Le religioni e gli alchimisti hanno a turno sempre promesso
la vita eterna, attraverso atti di fede o pratiche improbabili.
Oggi la medicina
funzionale che è anche nutrizione e medicina
anti-età possiede le basi scientifiche che ci consentono di comprendere come il
nostro futuro possa essere sempre più roseo e in salute fino a una serena e
longeva vecchiaia.
Fino a poco tempo fa, si riteneva che i principali fattori
dell’invecchiamento fossero l’intossicazione cronica intestinale e la
degenerazione del sistema immunitario. Aspetti sicuramente veri e fondamentali.
Accanto a questi elementi di conoscenza che ci
consentono già ora un approccio metodologico di prevenzione, si socchiudono oggi
delle porte che, in un futuro relativamente prossimo, potrebbero consentirci di
sperare in una longevità nettamente superiore a quella che adesso consideriamo l’unica
possibile.
Tutto questo, naturalmente, va detto al
condizionale in quanto molti problemi devono ancora essere risolti.
Alcuni studi sembrano molto promettenti. Il
biogerontologo inglese Aubrey de Grey,
ad esempio utilizza una strategia anti-età che differisce notevolmente da
quelle dei suoi colleghi.
Prima di lui, c’erano solo due tecniche usate
per intervenir sull’invecchiamento.
La prima era quella di cercare di rallentare i
processi attraverso i quali i danni causati dalla degenerazione organica
provocano l’insorgenza di malattie. In questo modo si ritarda il momento in cui
queste malattie diventano gravi e alla fine fatali.
Si tratta, ovviamente, di una strategia che ha
un’azione a breve termine, poiché comunque i danni continuano ad accumularsi e
diventa sempre più difficile combattere tale accumulo. E la soglia fatale di
accumulo di questi danni non tarda, in genere, ad essere raggiunta.
Il secondo approccio consiste nel cercare di rallentare i
processi attraverso i quale il metabolismo provoca questi danni.
Questo approccio richiede una operazione di “pulizia” del metabolismo.
In questo modo, si riesce a ritardare leggermente l’età in cui appaiono le
malattie.
Ma l’invecchiamento viene solo rinviato.
Pertanto, tutti i danni già accumulati nel momento in cui il
trattamento è iniziato continueranno ad accumularsi e crescere senza essere
fermati. D’altra parte, questa strategia, per essere veramente efficace,
richiederebbe una comprensione scientifica del metabolismo molto più avanzata
di quella di cui disponiamo attualmente, soprattutto se si vuole evitare
l’esposizione agli effetti collaterali che farebbero più male che bene.
Come risultato, Aubrey de Grey preferisce scegliere una
terza strategia che chiama d’ingegneria.
Quali sono i
principi di questo metodo?
Questo metodo consiste nel non intervenire al
livello del metabolismo o delle patologie, ma piuttosto al livello dei danni
che legano questi due processi. Lavorando per riparare i danni che si
accumulano durante la vita, sembrerebbe possibile, secondo Aubrey de Grey, mantenerli
sotto la soglia oltre la quale diventano patogeni. Inoltre, questo sarebbe
tanto più facile perché non sembrerebbe necessario ripararli completamente per
ottenere il risultato desiderato.
Sarebbe solo necessario riparare il danno
sufficientemente per allungare la vita… fino a quando la scienza non consentirà
di ripararli ancora meglio!
Il metodo d’ingegneria è quindi molto diverso
concettualmente dagli altri due approcci. Tuttavia, il suo ideatore, che
ovviamente non manca di critici e commentatori che lo considerano un tipo
stravagante, afferma che il suo approccio è in realtà molto più fattibile
rispetto agli altri.
Perché
questo metodo sarebbe efficace?
1 • Perché interviene con sufficiente anticipo prima che
i danni diventino incontrollabili.
2 • Perché non interviene sul metabolismo, ancora troppo
misterioso per le nostre attuali conoscenze.
3 • Perché, non intervenendo specificamente sul
metabolismo, riduce notevolmente gli effetti collaterali
secondari dei trattamenti.
I sette
danni mortali
Il metodo d’ingegneria offre, in questo modo, alla
scienza dell’antinvecchiamento, un metodo per aggirare la sua ignoranza
attuale. In effetti, non ha altra ambizione, poiché mira solo a fornire
strumenti utili a chi intende vivere abbastanza a lungo per godersi, tra pochi
decenni, i progressi che la scienza avrà raggiunto.
Ma il più grande vantaggio del metodo di
ingegneria è che, senza essere troppo semplice, rimane il meno complicato. È
circoscritto alla questione delle riparazioni dei danni ai sette
elementi mortali.
Questi sono
i sette tipi di danni che si accumulano durante la vita e che alla fine
contribuiscono all’invecchiamento e diventano patogeni.
Quali sono
questi sette danni?
1 • Le mutazioni
epigenetiche e nucleari e cancerogene: si
tratta di mutazioni cancerogene del DNA al livello del nucleo cellulare e delle
proteine di legame del DNA.
2 • Le mutazioni
mitocondriali: sono le mutazioni nel DNA dei mitocondri
(centrali energetiche delle cellule) che ne turbano il funzionamento.
3 • I rifiuti
intracellulari: sono i rifiuti di molecole diverse, soprattutto
le proteine, che non sono stati eliminati e che intasano la cellula. Essi sono
responsabili dell’aterosclerosi e delle malattie neurodegenerative come il morbo
di Alzheimer.
4 • I rifiuti
extracellulari: gli stessi rifiuti precedenti, ma che qui si
accumulano tra le cellule.
5 • La perdita di
cellule: raggiunta la fine della loro capacità di
replicarsi (il limite di Hayflick),
le cellule muoiono senza essere sostituite, rendendo gli organi, compreso il
cuore, sempre più fragili, indebolendo il sistema immunitario e provocando
varie malattie come il Parkinson…
6 • La senescenza
cellulare: arrivate a fine corsa, alcune cellule non si
moltiplicano più, ma la maggior parte non muoiono neanche. Diventano quindi
pericolosamente disfunzionali, secernendo sostanze tossiche e causando in
particolare il diabete.
7 • I connettori
extracellulari: si tratta delle proteine di legame
intercellulare che, diventando troppo numerose e rigide, provocano vari
disturbi, soprattutto alla vista.
Gli integrazioni nutrizionali classici
consentono di rallentare l’invecchiamento, ma purtroppo non lo interrompono.
Il lavoro di Aubrey de Grey rappresenta
certamente un progresso metodologico estremamente importante. Ma questi ultimi
anni hanno visto arrivare un’onda di un vero e proprio tsunami scientifico in
biologia, farmacia e nutrizione. In linea, o in parallelo, al lavoro di Aubrey
de Grey, centinaia di articoli sono stati pubblicati, rimettendo in discussione
il dogma della longevità relativamente limitata della specie umana. Molti di
questi studi si concentrano sulla ricerca applicata. Ci sono ricercatori che
cercano. e ricercatori che trovano.
La buona notizia è che oggi fortunatamente
l’arsenale anti-età si è arricchito notevolmente e ci sono già diversi
prodotti, quasi tutti disponibili come integratori alimentari, che sono parte
del processo. Tutti possono quindi iniziare a utilizzarli per attaccare i sette
danni mortali evidenziati da Aubrey de Grey e, infine, per invertire, non solo
rallentare, il meccanismo infernale che porta alla degenerazione e alla tomba.
Queste sostanze
appartengono a diverse categorie:
1 • Attivatori della
telomerasi
L’identificazione di tali sostanze rappresenta
un notevole progresso. La telomerasi permette la sintesi e la crescita del DNA
telomerico. I telomeri, posti alle estremità dei cromosomi, permettono alle
cellule di replicarsi. Quando si accorciano troppo le cellule muoiono. Grazie
agli attivatori
della telomerasi, si spera che le cellule
superino il limite di Hayflick e continuino a replicarsi.
Si potrebbe così sfuggire a uno dei meccanismi
inevitabili dell’invecchiamento!
2 • Stimolatori della
generazione di nuovi mitocondri
I mitocondri sono le centrali energetiche delle
cellule. Quando invecchiamo, i mitocondri si riducono progressivamente di
numero e quelli che restano sono sempre meno efficienti e producono sempre più
rifiuti. Il risultato è un enorme spreco di energia, disturbi fisici e
cognitivi incessanti e un deterioramento cellulare accelerato.
Questo deficit energetico importante è presente
e corresponsabile in quasi tutte le malattie degenerative legate
all’invecchiamento.
Tuttavia, abbiamo scoperto un nutriente che non
solo può migliorare il funzionamento dei mitocondri esistenti, ma aumentare
anche il numero di mitocondri, vale a dire facilitarne la biogenesi attivando
geni che ne regolano la riproduzione. E questo accade anche all’interno delle
cellule senescenti.
3 • Mimetici della
restrizione calorica
Sappiamo dal lavoro del Dott. Roy Walford che
una restrizione calorica severa, ma senza malnutrizione è il mezzo più sicuro e
il migliore convalidato per prolungare significativamente, di circa il 20%, la
durata di vita della maggior parte dei mammiferi (si arriva quasi al 100% in
alcune specie più semplici).
Il lavoro di Walford è stato parzialmente
convalidato, anche negli esseri umani, durante l’esperimento Biosfera II, cui ha partecipato
personalmente. La restrizione calorica può influenzare positivamente la maggior
parte dei sette danni evidenziati da Aubrey de Grey. Con l’attivazione di
alcuni geni, inibendone altri, la restrizione calorica rallenta
l’invecchiamento in modo importante. Purtroppo, molto difficile da sopportare e
richiede molta volontà.
Gli scienziati hanno quindi cercato sostanze che
imitano gli effetti della restrizione calorica e che interferiscono nello
stesso modo con i geni che regolano la longevità.
4 • Attivatori delle
cellule staminali
La ricerca sulle cellule staminali solleva
grandi speranze nel campo della medicina e della lotta contro l’invecchiamento
e le malattie che lo accompagnano.
Recenti studi hanno dimostrato che alcuni
nutrienti ed estratti vegetali aiutano a stimolare e aumentare la produzione
naturale di cellule staminali nel midollo osseo.
La medicina
funzionale è tutto questo:
Certo è che comunque siamo tutti degli
“sperimentatori”, anche su noi stessi, ma che questo è un percorso che, anche
se sicuramente migliorabile, può contribuire a portarci ad avere una vita più
protetta da eventi di malattia, più felice, e certamente più longeva e sana.
L’aspetto ingegneristico riguarda anche il
recupero delle performances fisiche attraverso il ripristino di equilibri
organici persi. L’osso, i muscoli possono essere rimodellati e l’osteopatia ben
lo insegna; anche i visceri possono trovare nuova collocazione e un miglior
funzionamento attraverso il loro rimodellamento. La pelle poi può trovare nuova
giovinezza sia attraverso una migliore nutrizione che l’utilizzo di integratori
idonei (e come sempre va valutata la singola persona), attraverso una migliore
ossigenazione e, non ultimo, l’utilizzo di strumenti che, in maniera
assolutamente non invasiva, sono in grado di recuperare i segni dell’età
promuovendo rigenerazione cellulare e elasticità e compattezza.
Ingegneria biochimica cellulare, riferita a
tutto l’organismo, quindi, recupero nutrizionale e, in genere, di qualità dello
stile di vita, recupero di mobiltà e forza fisica con aumento delle
performances, recupero in bellezza. Tutto questo non può che creare felicita!
Buona salute!
Dr.ssa Giulia Calogero