELLA DIABESITY.
Le ragioni per cui i fattori alimentari e dietetici e lo stile
di vita alterati conducono a questa malattia è dovuto al fatto che essi
determinano una condizione conosciuta come insulino-resistenza. Contrariamente
a quello che comunemente gran parte della gente pensa, il diabete di tipo 2 è
una malattia con troppa insulina, non con poca insulina. E l’insulina è il vero
problema portante della diabesity.
Quando vi alimentate di “calorie vuote” e abbondanza di zuccheri
a rapido assorbimento, calorie liquide e carboidrati (come pane, pasta, patate
ecc.), le vostre cellule, lentamente, diventano resistenti agli effetti
dell’insulina, per cui ne richiedono sempre più per svolgere lo stesso lavoro
di mantenere la costante la glicemia.
In questo modo si sviluppa l’insulino-resistenza. Il primo segno
dell’esistenza di un problema sono livelli ematici elevati di insulina. Più
elevati sono questi valori, peggiore è la vostra insulino-resistenza e il
vostro corpo comincia a invecchiare e a deteriorarsi. Infatti, la resistenza
insulinica è il più importante fenomeno, preso singolarmente, che porta a un
rapido e prematuro invecchiamento dell’organismo e a tutte le malattie che ne
conseguono, comprese le cardiopatie, l’ictus, la demenza e il cancro.
Man mano che i livelli di insulina aumentano, si verifica un
aumento dell’appetito che va fuori controllo, aumentando il peso,
principalmente attorno all’addome, aumentando l’infiammazione e lo stress
ossidativo, e si verificano molteplici effetti conseguenti compresa
ipertensione, ipercolesterolemia, riduzione delle HDL, ipertrigliceridemia,
aumento di peso verso la mezz’età, ispessimento del sangue che diventa più
viscoso, e con aumento del rischio di cancro, Alzheimer e depressione. Tutti questi rappresentano il risultato dell’insulino-resistenza
e di troppa insulina.
L’aumento dello zucchero nel sangue non è l’origine del
problema!
E poiché l’insulino-resistenza e la diabesity rappresentano uno
sviluppo conseguente e diretto di un’alimentazione sbagliata e di uno stile di
vita da correggere, questa condizione è REVERSIBILE al 100% nella stragrande
maggioranza dei casi.
La maggior parte delle persone deve solo eliminare le cose che
alterano il normale funzionamento del loro organismo, che lo portano fuori dall’equilibrio e introdurre quello che serve ad
aiutare invece il proprio corpo a ritrovare il proprio equilibrio. Per la
maggior parte delle persone gli interventi necessari sono veramente semplici e
straordinariamente efficaci.
PRIMA DI TUTTO BISOGNA RICONDIZIONARE IL NOSTRO
CERVELLO PER UNA SALUTE MIGLIORE
Tutti potenzialmente siamo
tossicodipendenti da cibo. I nostri cervelli sono costruiti per farci
desiderare alimenti altamente calorici e pieni di grassi. Si può imparare a
controllare queste pulsioni, anzi si deve, per eliminare cibi che sono sì a
elevato contenuto di calorie e di grassi, ma che dal punto di vista nutritivo
rendono, invece, veramente poco.
Allora dobbiamo modificare
il nostro software, ma per farlo, dobbiamo prima capire perché è arrivato a
essere quello che ci portiamo appresso.
CALORIE = SOPRAVVIVENZA
Il desiderio del cervello
di avere a che fare con alimenti “ricchi” è un problema genetico, appartiene
agli animali predatori e ci appartiene da quando l’uomo era
cacciatore/raccoglitore, sempre alla ricerca di qualcosa di più nutriente e
succulento per alimentarsi. E soprattutto, la programmazione che ne deriva, da
circa 2,4 milioni di anni, è un fatto legato ai periodi di carestia: bisognava
nutrirsi anche in eccesso, per essere in condizione di sopravvivere ai momenti
di ristrettezza alimentare.
Oggi, che tutto è facile e
a portata di mano, questo si traduce in malattie e obesità.
L’uomo, cacciatore e
raccoglitore ricavava circa il 60% delle sue calorie da carne, grasso e
interiora degli animali cacciati e il rimanente 40% da tuberi, frutti, semi e
radici. Per catturare le sue prede spendeva però molta energia fisica e questo
giustificava anche la necessità di abbondanza alimentare (quando c’era).
Allora la varietà era
comunque molto limitata, se la paragoniamo con i circa 40.000 prodotti
alimentari diversi che abbiamo oggi a disposizione nei nostri supermercati,
come pure la disponibilità: oggi noi possiamo nutrirci 7 giorni su sette e per
tutte le 24 ore, e non troviamo, in genere, alcuna difficoltà, né, come ai
nostri predecessori, ci è richiesta un’elevata spesa energetica per procurarsi
il cibo.
Il problema, dunque, sta
tutto nel bilanciamento fra proteine e carboidrati, ma la verità non è quella
che la maggior parte della gente pensa. I carboidrati si sono fatti una pessima
fama, ma essi rappresentano il singolo nutriente più importante per la salute
dell’individuo e per la perdita di peso. Non sono questi i carboidrati che ci
vengono per primi a mente, non si parla evidentemente di pane, pasta, pizza,
dolci e dolcetti, ma dei vegetali in genere, che rassomigliano quanto più a
quello che i nostri predecessori utilizzavano per la loro alimentazione.
I cacciatori/raccoglitori
mangiavano prevalentemente frutta, tuberi, radici, semi e noci, cioè alimenti
completi, pieni di fibre, vitamine e minerali e di fitocomposti colorati in
grado di mantenere lo stato di salute e di tenere a bada l’aumento di peso.
Richiedono pure un certo tempo per essere digeriti, per cui aumentano gli
zuccheri nel sangue lentamente, creando una situazione ottimale per il
metabolismo, garantendo un apporto continuo e costante di energia. Gli alimenti
completi, poi, possiedono tutte le informazioni per essere in grado di attivare
i geni giusti.
Gli ultimi 10.000 anni
hanno visto l’avvento dell’agricoltura e della industrializzazione, e in un
battito di ciglia (da un punto di vista della storia evoluzionistica) l’uomo ha
completamente stravolto la sua alimentazione. Oggi, almeno il 60 per cento
delle nostre calorie proviene da alimenti che il cacciatore/raccoglitore non
avrebbe riconosciuto come cibo. La maggior parte di questi – cereali, bevande
zuccherate, oli raffinati e condimenti - rientrano fra i carboidrati. Il
cervello primitivo vede una fonte senza fine di energia e i nostri corpi,
lasciati a questo punto senza controllo, ne pagano il prezzo: un’epidemia in
tutto il mondo occidentale, ma non solo, di obesità e diabete (diabesity).
QUELLO CHE AVVIENE NEL NOSTRO SANGUE
Quando si mangiano
carboidrati semplici, sia zucchero sia amidi, questi passano quasi
istantaneamente nel torrente sanguigno. Nel tempo di pochi secondi i livelli di
zucchero cominciano ad aumentare. Per contrastare questo aumento viene liberata
insulina. L’insulina è la chiave che consente agli zuccheri di entrare nelle
cellule. Man mano che gli zuccheri entrano nelle cellule, i livelli ematici di
glucosio diminuiscono e viene recuperata l’omeostasi. Un’abbondanza di zuccheri
semplici nell’alimentazione costringe il corpo a liberare sempre più insulina.
Questo induce le cellule a chiudere i lucchetti per troppo utilizzo e, come una
chiave che ha perso qualche dente, l’insulina non riesce più ad attivare il
meccanismo cellulare per cui gli zuccheri possono penetrare nelle cellule. Le
cellule diventano insensibili agli effetti dell’insulina. Ne risulta che il
corpo deve produrre sempre più insulina per cercare di superare questa resistenza
e mantenere normali livelli di zucchero nel sangue (e dentro le cellule).
Infine, questo meccanismo porta a una condizione chiamata insulino-resistenza
(diabesity), che si traduce in aumento del grasso addominale, ipertensione,
ipercolesterolemia, infertilità, riduce il desiderio sessuale, provoca
depressione, stanchezza e perdita di funzioni cerebrali (demenza) e anche
favorisce l’origine del cancro.
TRE MODI PER RIPROGRAMMARE IL CERVELLO
Fortunatamente ci sono tre
modi per riprogrammare le parti primitive del cervello facendo le scelte
alimentari giuste e qui esporrò tre modi semplici.
1. BILANCIARE GLI ZUCCHERI
I livelli
di zucchero nel sangue regolano la parte ancestrale del cervello che comanda la
fame e la sazietà. Se viene fame fra i pasti, significa che i livelli di
zucchero si sono abbassati. Quando i livelli di zucchero sono bassi, viene
voglia di mangiare qualsiasi cosa. Per bilanciare bene i livelli di glucosio, mangiare
invece un piccolo snack fra i pasti, a base preferibilmente di semi o noci (15-30
grammi), o frutta o verdura (una mela, una carota, 3-4 prugne secche o
albicocche secche).
2.
ELIMINARE CALORIE LIQUIDE E DOLCIFICANTI
ARTIFICIALI
I
nostri progenitori non bevevano bibite o succhi di frutta confezionati quando
avevano sete. Queste bevande sono ricche in fruttosio (dal mais) e in zuccheri
raffinati. Provare invece a bere solo acqua, meglio se filtrata, e tè verde non
zuccherato. Il tè verde contiene sostanze antiossidanti che fanno molto bene
alla salute. E, non cadete nella tentazione delle varie bevande cosiddette
“diet” o “zero”. Contengono dolcificanti artificiali che, intanto non sono
sicuri, poi inducono l’organismo a produrre comunque molta insulina, come se si
stesse mangiando zucchero.
3.
MANGIARE MOLTE PROTEINE A COLAZIONE
Idealmente,
si mangiano ad ogni pasto proteine di buona qualità, ma se si deve dare
priorità a un pasto, scegliere la colazione del mattino. Molti studi dimostrano
che utilizzando al risveglio proteine salutari come quelle dell’uovo, noci,
semi, burro di noci, o un frullato proteico, aiuta a perdere peso, riduce la
fame e brucia calorie.
Infine,
apparentemente non si possono controllare i nostri geni, ma si può invece
controllare cosa e come mangiare. Se si riprende il controllo della propria
alimentazione, modificandola per quello che serve realmente, il cervello non
cadrà più nella tentazione di fame e di urgenza di assumere cibo che
caratterizza il cervello dei rettili e degli animali meno evoluti. Abbiamo uno
strumento potentissimo per trasformare e migliorare la nostra salute che è la
nostra forchetta. Usiamola bene e ne saremo ricompensati.
Assieme al ricondizionamento del nostro cervello primordiale, è
bene che seguiamo anche le prossime regole:
8 PASSI per
RENDERE REVERSIBILE la DIABESITY
1. Fare gli
esami giusti. Gran parte dei medici si focalizza sui livelli di glicemia a
digiuno, o al massimo a quelli dopo una e due ore da carico di 75 grammi di
glucosio. Questi sono indicatori scadenti per quanto riguarda la diabesity. Il
test migliore per evidenziare la condizione è un test di risposta insulinica
dove l’insulinemia viene misurata a digiuno e dopo 1 e 2 ore dopo un carico di
glucosio assunto per via orale (quindi: glucosio e insulina basali, glucosio e
insulina dopo una e due ore da un carico di zucchero e emoglobina glicata
basale).
2. Guardate
alla vostra alimentazione in modo lieve e sorridente. Infatti, nonostante
quanto comunemente si legge o si ascolta sui media, e la confusione crescente
fra i medici, le nozioni basilari di una corretta alimentazione (nutrizione)
sono estremamente semplici. Eliminate lo zucchero e i carboidrati raffinati,
utilizzate esclusivamente, o quanto più possibile, alimenti semplici (come ci
provengono dalla natura e meglio se biologici) come proteine magre, pesce o pollame,
vegetali, noci, semi, legumi e cereali integrali.
3. Assumete gli
integratori giusti. Nonostante spesso si levino voci discordanti e contrarie,
queste sono del tutto infondate, Gli integratori, prodotti talora di
nutraceutica, rappresentano una parte essenziale della terapia della diabesity.
Un buon prodotto multivitaminico, vitamina D, olio di pesce, nutrienti speciali
che riequilibrano il metabolismo degli zuccheri come l’acido alfa-lipoico, il
cromo polinicotinato, la biotina, la cannella, le catechine del tè verde, e il
glucomannano possono rappresentare tutti elementi da aggiungere.
4. Imparate a
rilassarvi. Lo stress è uno dei maggiori, non riconosciuti, fattori
contribuenti all’insulino-resistenza e allo squilibrio del metabolismo degli
zuccheri. Pensate solo a tutta quell’adrenalina messa in circolo (che libera
zucchero dal fegato e dai muscoli e quindi insulina). Imparate pertanto a
inserire il bottone della “pausa” nella vostra vita e spingetelo ogni giorno,
praticando la respirazione profonda, le visualizzazioni, yoga, training
autogeno, meditazione o altre tecniche di rilassamento.
5. Imparate a
muovervi. Non basta modificare l’alimentazione (qui ricordo che non uso mai il
termine dieta, che mi sembra privativo, ma alimentazione, che ci ricorda che
noi ci nutriamo, cioè forniamo al nostro organismo il carburante giusto che gli
abbisogna), l’esercizio fisico è probabilmente il singolo miglior farmaco per
curare la vostra diabesity. Camminate almeno 30 minuti al giorno a passo veloce.
Per alcuni di voi potrà non bastare e saranno necessari 40-60 minuti di
esercizio aerobico più vigoroso 4-6 volte alla settimana.
6. Diventate
ambientalisti e verdi. Le tossine ambientali contribuiscono anch’esse alla
diabesity. Filtrate l’acqua, cercate prodotti per la pulizia verdi e
biocompatibili, fate con accuratezza la raccolta differenziata dei rifiuti ed
evitate le sostanze plastiche tutte le volte che potete.
7. Pensate a
voi come una persona “unica”. I passi descritti in precedenza si rivolgono
all’80% dei problemi associati alla diabesity, ma alcuni individui
richiederanno ulteriori passi per ottimizzare aree chiave della loro biologia.
Ricordate: la medicina del futuro sarà una medicina personalizzata. Si
ricercheranno gli squilibri metabolici del singolo individuo, che ne alterano
la biologia, per ricercare dei rimedi specifici per ricomporli.
8. Rimanete
“connessi”. La ricerca incomincia a dimostrare che noi, in realtà andiamo
meglio quando stiamo insieme. Invitate i vostri amici, famiglie, e vicini a
modificare la loro alimentazione e il loro stile di vita assieme a voi. Assieme
si può riprendere più facilmente il controllo della nostra salute.
Un ultimo indirizzo: i principi base che vi ho illustrato si
riferiscono soprattutto a chi ancora pensa di stare bene. Non fate tutto da
soli. Rivolgetevi a un professionista serio e competente quando avete dei dubbi
o per raggiungere meglio e più rapidamente gli effetti desiderati. Soprattutto
con gli integratori, non usate il fatelo-da-voi: considerateli come se fossero
farmaci e chiedetene quantità, uso e durata a persone competenti e, per quanto
riguarda l’attività fisica, sarà bene ci sia una valutazione preliminare da parte di un
osteopata-posturologo per evitare che, invece di ottenere gli effetti
desiderati, vi troviate con una nuova complessità da affrontare, ma non solo: una postura corretta e il suo riequilibrio condizionano il nostro benessere: questo deve essere il nostro obiettivo primario!