sabato 27 giugno 2015

LE PROTEINE CAMALEONTE

La Medicina Funzionale non è solo stile di vita, o ricerca di equilibri, ma soprattutto conoscenza. Conoscenza dei meccanismi più intimi che regolano il funzionamento a livello cellulare e quindi dell’organismo.
Per questo motivo è importante anche segnalare come le biotecnologie siano di grande aiuto, consentendoci, di giorno in giorno, di aggiungere piccoli o grandi elementi al puzzle della vita.
La conoscenza diventa scienza e viene tradotta in pratica clinica.
Per questo motivo mi sembra importante segnalare questa nuova acquisizione, che sarà strumento operativo nei prossimi anni, consentendoci di avere “informazioni funzionali” a livello di espressione dei geni e dei loro prodotti.
    Un gruppo di ricercatori dell’ETH Zurich’s Department of Biosystems Science and Engineering a Basilea ha scoperto un nuovo meccanismo di come le proteine ​​fluorescenti possono cambiare colore.
Le proteine fluorescenti, in ricerca biomedica, sono utilizzate per numerosi scopi: per rendere visibili al microscopio processi dinamici come l’espressione di un gene, intere cellule, specifiche strutture cellulari o singole molecole. In natura, queste proteine si trovano in alcune specie di meduse e coralli.
 La nuova tecnica di microscopia messa a punto da questi ricercatori permette per la prima volta di visualizzare selettivamente le singole cellule all'interno del complesso tessuto tridimensionale di un organismo vivente. I ricercatori sono quindi riusciti a catturare delle immagini microscopiche spettacolari nel sistema nervoso di una larva zebrafish, un ottimo organismo modello molto usato in ricerca anche perché ha gli embrioni trasparenti, ideali per l'osservazione di numerosi aspetti biologici.

 

In quest’immagine si vedono i motoneuroni del midollo spinale e, allo stesso tempo, un singolo neurone con tutte le sue estensioni è evidenziato in un altro colore.

Questo gruppo ha lavorato con una classe speciale di proteine ​​fluorescenti che cambiano colore quando irradiati con luce laser a una specifica lunghezza d'onda. Una di queste 'proteine ​​camaleonte' si chiama Dendra 2, ed emette luce verde quando illuminata con luce blu. L'emissione di Dendra 2 diventa rossa quando viene irradiata da un’intensa luce laser ultravioletta (UV).
In particolare, i ricercatori hanno scoperto che Dendra 2 emette in rosso anche quando la proteina è irradiata contemporaneamente sia dalla luce blu che rossa.  Quindi è sufficiente usare un’illuminazione a doppio colore (blu-rosso) a bassa intensità di luce laser, che non danneggia le cellule vive come l’irradiazione UV, per ottenere il cambio di colore.
Il gruppo di ricerca ha dimostrato che, quando utilizzati singolarmente, i due raggi laser non possono cambiare il colore di una proteina camaleonte. Ma quando i due fasci sono combinati e diretti in modo che si incontrino in un certo punto sull'oggetto, allora le proteine messe a fuoco cambiano colore. Al contrario, le proteine ​​che non sono attivate ​​contemporaneamente dai due laser mantengono il loro colore originale.
Per la prima volta, la scoperta di questi ricercatori consente di evidenziare con un colore una singola cellula o un gruppo di molecole situate nella zona d’interesse di un organismo vivente, mentre tutte le altre cellule o molecole attorno rimangono visibili con un altro colore.


I ricercatori hanno sviluppato un filtro colorato semplice e poco costoso, che può essere utilizzato con i convenzionali microscopi confocali. Quando montato tra la sorgente laser e l'oggetto, il filtro divide la luce laser in fascio blu e rosso separati che sono diretti su un piccolo punto focale sull'oggetto.

La capacità di visualizzare singoli neuroni potrebbe essere di grande importanza, per esempio, nella mappatura precisa del cervello, secondo il leader del gruppo. Poiché il metodo è adatto per mettere in evidenze singole cellule negli organismi viventi, potrebbe essere utilizzato anche per studiare processi dinamici; per esempio, cosa accade a singole cellule o a un gruppo di molecole, quando i ricercatori trattano un organismo con principi attivi farmaceutici, ma anche, più favorevolmente, modificando l’alimentazione o introducendo prodotti di nutraceutica costruiti ad hoc. Anche lo sviluppo embrionale potrebbe essere esaminato in modo più dettagliato. "Questo è un bell’esempio di come si può prendere un risultato dalla ricerca di base e utilizzarlo per fornire una soluzione a un problema tecnicamente più impegnativo."

Per approfondire
In vivo single-cell labeling by confined primed conversion
Dempsey et al. Nature Methods 2015

Buona salute!
Dott.ssa Chiara Saggioro, BSc, PhD