8 persone su
10, prima o poi si lamenteranno di stanchezza. Di solito, questa è un fenomeno
transitorio normale che cede con il riposo. Se duraturo, prende il nome di
astenia o di sindrome da affaticamento (o stanchezza) cronico e può avere origini multiple
come mancanze in vitamine e minerali, intolleranze alimentari, disordini del
metabolismo glicemico, una malattia misconosciuta, inattività fisica, sforzi
eccessivi e altri ancora.
La stanchezza si presenta
con sintomi allo stesso tempo d'ordine fisico e psichico. È un fenomeno
fisiologico normale e momentaneo. È causata da un lavoro eccessivo o uno sforzo
intenso. Si accompagna a sensazioni sgradevoli o penose che cedono con il
riposo. Si traduce classicamente in disordini dell'appetito e del sonno, vuoti
di memoria, disordini del comportamento (apatia, aggressività).
L’astenia,
all'opposto della stanchezza, è senza legame diretto con uno sforzo
particolare. Inoltre, non diminuisce, o diminuisce incompletamente con il
riposo. È definita da una sensazione d'esaurimento pronunciata, duratura e
generalizzata. Può essere organica e si incontra in un grande numero di
malattie (infezioni, tumori, disordini endocrini, insufficienza cardiaca,
sindrome depressiva…). Generalmente, in tre casi su quattro, è funzionale e
deriva da un surmenage.
L’astenia è un
segnale d'allarme che si inizia attraverso le vie neuronali specifiche del
sistema reticolare attivatore (SRA). Quest'ultimo agisce a livello dei
meccanismi della motilità, della memorizzazione, della percezione sensoriale e
dell’attivazione della corteccia. A livello cellulare si verificano molteplici
disfunzioni: rallentamento della sintesi delle proteine, diminuzione di
attività del ciclo di Krebs che interviene nella produzione d'energia, e un
accumulo di rifiuti, in particolare, sotto forma d'urea. La sindrome da affaticamento cronico (stanchezza
cronica) venne battezzata negli Stati Uniti come la malattia "degli Yuppies" e
viene definita da una stanchezza continua e che perdura da oltre sei mesi che
non trova sollievo nel riposo e rallenta l'attività quotidiana. Le sue cause
sono dipendenti da molteplici fattori e sicuramente trascurate, poiché anche
questa situazione clinica è molto probabilmente da assimilare a uno stato d’infiammazione
cronica di basso grado che rallenta le attività metaboliche ed è associata a
uno stile di vita da correggere.
L’ATP energia della vita
L'energia è
necessaria a tutti i livelli del nostro essere. Nelle cellule, è utilizzata per
fabbricare nuove proteine, fornire sostanze nutrienti ed espellere i rifiuti
cellulari, riparare le lesioni del DNA, sintetizzare neurotrasmettitori. A
livello organico, il cuore utilizza l'energia per pompare il sangue, i reni per
filtrare i rifiuti pur riciclando sostanze nutrienti, il cervello per condurre
gli impulsi elettrici, i polmoni per aspirare l'ossigeno ed espellere il
diossido di carbonio. Generalmente, l'essere umano utilizza l'energia per
andare, correre, parlare, tagliare legno, fare il giardinaggio o lavorare su un
computer. In tutti i casi, la fonte
d'energia è identica: è la bioenergia della molecola di ATP o adenosina trifosfato,
l'energia universale della cellula. L’ATP è l'energia della vita e senza essa,
non c'è vita. Quando i livelli di ATP sono bassi, l'energia è debole.
Dall'alimentazione all'energia
L’ATP non
arriva tutto con i prodotti alimentari che assorbiamo. Ciascuna dei
trilioni di cellule che compongono il nostro organismo deve generare il suo ATP a partire dalla digestione degli idrati di carbonio, dei grassi e degli aminoacidi
forniti dall'alimentazione. Dopo la loro
digestione/assorbimento, con lo stomaco e l'intestino in salute e la loro successiva
trasformazione da parte del fegato, le molecole di glucosio, di acidi grassi e
di aminoacidi sono trasportate attraverso la circolazione sanguigna verso trilioni
di cellule morte di fame. Sono impazienti di convertirli in ATP del quale cellule
ed organi hanno bisogno per alimentare ciascuna delle loro attività. Le cellule "bruciano" inizialmente il
glucosio e gli acidi grassi per fabbricare dell’ATP. Ma gli aminoacidi,
particolarmente l'alanina e gli aminoacidi collegati, possono anche essere
utilizzati come combustibile nel corso di esercizi intensi, di lavoro fisico difficile,
di carestia o anche, tra i pasti, nei periodi in cui la glicemia è bassa. Una volta all'interno delle cellule, queste
molecole di combustibile sono trasformate attraverso tre cicli di produzione di
ATP-energia intrecciati. Il primo ciclo è quello della glicolisi. Questo ciclo
in nove tappe "brucia" soltanto il glucosio ed è diretto da enzimi del
citoplasma delle cellule. Se una
molecola di glucosio è metabolizzata in presenza d'ossigeno (glicolisi
aerobica), allora ne produce due di ATP e, in più, due prodotti "bonus" che
fungeranno in seguito da combustibile produttore di ATP nei due prossimi cicli:
il ciclo di Krebs o ciclo dell'acido citrico e la catena di trasporto di
elettroni. Se il glucosio è metabolizzato in mancanza d'ossigeno (glicolisi
anaerobica), una molecola di glucosio genera allora due molecole di
ATP-bio-energia e due molecole d'acido lattico, "rifiuti" capaci di causare "l'ustione del muscolo" e il rossore della pelle associati all'esercizio
intenso. Il primo prodotto "bonus" è costituito da due molecole di NADH, la
forma di coenzima ridotto (ricco in energia) della vitamina B3, che
fabbricheranno sei molecole di ATP per trasformazioni successive attraverso la
catena di trasporto di elettroni. L'altro prodotto "bonus" è il piruvato.
Stimolare i livelli d'energia ATP
Nei tre cicli
dell’ATP, le vitamine B1, B3, B5, l'acido alfa-lipoico e il coenzima Q10 fungono
da coenzimi. Altre vitamine come le vitamine B6, B12 e l'acido folico sono
utilizzate per trasformare diversi aminoacidi in modo che possano essere
bruciati nei cicli della glicolisi e di Krebs.
Esistono vari mezzi per lottare contro la stanchezza. Uno di loro è quello di
aumentare la produzione di ATP nutrendosi adeguatamente e prendendo supplementi
nutrizionali che stimolino le vie metaboliche di produzione dell’ATP.
L'acido lipoico è una parte essenziale del complesso
enzimatico che nutre l'acido piruvico del ciclo di glicolisi a quello di Krebs.
Senza acido lipoico, non ci sono ATP prodotti dal ciclo di Krebs o dalla catena
di trasporto di elettroni. Se è presente in quantità insufficiente a livello
cellulare, non ci sarà abbastanza ATP nelle cellule.
Il coenzima Q10 (vedi questo blog) è un antiossidante potente
che facilita molti processi metabolici e, in particolare, quello della
formazione dell’ATP. Quasi tutte le cellule dell'organismo ne contengono. Ma il
coenzima Q10 è particolarmente concentrato nei mitocondri, la regione cellulare
in cui l'energia è prodotta. È
assolutamente vitale per l'energia cellulare.
Quando una molecola di glucosio è metabolizzata dalla glicolisi aerobica
ed i cicli di Krebs, soltanto quattro molecole di ATP sono prodotte
direttamente. Il loro principale contributo consiste nell’inviare del NADH
(coenzima B3 ridotto) e del FADH2 (coenzima B2 ridotto) nella catena di
trasporto di elettroni, dove cinque enzimi complessi li utilizzeranno per
produrre 34 altre cellule di ATP. Come
quelli di altre sostanze prodotte dall'organismo, i livelli di CoQ10
diminuiscono con l'età. Benché si trovi del CoQ10 in prodotti alimentari come
il salmone, il fegato o la carne, l'alimentazione sola non basta ad attenuare
questa diminuzione. Essendo CoQ10
implicata nella produzione di ATP, è ovvio che un declino della produzione di quest’antiossidante
potente può rovesciare il sistema di produzione d'energia dell'organismo.
In uno studio relativo a venti donne affette da
sindrome da affaticamento cronico e a venti soggetti di controllo, in buona
salute, l'80% delle motivazioni per spiegare la sindrome da stanchezza cronica
era costituito da un difetto in CoQ10. Questi livelli rimanevano ridotti dopo
un esercizio fisico anche di debole intensità o dalle attività normali di un
giorno.
Dopo tre mesi
di supplementazioni con 100 mg al giorno di CoQ10, i pazienti affetti da sindrome
da stanchezza cronica avevano raddoppiato la tolleranza all'esercizio fisico.
Lo stato di salute di tutti i pazienti era migliorato. I sintomi erano diminuiti
o completamente scomparsi nel 90% dei soggetti. La stanchezza che appariva dopo la pratica di
un esercizio fisico era scomparsa al 65%.
Idebenone è un derivato sintetico del CoQ10.
Vari studi hanno dimostrato che è anche un migliore antiossidante di quest'ultimo e un migliore agente della catena di trasporto degli
elettroni. La somministrazione per via
orale di idebenone può preservare l'attività di trasferimento di elettroni
nella catena terminale respiratoria dei mitocondri, stimolando così la formazione
di ATP. La NADH (dinucleotide di
B-nicotamide ridotta) è uno dei coenzimi più importanti del corpo e del
cervello dell'uomo. È formata a partire dalla vitamina B3 (la niacina). È uno
dei cinque complessi di enzimi della catena di trasporto di elettroni. È
essenziale alla produzione d'energia nel quadro del processo detto di
fosforilazione ossidativa.
Nel 1993, Birkmayer ha utilizzato con successo del
NADH per via orale in una prova aperta per trattare 205 pazienti che soffrivano
di depressione (essendo la stanchezza uno dei loro sintomi correnti). Birkmayer pone l’accento sul fatto che una
mancanza in NADH avrà per risultato un deficit d'energia a livello cellulare,
che si tradurrà con stanchezza.
Purtroppo, i livelli di NADH del nostro organismo declinano con l'età
come quello degli enzimi che ne dipendono, in particolare, quelli che sono
utilizzati per la produzione d'energia.
Uno studio in doppio cieco, contro placebo, ha esaminato l'utilizzo di
NADH in 26 pazienti con una diagnosi di sindrome di stanchezza cronica. Hanno
ricevuto ogni giorno durante quattro settimane 10 mg di NADH o un placebo. Otto
pazienti su 26 hanno reagito favorevolmente al trattamento contro
due su ventisei nel gruppo placebo.
Carnitina è una sostanza simile alle vitamine B
che l'organismo fabbrica a partire dagli aminoacidi lisina e metionina con
l'aiuto delle vitamine B3, B6 e C. La carnitina è la sola sostanza che serva al
trasporto degli acidi grassi nella matrice dei mitocondri in cui sono
convertiti in acetil-CoA, utilizzato per la produzione d'energia mitocondriale. A causa del suo ruolo importante nel
metabolismo muscolare, carenze di carnitina possono perturbare il funzionamento
dei mitocondri. Se ciò si produce, possono apparire dopo un esercizio fisico intensivo,
sintomi di stanchezza generale accompagnati da mialgia, da debolezza muscolare
e da sensazione di disagio. I dati attuali suggeriscono che i pazienti che
soffrono di sindrome da affaticamento cronico possono avere carenza di carnitina
Studi clinici che utilizzano supplementi per via orale con 1 g, tre o quattro
volte al giorno, di L-carnitina hanno evidenziato risultati contraddittori
probabilmente perché soltanto un terzo dei pazienti risponde alla carnictna In
quelli che hanno risposto, lo stato generale è migliorato in modo stupefacente.
Gli acidi del ciclo di Krebs
L'acido alfa-chetoglutarico,
l'acido malico, l'acido fumarico l'acido succinico, l'acido citrico, l'acido piruvico
e l'acido pantotenico sono componenti intermedi che si trovano nel ciclo di
Krebs e che sono indispensabili alla generazione dell'energia cellulare. Un supplemento
con questi acidi essenziali in presenza di sostanze nutrienti può
permettere ad un ciclo di Krebs incompleto di andare fino al suo termine. Ciò
può anche prevenire ed eliminare prodotti pericolosi derivati, fabbricati nei
mitocondri da una produzione anormale d'energia. L’utilizzo di antiossidanti
per proteggere i mitocondri, negli studi cellulari, hanno evidenziato come lo
stress ossidativo possa influire sull'attività di enzimi chiave mitocondriali
e, conseguentemente, condurre ad un ribasso della produzione di ATP. Aumentando l’ATP mitocondriale, aumentiamo
anche il rischio di lesioni da radicali ossidativi mitocondriali. In effetti,
una debole percentuale di elettroni sfugge dal flusso principale della catena
respiratoria mitocondriale (la catena di trasporto degli elettroni). È dunque
essenziale, quando si organizza un programma serio d'incentivazione
dell'energia, integrare anche una gamma di antiossidanti. La loro missione sarà quella di neutralizzare i radicali liberi prodotti dalla catena di trasporto di
elettroni prima che si siano diffusi e abbiano potuto causare lesioni importanti
al DNA mitocondriale, alle proteine e ai lipidi. Le vitamine E e C, che
intervengono una in ambienti acquosi, l'altra nelle membrane cellulari ricche
in lipidi, sono importanti, ma non sono le sole.
Lester Packer uno dei
ricercatori specialisti in antiossidanti, ha scoperto una rete costituita di
cinque antiossidanti che si rafforzano e si rigenerano l'un l'altro. Si tratta
dell'acido lipoico, delle vitamine C e E, del CoQ10 e del glutatione. La NADH è
anche un antiossidante potente. Tre dei principali stimolanti del ATP, CoQ10,
l'acido lipoico e la NADH, sono dunque anche tre importanti protettivi dei
mitocondri contro le lesioni ossidative. Inoltre, supplementi di acido lipoico
sono capaci di aumentare del 30% i livelli cellulari di glutatione.
Il ginseng rinvigorisce e fortifica
La commissione E
dell'istituto federale tedesco per le droghe ed apparecchi medicali è
considerata come la migliore fonte sull'efficacia ed i modi d'utilizzo delle
piante e prodotti di fitoterapia. Raccomanda di utilizzare il Panax ginseng "come un tonico rinvigorente
e fortificante nei momenti di stanchezza, di astenia, di diminuzione delle
capacità lavorative, di diminuzione della concentrazione e durante la convalescenza”.
(Bahrke e Al, 2000). Uno studio animale
che riguarda 270 topi ha evidenziato che un estratto di ginseng aumenta la
capacità di resistere allo sforzo.
L'effetto di 1200 mg di un estratto di ginseng è stato valutato nel
quadro di uno studio randomizzato in doppio cieco contro placebo su infermieri
affaticati da un turno di lavoro di notte. Il trattamento è stato somministrato loro
durante i primi tre giorni che seguivano il loro passaggio dal lavoro di giorno
alle guardie di notte. La terza notte di guardia è considerata generalmente la più
difficile. Una caduta considerevole della vigilanza, dell'energia, delle
competenze, dell'attività e della capacità di lavoro si osserva spesso in
questo momento. In tre giorni, una quantità quotidiana di 1200 mg di ginseng ha
restaurato le loro competenze, il loro umore e le loro prestazioni globali
quasi al livello di quelle di un periodo normale di lavoro di giorno. I
ricercatori hanno concluso che il ginseng aveva un effetto antifatica.
Uno studio, realizzato da
un gruppo di ricercatori dell'università di Buenos Aires, in Argentina ha
seguito 50 persone raggiunte della sindrome da stanchezza cronica. Questo stato
si traduce in una sensazione di stanchezza intensa, malessere generale, fino
alla depressione, cui possono essere anche associati vari sintomi come mal di
gola o di testa, riduzione dell'appetito, dolori muscolari. Sono stati trattati
con ginseng. Nella maggioranza dei casi, lo stato dei pazienti è chiaramente
migliorato e molti sintomi sono diminuiti.
Un ruolo per alcuni minerali
Il magnesio è un minerale
utilizzato da ogni cellula dell'organismo che partecipa al metabolismo
dell'energia e alla sintesi delle proteine.
Un articolo in The Lancet ha riportato uno studio randomizzato e in doppio cieco, controllato contro placebo che
riguarda 20 pazienti raggiunti della sindrome da stanchezza cronica. Si è
constatato che i soggetti malati avevano basse concentrazioni ematiche di
magnesio rispetto ai soggetti di controllo. In una prova clinica, 32 pazienti sofferenti
di sindrome da stanchezza cronica hanno ricevuto una volta alla settimana
durante sei settimane un'iniezione intramuscolare di solfato di magnesio o di
un placebo. I pazienti trattati con
magnesio hanno riscontrato di possedere maggiore energia, un migliore stato
emozionale e meno dolori. Le concentrazioni in magnesio dei globuli rossi di
tutti i pazienti trattati sono ritornate a valori normali (Cox e Al,
1991). Anche lo zinco è leggermente deficitario
nei pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica. Carenze di zinco
possono essere responsabili d'immuno-soppressione e di dolori muscolari e di
stanchezza. Tuttavia nessuno studio clinico ha ancora valutato l'interesse di una
supplementazione di zinco in questi pazienti.
Uno studio recente mostra
evidenze che donne non anemizzate, ma affette da sindrome da stanchezza cronica
potrebbero trarre vantaggi da una integrazione con ferro. Tuttavia, questa
integrazione deve essere riservata alle donne con concentrazioni di ferritina basse
o al limite. Lo studio clinico ha riguardato 144 donne dai 18 ai 55 anni. 75
fra esse hanno assunto per via orale durante quattro settimane del solfato
ferroso (corrispondente ad 80 mg al giorno di ferro) e 69 un placebo. Il
livello di stanchezza è diminuito del 29% nel gruppo con terapia marziale
contro il 13% nei controlli. L'analisi di un sottogruppo ha evidenziato che la
terapia con ferro era stata benefica soltanto nelle donne aventi concentrazioni
di ferritina inferiori a 50 microgrammi per litro.
In conclusione: vita sana con quantità di riposo adeguato, attenzione allo stress che va affrontato e non subito, attività fisica moderata e costante e alimentazione corretta e mai troppo abbondante per non affaticare il sistema digestivo sono ottimi strumenti di prevenzione. L'utilizzo corretto di alcuni integratori può essere molto utile, soprattutto alla prima comparsa dei sintomi, senza dover attendere che i nostri sistemi produttori di energia giungano all'esaurimento.
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