giovedì 24 luglio 2014

VOLETE DISINTOSSICARVI? IL KUDZU E' PER VOI!

Il kudzu è una pianta curiosa originaria di Estremo Oriente. È utilizzata da migliaia di anni nella medicina cinese per occuparsi delle dipendenze, di emicrania,  diarrea, vomito, ipertensione, acufeni, ecc. Oggi, il kudzu è soprattutto utilizzato per aiutare superare la dipendenza da tutte “le droghe„ del quotidiano: alcool, tabacco, zucchero, ecc.   Il kudzu appartiene alla famiglia delle fabaceae, come il fagiolo, il pisello, la lenticchia, l'arachide, la soia, la liquirizia, e i“glicini„ [1]. Del resto, i fiori porpora del kudzu scaturiscono in mazzi come i fiori del glicine.

Kudzilla: “La vite che ha divorato il sud„

La storia del kudzu comincia in Cina, in Giappone, in Corea, a Taiwan, nelle Filippine, Vietnam e Malesia, nell'Indonesia ed in Nuova Caledonia [1].  In segguito, fin dal XIX secolo, il kudzu è stato introdotto negli Stati Uniti: errore grave!  Nel 1876, in occasione del centenario della nascita degli Stati Uniti, il padiglione giapponese a Filadelfia consisteva in un giardino splendido esotico. Gli americani furono conquistati dal kudzu, dal profumo zuccherato e dalle foglie ampie e carnose [2]. 
Immediatamente, i giardinieri americani iniziarono a utilizzarlo come pianta decorativa.
Negli anni 1920, una coppia di giardinieri, in Florida, si mise a commercializzare il kudzu come pianta foraggera, molto apprezzata dalle capre.  Più tardi, durante la grande depressione degli anni 1930, l'Ufficio Federale per la Preservazione del Suolo ordinò di piantare del kudzu in massa per impedire i fenomeni erosivi del terreno. Nell’ambito del programma di rilancio economico, si offrirono salari allettanti ai giovani disoccupati che fossero andati a piantare del kudzu attraverso tutto il sud degli Stati Uniti, in particolare in Georgia. 
Nel giro di 10 anni, la sorte “del Sud„ era segnata. 
Il kudzu è una vite strisciante di una vivacità terrificante. Può crescere di 300 m l’anno. A questo ritmo, potete pensare allo sviluppo del kudzu, come a quello di un soufflé nel forno. 
Si rivelò essere la peggiore delle erbe cattive. Senza mezzi per fermare la sua progressione. Il clima di quei luoghi è ideale per il kudzu, a tal punto che può crescere al ritmo di 1,50 m al giorno! 
Altro errore fatale, gli insetti predatori del kudzu non erano stati importati contemporaneamente dall’Asia. Nessuna specie poteva ostacolare lo sviluppo del kudzu negli Stati Uniti.
Risultato: i campi scomparivano, le foreste diventavano asfittiche, i pali dell’elettricità assaliti, le strade coperte e le case invase. Una vera peste. 
Vi raccomandavano di chiudere le vostre finestre la notte. Differentemente avreste potuto costatare, al vostro risveglio, che il kudzu aveva invaso la vostra casa.  Una volta che il kudzu occupa il terreno, rende asfittiche tutte le piante e gli alberi privandoli di luce. Soprattutto perché anche il più potente dei diserbanti è incapace di fermarlo. 
Il kudzu ha creato, nel sud degli Stati Uniti, un paesaggio apocalittico degno di una pellicola di Steven Spielberg, dove la giungla avrebbe invaso la città.
È per questo che lo si chiama “la vite Godzilla„. 

Ciò malgrado, il kudzu è una benedizione.

 “Un disintosicante„ potente

Dal cinese, kudzu si traduce come “eliminatore di intossicazione„. Il dott. David Lee aveva già osservato che i cinesi del nord bevevano tisana di kudzu per far passare la sbronza e la bocca impastata dopo una bevuta esuberante.
Nel 1991, il dott. David Lee condusse uno studio in Cina, all'università di Shin-Yanget. Provò gli effetti di una tisana di kudzu su ratti di laboratorio ai quali si era fatto assumere dell'alcool. Il coordinamento motorio dei ratti risultò migliorato. Sembravano meno intossicati [3].  
Altre esperienze hanno segnalato che gli animali non sembravano sviluppare un'assuefazione al kudzu [3].

L'anno successivo, il dott. David Lee suggerì ai ricercatori del centro Bowles di studi sull'alcool, nella Carolina del Nord, uno studio supplementare: osservare se il kudzu aiutasse a separare i ratti che hanno geneticamente tendenza a gradire l'alcool. I ricercatori si accorsero che somministrare kudzu ai ratti “alcolisti„ calmava la loro tendenza a bere [4]. 
Nel 2011, dopo questi risultati incoraggianti, ricercatori dell'università di Harvard provarono l'efficacia del kudzu contro placebo in un gruppo di uomini e di donne che bevevano regolarmente 3 o 4 pinte di birra al giorno [5]. Scoprirono due fenomeni interessanti:
1. I soggetti che avevano preso kudzu avevano chiaramente meno voglia d'alcool di quelli che avevano ricevuto placebo; 
2. I soggetti pretrattati con kudzu avvertivano più rapidamente gli effetti dell'alcool. 
Di conseguenza, avevano bisogno di bere meno per raggiungere un livello di felicità equivalente. Non esistono purtroppo molti altri studi sull'efficacia del kudzu nello svezzamento da alcool.
Tuttavia, numerosi consumatori di kudzu hanno ottenuto risultati molto convincenti. 
A tal punto che il kudzu ormai è preso in considerazione in tutti i tipi di dipendenza: alcool, tabacco, droghe, medicine, caffè, cioccolato, lavoro, sport [6]. 
Il kudzu può agire in tutti i casi di stress acuto legato alle dipendenze e aiutare lo svezzamento.  
Si trovano numerose testimonianze su Internet, come quella di Laurence, ex-fumatrice [7] : 
“Per me, il kudzu, funziona meglio del cerotto di nicotina. Ho fumato soltanto due sigarette da allora e non ho mai avuto voglia di ricominciare. Il loro gusto era cambiato.„  
Nonostante l'assenza di vaste prove cliniche, i ricercatori sono riusciti a comprendere perché il kudzu risulta efficace.

Le sostanze attive del kudzu

Le radici del kudzu sono ricche di isoflavoni della famiglia dei flavonoidi: vi si trova la daidzeina, riconosciuta come agente anti-infiammatorio ed antimicrobico. La daidzeina agisce anche contro il cancro.
La genisteina che è un agente anti-leucemico. [8]. Ma soprattutto, il kudzu costituisce la sola fonte di puerarina - del resto il nome latino del kudzu è pueraria [1]. 
Tutti questi isoflavoni sono antiossidanti e permettono di ridurre i danni legati all'alcool. 
Gli studi condotti hanno dimostrato che questi isoflavoni stimolano “gli oppioidi„ naturali del cervello [9]. Agiscono sui neurotrasmettitori, come la serotonina, il GABA ed il glutammato [1]. 
I fattori correnti di dipendenza (alcool, tabacco, droghe, ma anche zuccheri…) comportano distensione e benessere. Ciò avviene attraverso un aumento della produzione di dopamina nel vostro cervello. 
Gli isoflavoni del kudzu permettono di alleviare la dipendenza. Intervengono nel sistema della ricompensa. Stimolano la produzione di dopamina al posto della vostra “droga„ favorita. Siete allora più rilassati, e la vostra attenzione si devia dell'oggetto della vostra dipendenza. Non considerate più la necessità di prendere un altro bicchiere di vino o alcol, un'altra sigaretta o un ennesimo quadratino di cioccolato o un dolce. 
Il kudzu riesce a compensare il piacere che vi procura la vostra “droga„ abituale e permette di ridurre la vostra dipendenza. Tutto questo senza che il kudzu sia a sua volta un oggetto di dipendenza. Inoltre, numerose prove cliniche hanno confermato la sua innocuità [10]. Gli isoflavoni, tuttavia, sono sconsigliati in caso di cancro della mammella. 
Grazie al kudzu, potete gradualmente sostituire la vostra “droga„ e abituare delicatamente il vostro cervello a ricevere impulsi da dopamine meno forti. 
Il kudzu contiene anche dei saponosidi che prevengono le lesioni cellulari e proteggono il vostro fegato [9]. 
Al di là dell’utilizzo del kudzu nelle cure contro le dipendenze, il kudzu è considerato efficace contro lo stress in generale. Crea sollievo, cosa che facilita il sonno. 
È anche utilizzato per facilitare la digestione ed il transito intestinale [10].

Quale parte del kudzu è più efficace?

Gli isoflavoni che aiutano al superamento delle dipendenze si trovano nella radice kudzu. Una volta schiacciata, la radice di kudzu può essere messa in capsule per facilitare il suo assorbimento.



Riferimenti :
[1] http://fr.wikipedia.org/wiki/Pueraria_montana
[2] http://maxshores.com/the-amazing-story-of-kudzu/
[3] Spivey, Angela. Sobering effects from the lowly kudzu. Endeavor Magazine (April, 1996) University of North Carolina at Chapel Hill.
[4]http://www2.potsdam.edu/alcohol/HealthIssues/1127332920.html#.U7UQ3bHHDe_
[5] D. Penetar et al., http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3074930/, Alcohol Clin Exp Res. Apr 2011; 35(4): 726–734,
[6]http://www.naturamundi.com/skin/frontend/natura/default/images/content/dependance.pdf
[7] http://rue89.nouvelobs.com/on-vous-enfume/2010/09/22/alcool-stress-et-tabac-le-kudzu-est-il-vraiment-un-remede-a-tout-166071
[8] http://arreter-de-fumer.umanlife.com/umanlife-le-kuzu-pour-arrter-le-tabac
[9] http://www.complements-alimentaires.co/kudzu/
[10]http://www.passeportsante.net/fr/Solutions/PlantesSupplements/Fiche.aspx?doc=kuzu





martedì 22 luglio 2014

IMPORTANZA DEL RAPPORTO TRIGLICERIDI / COLESTEROLO HDL

Siamo sempre alla ricerca di indici che ci consentano di predire il nostro stato di salute e i nostri rischi. Ora, da esami semplici e facilmente ottenibili, possiamo calcolare un parametro di rischio vascolare e cardiaco molto importante. Basta dosare nel sangue, colesterolo totale, colesterolo HDL e trigliceridi.



I dati pubblicati sono abbastanza chiari nel documentare che il livello di colesterolo totale effettivo non è il più importante fattore di rischio di malattie cardiovascolari. Dobbiamo preoccuparci del rapporto tra il livello di HDL-colesterolo "buono" e colesterolo totale.
Quindi, negli adulti, il rapporto colesterolo HDL-colesterolo "buono" / totale dovrebbe essere superiore a 0,24 (basta dividere il tuo livello di colesterolo HDL per il colesterolo totale).
O più precisamente, il rapporto colesterolo HDL/ colesterolo totale:
  • 0,24 o superiore è considerato ideale
  • sotto 0,24 - basso
  • meno di 0,10 - molto pericoloso. 

Generalmente parlando, più alto è il rapporto, migliore è l’aspettativa (più basso il rischio di un attacco cardiaco).

Tuttavia, il colesterolo HDL è collegato strettamente ai trigliceridi.

Sembra frequente, per le persone con trigliceridi alti, avere bassi valori di colesterolo HDL, e queste stesse persone tendono anche ad avere livelli elevati di fattori della coagulazione nel loro sangue, il che è poco salutare se l’obiettivo è proteggere contro la malattia di cuore (maggior rischio trombotico).

Pertanto, negli adulti, il rapporto trigliceridi/HDL-colesterolo "buono" dovrebbe essere inferiore a 2 (basta dividere il livello dei tuoi trigliceridi per il tuo colesterolo HDL).
O più precisamente, il rapporto trigliceridi/HDL:
  • 2 o meno è considerato ideale
  • 4 - elevato
  • 6 - troppo elevato

E, poiché il colesterolo HDL (lipoproteina ad alta densità) è protettivo contro le malattie cardiache, più basso il rapporto, migliore è la prognosi (cioè l’aspettativa di vita senza attacchi cardiaci). 
In altre parole, più bassi sono i tuoi trigliceridi, o più alto il tuo HDL, più piccolo diventa questo rapporto.

Oggi si ritiene che il rapporto trigliceridi/HDL sia uno dei più potenti indici predittivi di malattia cardiaca.

Un autore di un importante studio di Harvard ha affermato: "I trigliceridi elevati, da soli,  aumentato il rischio di attacco cardiaco quasi del triplo. E i soggetti con il più alto rapporto di trigliceridi / colesterolo HDL - il colesterolo "buono" - avevano 16 volte il rischio di attacco cardiaco, rispetto a quelli con il rapporto più basso di trigliceridi / colesterolo HDL, nello studio in cui erano stati esaminati 340 pazienti con infarto e 340 loro controparti sane e della stessa età”.

Questo studio, ha concluso: il rapporto fra trigliceridi e colesterolo HDL è il più importante indice di rischio di un attacco di cuore, ancora più accurato rispetto il rapporto colesterolo LDL/HDL. 

Riferimento:

Gaziano JM, Hennekens CH, O'Donnell CJ, Breslow JL, Buring JE. Fasting triglycerides, high-density lipoprotein, and risk of myocardial infarction. Circulation. 1997 Oct 21;96(8):2520-5.

lunedì 21 luglio 2014

MALATTIE AUTOIMMUNI E MEDICINA FUNZIONALE (un primo approccio)

In tutto il mondo occidentale la frequenza delle malattie autoimmuni è in continuo aumento. Quando ero un giovane medico, con le stesse potenzialità di esami di laboratorio di oggi, la malattia di Hashimoto, ad esempio, era una patologia rara.
"Le malattie autoimmuni sono la terza principale causa di morbilità e mortalità nel mondo industrializzato, superate solo da cancro e malattie cardiache".1
"Mentre molte singole malattie autoimmuni sono rare, collettivamente si ritiene che interessino circa l'8 per cento della popolazione degli Stati Uniti – 24 milioni di persone."
"Per fornire un contesto di valutazione sull'impatto delle malattie autoimmuni, negli Stati Uniti sono affette da cancro circa 9 milioni di persone e da malattie cardiache circa 22 milioni di persone”.2
Che cos’è una malattia autoimmune (AI)?
La malattia autoimmune si verifica quando il sistema immunitario inizia a aggredire un auto-tessuto del corpo causando la distruzione di quel tessuto o di quell’organo.  Il tipo di tessuto che è distrutto in questo processo determina il tipo di malattia autoimmune. Ci sono molti tipi differenti di malattie AI che sono stati identificati, come l'artrite reumatoide (RA), la sclerosi multipla (SM), il lupus (SLE), la tiroidite di Hashimoto, il morbo di Crohn, la colite ulcerosa (UC), il diabete tipo I, la sindrome di Sjogren, la sclerodermia e la malattia celiaca (MC).
Le malattie autoimmuni possono interessare ogni organo o tessuto del nostro corpo
" Le malattie autoimmuni possono interessare praticamente ogni sito nel corpo" "almeno 15 malattie sono note per essere il diretto risultato di una risposta autoimmune, e prove indiziarie collegano più di altre 80 condizioni all’autoimmunità".3
Le malattie AI sono in genere progressive nel tempo.
 Non vi è alcuna cura per la maggior parte delle malattie AI. I pazienti con AI soffrono generalmente di più sintomi di distruzione tessutale che aumentano nel tempo. Il trattamento convenzionale è focalizzato sulla soppressione della risposta immunitaria e controllo dei sintomi, ma poco è offerto al paziente riguardo alla modulazione dell'autoimmunità e sul come evitare gli elementi scatenanti che provocano riacutizzazioni della risposta autoimmune. Di conseguenza, le condizioni di AI tendono a causare più distruzione tessutale nel corso del tempo, portando a grave distruzione dei tessuti e, in alcuni casi, a totale insufficienza di organo.


Gran parte delle malattie AI non verranno mai diagnosticate
"Le malattie autoimmuni, tutte indistintamente, sono state identificate in circa 24 milioni di persone negli Stati Uniti, ma probabilmente rappresentano solo un terzo delle diagnosi potenziali. Ciò significa che circa 72 milioni di persone hanno una malattia AI. Non si è ricercato abbastanza. Il nostro sistema medico attende fino a quando i segni e sintomi sono abbastanza severi con insufficienza d'organo e danni irreversibili prima di identificare e fare diagnosi".4


Progressione della malattia autoimmune
Un'altra cosa che sappiamo circa la malattia AI è che quando le persone hanno anticorpi contro un tipo di tessuto noto, ci sono, probabilmente, anche altri anticorpi contro altri tessuti. In altre parole, quando a una persona si è fatta diagnosi di malattia AI, esiste un alto rischio che si sviluppino altre malattie autoimmuni nel corso della vita. È molto raro che un solo tipo di tessuto venga aggredito dal sistema immunitario. Quando ci troviamo di fronte a persone con malattia di AI, possono esserci più tipi di tessuto che vengono aggrediti e che non sono ancora stati identificati. Ad esempio, la letteratura indica che le persone con malattie autoimmuni della tiroide hanno oltre un 50% di probabilità di essere affette da un’altra malattia autoimmune contemporaneamente.5
Il trattamento convenzionale della malattia AI: steroidi e altri farmaci immuno-soppressori
Le persone con reazioni AI solitamente non hanno una diagnosi precoce e non ottengono qualsiasi indicazione di gestione o supporto, fino a quando non ricevono una diagnosi di malattia AI nella medicina convenzionale. Una volta che i pazienti soffrono di sufficiente distruzione del tessuto per essere diagnosticati affetti da malattia AI, cosa ha da offrire il sistema sanitario convenzionale? Lo standard di cura è dato dagli steroidi e altri farmaci immuno-soppressori per molte condizioni di AI. Gli steroidi non sono usati solitamente nelle fasi iniziali perché gli effetti negativi e dannosi sull’organismo non rendono il rischio sostenibile. Alcuni degli effetti collaterali degli steroidi includono: soppressione immunitaria, perdita di sostanza ossea, neurodegenerazione, problemi correlati all'insulina e a cattiva regolazione dello zucchero nel sangue, assottigliamento epiteliale, stati catabolici, ecc.
Così i pazienti non ricevono steroidi fino a quando la loro condizione non sia diventata grave e progressiva. Se la distruzione del tessuto è abbastanza grave, i medici possono utilizzare un farmaco soppressore del midollo osseo per arrestare il sistema immunitario completamente, o possono asportare il timo in alcune delle condizioni più gravi come la miastenia grave.
C'è davvero poca speranza nel modello convenzionale di cure sanitarie per questi pazienti AI di avere un impatto sulla progressione della loro autoimmunità, poiché il focus del trattamento è la soppressione del sistema immunitario. Questi agenti immuno-soppressivi, oggi oltre al cortisone i farmaci biologici, posseggono significativi effetti negativi, tra cui ol determinare incapacità a combattere le infezioni.
Medicina Funzionale: una opzione migliore come approccio terapeutico  per la regolazione del sistema immunitario nelle malattie autoimmuni
Quando si guarda alla disregolazione del sistema immunitario che si verifica nell'autoimmunità, sappiamo che ci sono diversi meccanismi e sistemi coinvolti nell’identificazione del tessuto destinato alla distruzione. L'autoimmunità è un processo a molte variabili e l'obiettivo di una cura dovrebbe essere quello di far sì che l'autoimmunità, in particolare la risposta immunitaria contro un auto-tessuto, possa rallentare e bloccarsi. Ci sono diversi sistemi di regolazione innate della funzione immunitaria che iniziano a sregolarsi nell'autoimmunità. 
In medicina funzionale, tentiamo di modulare l'autoimmunità regolando questi vari sistemi attraverso la dieta, stile di vita e prodotti di nutraceutica.
Quando consideriamo il trattamento dell'autoimmunità, ci sono pochi ma significativi elementi essenziali su cui ci si concentra:
  1. Identificare i trigger delle risposte autoimmuni per evitarli
  2. Modulare l’autoimmunità e ridurre la distruzione cellulare

  • Accelerando e sostenendo il recupero nei momenti di esacerbazione
  • Affrontando le condizioni associate che promuovono risposte autoimmuni


1. Evitare fattori scatenanti: Glutine/Gliadina
Malattia celiaca vs. Sensibilità al glutine non-celiaca
Sappiamo che la sensibilità al glutine ha principali impatti sulla salute. Uno dei casi più estremi di sensibilità al glutine provoca una malattia autoimmune chiamata celiachia. Nella malattia celiaca, la risposta del sistema immunitario all'esposizione al glutine provoca infiammazione cronica e distruzione del tratto gastrointestinale (GI).
Tuttavia, ci sono molte forme di sensibilità al glutine che non sono correlate alla malattia celiaca. Sensibilità al glutine è definita come una risposta immunitaria al glutine. La sensibilità al glutine non-celiaca è stata associata con parecchie malattie autoimmuni differenti non correlate alla malattia celiaca, compresi il diabete tipo 1 e l’ipotiroidismo di Hashimoto.6,7
L'errore che fanno molti medici è quello di associare la sensibilità glutine a malattie del tratto intestinale. La maggior parte dei medici sono ancora fissati sul modello di malattia celiaca che si concentra sulle manifestazioni intestinali della sensibilità del glutine. Tuttavia, 2/3 delle persone con sensibilità al glutine non hanno problemi gastrointestinali. Su quali altri organi influisce? Una volta che una persona ha la sensibilità al glutine, questa può distruggere qualsiasi tessuto o organo. Il tessuto più vulnerabile è il cervello. Infatti, in gran parte, la sensibilità al glutine colpisce il sistema nervoso centrale, non il tratto GI.
La sensibilità al glutine può manifestarsi in una serie di deficit neurologici, a seconda di quale parte del cervello o del sistema nervoso sia interessata, tra cui intorpidimento e formicolio, atassia (problemi di equilibrio), emicranie, problemi di deficit di attenzione o ADHD, "nebbia cerebrale" e deficit cognitivi. Oggi si va riconoscendo che la sensibilità al glutine può essere coinvolta in processi patologici di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la paralisi sopranucleare e la malattia di Huntington. 8,9,10,11
2. Modulazione della risposta immunitaria
C’è un certo numero di composti nutrizionali che hanno dimostrato possedere un effetto potente sulla modulazione dei sistemi fisiologici coinvolti nella risposta immunitaria e che sono capaci di diminuire gli attacchi sul tessuto autoimmune. Nel modello di Medicina Funzionale, usiamo questi composti che hanno dimostrato nella letteratura di modulare questi sistemi e diminuire la risposta immunitaria verso i tessuti-self del proprio organismo.
Non stiamo parlando di guarire queste condizioni AI perché questo, se possibile, dipende da quanto più precoce è la diagnosi e l'intervento di modulazione degli equilibri. Ma possiamo cercare, in questo modo, di far sì che una persona abbia più buone giornate che cattive giornate. Identificare i trigger dell'autoimmunità e modulare la risposta immunitaria può avere potenti effetti positivi a lungo termine sul rallentare o fermare la distruzione del tessuto e migliorare la qualità della vita.
Gli obiettivi, nel trattamento delle malattie autoimmuni, da un punto di vista immunologico, possono essere considerati i seguenti:
  • Bilanciare i sistemi Th1 e Th2
  • Migliorare il sistema di regolazione Th3
  • Diminuire la risposta Th17

3. Rafforzare e sostenere il recupero
Nella malattia autoimmune, ci sono sempre periodi di aggravamento dell'autoimmunità ("flare-ups") e periodi di aggravamento minimi (periodi "di calma", "tranquilli" o dormienti"). Oltre a minimizzare le acutizzazioni, uno degli obiettivi nella gestione dell’autoimmunità è determinare un recupero più veloce dall’aggravamento. Ci sono un certo numero di composti naturali, che hanno dimostrato di poter contribuire a sostenere un recupero più veloce abbattendo gli elementi scatenanti (cioè, ad esempio: enzimi digestivi per degradare il glutine), aumentando il flusso di sangue al tessuto bersaglio o riducendo la risposta immunitaria. Questi sono alcuni dei modi in cui possiamo sostenere il recupero dai flare-ups nei paziente autoimmuni.    
 4. Affrontare le condizioni associate
La permeabilità intestinale alterata promuove l’autoimmunità. Sempre più pubblicazioni in letteratura stanno dimostrando che l’alterazione della barriera intestinale (rottura di barriera) che provoca un aumento della permeabilità intestinale promuove reazioni autoimmuni, riacutizzazioni di patologie esistenti e iperattività del sistema immunitario
"Ora è evidente che le giunzioni strette sono strutture dinamiche che sono coinvolte in processi di sviluppo, fisiologici e patologici. Di conseguenza, un'attenzione particolare è oggi posta sul ruolo della disfunzione delle giunzioni strette nella patogenesi di diverse malattie, in particolare delle malattie autoimmuni".12
"In tutti i casi, l’aumento della permeabilità sembra precedere la malattia e provoca un'anomalia nella formazione e trasporto di antigeni che innescano il processo multiorgano che porta poi alla risposta autoimmune".13  
"Sono sempre più disponibili dati che evidenziano come un aumento della permeabilità intestinale giochi un ruolo patogenetico in varie malattie autoimmuni. Perciò, noi ipotizziamo che la perdita della funzione di barriera intestinale sia necessaria per sviluppare l’autoimmunità".14
Individuare l'esistenza e valutare la gravità di condizioni come alterazioni della permeabilità intestinale e affrontare queste condizioni quando necessario, in concomitanza con la risposta immunitaria, conduce ad un risultato più completo e soddisfacente nel paziente autoimmune.
Referenze:
1. The Journal of Immunology, 2005, 175:4119–4126.
2. NIH. Autoimmune Diseases Coordinating Comm. Autoimmune Diseases Research Plan. 2006
3. Nat Clin Prac Gastro & Hep, Sept 2005, Vol. 2 No. 9
4. Jeffrey S. Bland, Ph.D.: Metagenics Educational Programs. 2006
5. Acta Bio Medica 2003; 74; 9-33
6. 
6. Elimination of dietary gluten and development of type 1 diabetes in high-risk subjects. Rev Diabet. Stud. 2004 Spring;1(1):39-41
7. Thyroid disorders in Brazilian patients with CD. J Clin Gastroenterol. 2006 Jan;40(1):33-6
8. Transglutaminase-catalyzed post translational modifications of proteins in the nervous system and their possible involvement in neurodegenerative diseases. CNS Neurol Disord Drug Targets. 2008 Oct; 7(4):370-5.
9. Psychic disturbances in CD. II. Psychological findings. Scand J Gastroenterol. 1982 Jan;17(1):21-4
10. Migraine may also be a symptom of mild CD Migraine, CD and cerebral calcifications: a new case. Headache. 2005 Oct;45(9):1263-7
11. A preliminary investigation of ADHD symptoms in persons with CD. J Atten Disord. 2006 Nov;10(2):200-4
12. NAT CLIN PRAC GASTRO & HEP SEPT 2005 VOL 2 NO 9
13. DIABETES, VOL. 55, MAY 2006

14. Tight junctions, intestinal permeability, and autoimmunity: celiac disease and type 1 diabetes paradigms Ann N Y Acad Sci. 2009 May;1165:195-205