domenica 28 febbraio 2016

PRI - PROGRAMMA di RIABILITAZIONE INDIVIDUALE by Giulia Calogero

Mi viene da dire, in modo molto colloquiale "che poi un PRI, ovvero un Programma di Riabilitazione Individuale prevede sempre competenza specifica ma anche molta umanità". Infatti un soggetto viene riabilitato a 360°: riabilitazione emotiva e psichica, fisica ma non solo osteo-muscolare, e dunque prendendosi cura non solo dell'impalcatura dell'organismo ma anche dell’apparato digerente, sistema cardine ove troviamo chi fornirà a tutte le cellule del nostro organismo i nutrienti necessari, il più antico cervello, in grado di regolare molte funzioni che noi chiamiamo autonome e oltre il 70% delle nostre difese immunitarie. 

Le cause che creano disarmonia sono molteplici; ad esempio, un problema di tipo stressogeno/emotivo può creare rigidità alle spalle e al collo e il paziente riferirà di portarsi un grande peso sulle spalle.
Ricercatori del Comitato per la Tassonomia della Scuola Internazionale per lo Studio del Dolore danno la seguente definizione : << l dolore è una esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata ad un danno potenziale e reale del tessuto e descritto con termini riferentesi a tale danno>> (Pain 1969). 
Zucchi e la Scuola Algologica Fiorentina ribadiscono inoltre che il dolore può essere definito un’entità psicofisica con valenze universali (in quanto provato da tutti i soggetti) nella cui percezione sono in causa: fattori individuali, culturali e religiosi, e al cui inquadramento partecipano non solo le branche della medicina e della biologia, ma anche le scienze umanistiche come filosofia e psicologia (Algogia 1973).

Il dolore rappresenta certamente un elemento psicofisico pressante in ciascun uomo e verso il quale molti filosofi hanno posto particolare attenzione.

Il dolore è un’esperienza individuale come evento morale ed esistenziale.

Cartesio (1595-1650) sostiene che il dolore rappresenta un sistema di autodifesa per l’uomo, un meccanismo di allarme che ha come fine filogenetico la conservazione della specie; infatti, senza dolore, l’uomo risulterebbe indifeso dalle avversità ambientali.

Esiste una sindrome molto particolare detta “analgesia congenita”, e i soggetti che ne vengono colpiti in età giovanile non hanno scampo, perché non posseggono la capacità di percepire il dolore, nelle condizioni nelle quali i soggetti normali reagiscono agli stimoli nocicettivi.
Nella teoria del campanello d’allarme di Cartesio, si ha la prima descrizione neurofisiologica del dolore. Se una fiamma si sviluppa vicino al piede, si azionano tutte quelle attività di percezione situate a livello della cute che sono a questo deputate, e, in corrispondenza di questa, si apre una piccola porticina detta “poro” che nello stesso istante rappresenta il campanello di allarme che pende sull’altra estremità.

Il filosofo de Condillac (1715-1780) sostiene che l’uomo diviene cosciente del suo corpo attraverso dell’uso dei vari sensi e afferma che “la sensazione conduce alla percezione e la percezione alla coscienza”.

Ma andiamo a vedere nello specifico: il dolore fisiologico è un dolore che insorge con un sistema algico indenne, per esempio la scottatura o lo stato infiammatorio di organi o tessuti; il dolore patologico insorge in un soggetto a seguito di una lesione del sistema algico  per una alterazione dell’integrità anatomica delle fibre afferenti (alterazioni neurochimiche per alterata sintesi dei neurotrasmettitori, infezioni virali come nella neuropatia post-erpetica ecc.).
Il dolore fisiologico è temporaneo o acuto e si identifica con il dolore “sintoma”. Il dolore patologico è cronico e continuativo e si identifica con il dolore “malattia”.

La terapia antalgica cerca o di bloccare le vie dell’apparato nocicettivo, o di potenziare l’apparato antionocicettivo. 
Gli strumenti per combattere il dolore sono molteplici: farmacologici (FANS, anestetici locali, morfina ecc.); non farmacologici (laser-agopuntura, CEMPS, elettromagnetoterapia pulsata, terapia termica, TENS, terapia osteopatica manuale, massoterapia, fisiocinesiterapia), chirurgici (ablazioni, neurolesioni, chirugia vascolare, chirurgia sostitutiva o ricostruttiva di anca, ginocchio ecc.), psicologici e cognitivi (meditatazione, musicoterapia, yoga, placebo, bio-feedback, condizionamento operante, tecniche di rilassamento, ecc.), e infine, ma non per questo da ritenersi ultima in classifica, la rieducazione alimentare che deve tenere conto dei seguenti aspetti:
  • condizioni metaboliche e di consumo energetico
  • età
  • religione e tradizioni etniche
  • consumo di alimenti prevalentemente crudi o cotti a basse temperature
  • consumo di frutta e verdura, almeno 5 porzioni ovvero un kilogrammo al giorno
  • dieta povera di carboidrati rapidamente assimilabili come zucchero e dolci, ma anche cereali raffinati
  • assunzione di più di 2 litri di acqua al giorno, con eventuali integrazioni di prodotti di nutraceutica o fitoterapici a seconda delle necessità individuali.
Come avrete capito la riabilitazione è un fenomeno molto complesso e multifattoriale e non è, come comunemente si pensa, esclusivamente un “fatto fisico” e va quindi eseguita da operatori che abbiano una visione olistica e non esclusivamente meccanicistica del nostro organismo. 

Come da MANUALE DELLA MEDICINA FUNZIONALE

Buona Salute!

Giulia Calogero (la vostra osteopatia di fiducia)