Le fonti di informazione, sia divulgative che scientifiche, ci hanno sempre portato a credere che l'osteoporosi, oltre ad essere un inevitabile processo di invecchiamento o di conseguenza della menopausa, sia quasi una carenza di alendronati (farmaci oggi utilizzati in eccesso per questa affezione). A molti pazienti vengono prescritti questi farmaci o dosi elevate di calcio (oggi le raccomandazioni sono 1500 mg al giorno) per prevenire l'osteoporosi.
Sfortunatamente, questa non è la verità assoluta.
E' importante sapere che, anche assumendo questi farmaci possono non risultare benefici.
Infatti, l'informazione che non viene mai associata è che questi farmaci determinano un miglioramento del 2% l'anno per due anni e poi, i benefici cessano. Il temporaneo beneficio nella densità ossea sarà di breve durata, perché la causa soggiacente al problema non è stata affrontata o ignorata.
Un piccolo ricordo di fisiologia: l'osso normale è un tessuto plastico che si rompe e si aggiusta da solo ogni giorno, come tutti i tessuti. Questi farmaci "manipolano artificialmente" questo processo di riparazione ossea, lasciando una situazione innaturale di ricostruzione che non è la stessa di un osso sano, ma si associa a una lunga lista di effetti collaterali e di problemi a lungo termine; non solo, questa deficienza indotta nel sistema di turnover e riparazione determina l'accumulo di metalli pesanti tossici.
Uno di questi, di grande interesse, è il cadmio.
In assenza di un normale processo di turnover dell'osso, questo metallo ha una grande affinità per l'osso e si accumula. Ma spesso il cadmio finisce nel rene provocando malattie renali e ipertensione o nei vasi coronarici determinando malattia coronarica o cardiomiopatia, o nei polmoni provocando enfisema.
Se il cadmio raggiunge l'osso, caccia via lo zinco. Lo zinco è estremamente importante, perché non solo è indispensabile per una buona resistenza dell'osso, ma è elemento fondamentale per oltre 200 enzimi nel nostro corpo.
Una volta che il cadmio ha spiazzato una quantità sufficiente di zinco, si determina un maggiore potenziale di sviluppare osteopenia, osteomalacia, facilità a fratture e osteoporosi.
Il cadmio rende la matrice ossea, che è fatta prevalentemente di collagene, abnormemente debole.
Se, a questo punto, come generalmente viene fatto, si prescrivono supplementi di calcio, l'aumento di calcio fa espellere ancor più zinco dall'osso, creando spazio per ulteriore cadmio, complicando così lo scenario dell'osteoporosi.
Non solo, ma questo "calcio extra" accelera l'invecchiamento, calcificando e indurendo il cervello e le arterie del cuore, eppure viene somministrato anche se non sono presenti evidenze che dosi elevate di calcio siano la risposta "finale" all'osteoporosi.
Un modo semplice di evidenziare una carenza di zinco è un valore di fosfatasi alcalina nel sangue inferiore a 70, anche se esistono test più complicati e completi, per esempio nei globuli rossi o nei capelli, per identificare carenze o accumuli di metalli pesanti i tossici.
E ricordate, una carenza di zinco può derivare da cadmio, sostanze plastificanti, dosi elevate di calcio e altro.
Questa è un'altra osservazione per fare capire come il malato può diventare ancor più malato quando la causa soggiacente non viene identificata e spiegata, ma si tratta epidermicamente solo il sintomo. In questo caso osteoporosi.
Attività fisica, corretta alimentazione, allontanamento di eventuali tossici ambientali e ripristino di carenze dimostrate (integratori) solo l'unico percorso corretto nella prevenzione e nella cura di questa affezione.
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