La recente immissione nel mercato (ahimè, questo è ormai il
nome, altro che prodotti etici) dei farmaci contro l’epatite C di nuove
molecole, apparentemente molto attive, ma altrettanto costose, ha fatto aprire
una discussione sui costi in sanità. Non solo, pone la problematica se sia
veramente necessario che i 150 milioni di soggetti affetti da questo virus nel
mondo debbano essere eradicati, ben sapendo che la grande maggioranza di loro
non andrà mai incontro a un’epatite C e, tantomeno, a cirrosi e cancro del
fegato.
Queste ultime patologie, sono, infatti, dipendenti dallo stile
di vita che interferisce pesantemente con le probabilità che il virus possa,
pur se infiltratosi nell’organismo, determinare malattia.
Recentemente un gruppo di ricercatori Canadesi e Taiwanesi hanno
evidenziato come la Saikosaponin b2 (SSb2) estratta dalle radici del Bupleurum Kaoi (Phylum: Magnoliophyta), arbusto utilizzato nella medicina tradizionale per la sua
attività antipiretica, immunomodulante, per gli effetti protettivi sul fegato e
sul tratto digestivo, come pure nella prevenzione e terapia del cancro, possa
bloccare l’ingresso del virus dell’epatite C (HCV) nelle cellule.
Il Dr. Christopher D. Richardson
dell’Università Dalhousie di Halifax afferma: “ poiché le nuove terapie contro
l’epatite C sono estremamente costose, noi riteniamo che l’SSb2 sia un agente
anti-HCV valido per efficacia e per costi/beneficio per il trattamento
dell’epatite C, particolarmente nei pazienti che devono andare incontro a
trapianto di fegato o che l’hanno ottenuto”.
Ovviamente questo viene affermato
con tutte le cautele che derivano dal fatto che gli studi sono ancora molto
preliminari.
Infatti, il Dr. Richardson e i
suoi colleghi hanno utilizzato sistemi “in vitro” di culture di HCV per
esaminare gli effetti dell’SSb2 e di altre saikosaponine sul ciclo vitale
completo del virus C. Hanno pure esaminato l’attività antivirale di queste
sostanze rispetto a vari genotipi virali dell’HCV, su isolati clinici e
infezioni di epatociti umani.
“In particolare abbiamo
identificato l’SSb2 come un efficiente inibitore del primo ingresso cellulare
del virus, capace di neutralizzazione delle particelle virali e di impedire
l’adesione del virus alle cellule inibendone il processo di ingresso/fusione”.
Così viene affermato dai ricercatori nel Journal of Hepatology del 3 novembre
2014. Affermano inoltre che l’SSb2 ha dimostrato attività nei confronti divari
genotipi del virus e bloccato l’infezione da HCV negli epatociti umani.
Non ci sono evidenze che l’SSb2
crei danno alle membrane cellulari o accumuli all’interno delle cellule
dell’ospite, mettendo così in evidenza che il bersaglio è il virus
extracellulare.
I ricercatori affermano che l’SSb2 abbia,
almeno in parte, effetti antivirali, agendo sulle glicoproteine dell’HCV nelle
fasi iniziali dell’infezione.
Ovviamente si tratta di studi
preliminari che richiedono ancora approfondimenti, ma appare evidente il ruolo
che questa nuova sostanza potrà avere nella profilassi o in terapie combinate
contro l’infezione da virus C.
E’ ben noto infatti come sia il
virus circolante, o quello che si “nasconde” nei linfociti, il problema più
importante di queste terapie.
Le principali considerazioni da
fare riguardano la necessità di contenere i costi per una medicina sostenibile,
di dare sempre molta enfasi allo stile di vita per quanto riguarda il rischio
di tutte le patologie croniche, e aprire una speranza anche per chi, non
potendo sostenere le spese di terapie ormai “fuori budget”, potrà essere
comunque curato, in un prossimo futuro.
Buona salute!
Nessun commento:
Posta un commento
Per inserire un commento è necessario diventare utenti registrati, cliccando su iscriviti per email