domenica 17 agosto 2014

GLUTATIONE: RUOLO NELLA DISINTOSSICAZIONE E NEI PROCESSI DI METILAZIONE

Cerchiamo di comprendere il ruolo del glutatione nella salute cellulare e nei processi di disintossicazione.
Il glutatione (GSH) è uno dei più importanti antiossidanti cellulari presenti nel nostro organismo. E’ costituito da tre aminoacidi: glutamina (l’aminoacido più abbondante nel nostro organismo), glicina (l’aminoacido più semplice) e cisteina (un aminoacido portatore di zolfo).
Il glutatione agisce come un potente antiossidante, prevenendo la formazione di radicali liberi e di specie reattive dell'ossigeno (ROS), che sono le principali minacce di tossicità cellulare e d'organo.
Il glutatione è talvolta indicato come molecola redox. Redox è un processo per cui una molecola viene sottoposta a cicli di "riduzione" e di "ossidazione". Quando una molecola subisce ossidazione, perde elettroni e il suo stato di ossidazione aumenta. Quando una molecola subisce riduzione, guadagna gli elettroni, e così avviene una diminuzione dello stato di ossidazione. Provate a pensare in questo modo: quando il glutatione è utilizzato, esso viene ossidato, cioè perde elettroni. Questo glutatione (usato) è possibile riconvertirlo in una forma utilizzabile (forma ridotta) attraverso processi di riduzione.
Il punto chiave da ricordare è che se è presente una maggiore quantità di glutatione ossidato e una quantità inferiore della sua forma ridotta, questo è un indicatore molto importante di aumentata tossicità cellulare e di attività dei radicali liberi.
Il glutatione protegge i nostri organi.
Tutti gli organi del nostro corpo contengono antiossidanti cellulari, al fine di proteggerci da radicali liberi e tossicità. Questo è particolarmente vero per gli organi "ad alta domanda di energia " quali fegato, cuore, polmoni, reni, intestino e cervello. Questi organi utilizzano un'enorme quantità di ATP (energia biologica) per funzionare continuamente. Pensateci: il cervello o il fegato smettono mai di lavorare? No. E se questi organi sono costantemente al lavoro, usano in continuo ATP (energia biologica). Ogni volta che ATP viene utilizzato dal mitocondrio, i radicali liberi sono prodotti come normale prodotto finale. Questi radicali liberi devono essere tenuti sotto controllo, altrimenti è compromessa la funzione dell'organo e ne consegue tossicità.
Inoltre, per la presenza ubiquitaria di tossine ambientali nel corpo, le nostre cellule e organi devono sintetizzare e utilizzare glutatione (e altri antiossidanti cellulari) al fine di evitare che queste tossine danneggino le nostre funzioni cellulari.
Il glutatione è fondamentale per la detossificazione di sostanze cancerogene come il benzene (comunemente presente nei gas di scarico delle auto), metalli pesanti come mercurio, cadmio e piombo e sostanze chimiche comuni come BPA. Inoltre, ricordatevi che se c'è un aumento dell'esposizione alle sostanze chimiche ambientali, aumenta la richiesta di sintesi del glutatione. Più alta la richiesta di produzione di glutatione, più glutatione viene utilizzato.
Se i nostri processi di riduzione non sono in grado di riconvertire la forma di glutatione "esaurita" (ossidata), aumenta il nostro carico di tossine. Così dobbiamo fare in modo di diminuire il nostro sovraccarico di tossine, allo stesso modo in cui ci premuriamo di fornire i nutrienti grezzi indispensabili attraverso una dieta ottimale.
Glutatione, genetica e metilazione.
Molta attenzione è stata posta su glutatione e metilazione. Questo perché il ciclo di metilazione è direttamente collegato con la via metabolica della transulfurazione. La transulfurazione è il processo attraverso il quale noi produciamo il glutatione.
In breve, una parte dell’omocisteina che risulta dalle reazioni di metilazione è usata per fare la cisteina, che poi si combina per formare glutatione.
Se abbiamo delle mutazioni del gene che esprime la metilazione che stanno limitando la nostra capacità di normali reazioni enzimatiche, la nostra sintesi e utilizzo del glutatione possono risultare direttamente compromesse. CBS (cistationina beta sintasi) è uno di questi geni/enzimi. MTHFR, MTRR, AHCY sono altri.
Con o senza queste mutazioni del gene, se ci mancano i cofattori nutrizionali per le reazioni di sintesi o metilazione del glutatione, potremmo non essere in grado di produrre abbastanza glutatione.
A causa della sua importanza, permettetemi di sottolineare quali siano i  cofattori per l'enzima CBS (che è l'enzima principale regolatore della produzione di glutatione). Le seguenti sostanze nutrienti sono cofattori noti nel regolare l’attività del CBS:
  • P5P (la forma attiva di vitamina B6)
  • Serina
  • Heme 

Il deficit di vitamina B6 è molto più comune di quanto ci si renda conto. Alcuni soggetti possono essere a rischio aumentato di carenza di B6. Questo può essere particolarmente vero per donne che usano contraccettivi, gli anziani, quelli affetti da con piroluria (la piroluria è una disfunzione metabolica, conseguenza di un difetto genetico (quindi ereditaria) che provoca, in persone predisposte, l’aumento spropositato nel sangue di una certa sostanza chiamata criptopirrolo, che viene prodotta di solito in conseguenza ad uno stato di stress, principalmente emotivo. I criptopirroli hanno la caratteristica di legarsi alle molecole di vitamina B6 e zinco che si trovano nel sangue, e questo complesso viene eliminato attraverso le urine, con il rischio conseguente di carenza di vitamina B6 e zinco) e coloro che consumano alcol regolarmente, anche se non in eccesso. La ricerca suggerisce che queste popolazioni sono ad alto rischio di carenza di B6.
È necessario quindi ricordare che qualsiasi terapia seria di promozione della sintesi di glutatione, dovrebbe comprendere P5P o vitamina B6.

Come faccio a sapere se il mio glutatione è insufficiente?

Probabilmente la miglior misura di attività del glutatione è il dosaggio di glutatione plasmatico, sia nei suoi stati ridotti e ossidati. Alcune ricerche hanno suggerito che il dosaggio del glutatione intraeritrocitario (all’interno dei globuli rossi) può essere pure molto buono. Il problema che vedo con il dosaggio di glutatione intraeritrocitario è che i globuli rossi sono elementi trasportatori di quantità enormi di glutatione e esportatori allo stesso tempo, per cui, la quantità presente in un globulo rosso può non rappresentare quello che avviene in altre cellule o tessuti (1).
Alti livelli plasmatici di GSH ossidato e bassi di GSH ridotto indicano un maggiore carico di stress ossidativo e la necessità di prestare maggiore attenzione alle funzioni di metilazione.
Altri metodi di monitoraggio dell'attività del glutatione comprendono i test di disaggio degli acidi organici urinari, in particolare l'acido piroglutammico. Bassi livelli di questo metabolita suggeriscono uno scarso recupero del glutatione.
Anche se ancora non completamente confermato come dato, bassi livelli di albumina nel siero (< di 4.1 g/dl o  di 41 in unità SI) potrebbero essere un indice di deplezione di glutatione. Questo perché le molecole contenenti tiolo come il glutatione sono i principali costituenti dell'albumina.

Come fare per aumentare il glutatione?

Dobbiamo prima di tutto tenere presente che non esistono due persone uguali fra loro, e che quindi il pensare che un unico approccio nutrizionale sia adatto a tutti può facilmente portare a fallimenti. Questo è vero per le terapie per il glutatione. Fattori genetici, tossicità preesistenti, intolleranze alimentari sono tutti elementi che devono essere considerati in ogni persona.
Molto è stato discusso sulle terapie con GSH. Le forme liposomiali di glutatione sono probabilmente considerate le migliori da utilizzare per via orale, in quanto progettate per superare l’ostacolo dell’acido gastrico, permettendo al GSH di essere captato direttamente dalle cellule intestinali.
Io sono maggiormente convinto dell’utilità di impiegare precursori nutrizionali per aumentare il glutatione in modo endogeno, piuttosto che somministrare il "prodotto già fatto" (GSH liposomiale o GSH ridotto). In questo modo, si aiuta l'organismo a fare da sé il proprio lavoro, somministrando i cofattori importanti. Alcuni cofattori importanti del glutatione e nutrienti sinergizzanti includono:
  • NAC
  • P5P
  • Glutammina
  • Glicina
  • Selenio
  • Vitamina C
  • Vitamina B12

Molto è stato scritto circa la upregulation e downregulation delle vie metaboliche del glutatione, vale a dire le controverse attività dell'enzima/gene CBS. Qualunque sia il caso, è necessario renderci conto che tutto si riduce ai bisogni dell'individuo.
Nella mia pratica clinica di consulenza nutrizionale, ho sempre cercato di selezionare e raccomandare i nutrienti giusti al momento giusto, per ogni singolo soggetto e qui, nuovamente, raccomando di non fare da sé. I risultati si ottengono sempre e solo da un approccio corretto, che richiede esperienza e non basta internet, e nemmeno questo blog. Devono essere scelte che derivano da una storia, talora da esami e da un bravo medico.
Riferimenti:

  • http://link.springer.com/chapter/10.1007%2F978-1-4615-3850-9_9
  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3057366
  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20924222
  • 1. Konynenburg, Nathan: ‘Treatments Study of methylation cycle support in patients with CFS & fibromyalgia’ Reno NV, 2009
  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12865045

mercoledì 13 agosto 2014

COME EVITARE DI INTOSSICARSI CON METALLI PESANTI (Mercurio, Piombo, Cadmio e così via)

Se mangiate regolarmente pesce e prodotti del mare, ecco una strategia molto semplice che può interessarvi.  

Esiste un'alga, ben conosciuta, che ha la capacità di legarsi al mercurio (ed agli altri metalli pesanti come il piombo, il cadmio, ecc.) si chiama chlorella. 
La chlorella si vende  in semplici gellule, o in capsule. La trovate ovviamente sotto forma bio. 
Quando avete voglia di un pasto di pesce o di frutti di mare, e temete un aumento dei metalli pesanti nel vostro organismo, potete risolvere il problema assumendo una capsula di clorella durante o alla fine del vostro pasto.  
Così, direttamente nel vostro stomaco, ancora prima che siano assorbite dal vostro intestino, le molecole di mercurio ed altri metalli pesanti si legheranno alla clorella e le eliminerete attraverso la normale via intestinale.  
È un mezzo semplice, pratico ed economico per evitare che si accumulino troppo rapidamente i metalli pesanti nell'organismo. E ciò vi eviterà di dover fare una vera terapia di "chelazione", i cui inconvenienti per la salute ed il costo sono notevoli (vedere più avanti questo articolo).

Perché i pesci e i frutti di mare contengono mercurio?  

Negli ambienti acquatici, il mercurio elementare reagisce per formare un composto organico tossico: il metilmercurio (MeHg). Presente in deboli concentrazioni nell'acqua di mare o nei sedimenti, il metilmercurio si concentra e si accumula nei tessuti degli organismi vivi, soprattutto nel tessuto adiposo, il tutto attraverso la catena alimentare: è "il bioaccumulo". 
È il motivo per cui se ne trova di più nei predatori ai livelli superiori della catena alimentare, che sono la maggior parte dei grandi pesci che consumiamo: tonno, squalo, luccio, pesce spada. 
Quanto ai mitili in genere, vongole, cozze, ostriche, "cappe sante", gamberi, gamberoni, astici e aragoste, questi filtrano l'acqua di mare in modo permanente e trattengono, in questo modo, nei loro tessuti una parte dei metalli che vi si trovano naturalmente, o perché esito dell’inquinamento, fatto dall'uomo, degli oceani. 
Questo non vuole dire che bisogna smettere di mangiare i prodotti del mare. Al contrario, nonostante i metalli pesanti, molti studi scientifici hanno evidenziato che producono notevoli benefici alla salute. Garantiscono l’apporto di proteine di elevata qualità e di omega-3. Il consumo di pesce due volte alla settimana riduce, in particolare e come esempio, il rischio di depressione del 25% nelle donne [1].   
Quello che potete fare, per proteggervi, è associare ad ogni pasto di prodotti del mare una semplice capsula di clorella: questo diminuirà fortemente il vostro assorbimento dei metalli pesanti presenti in questi prodotti alimentari. 

Perché non bisogna lasciare accumulare il mercurio nel vostro corpo. 

Il mercurio è un metallo pesante. È nocivo per il sistema nervoso. Ebbene, quando penetra nel vostro organismo (attraverso l’apparato digerente o la pelle), si fissa nei tessuti adiposi (nel grasso) fra cui, purtroppo, il vostro cervello che è costituito all’80% di grassi.   Esercita in seguito effetti deleteri bloccando molte catene enzimatiche, e questo si traduce successivamente in problemi neurologici. È particolarmente pericoloso sul cervello del feto ed è stato recentemente associato alla sindrome da iperattività del bambino [2]. 
È un fenomeno che andrà solo a peggiorare negli anni a venire, a causa dell'aumento delle sostanze inquinanti nei mari e negli oceani e ciò nonostante occorre guardarsi bene (come sempre) da qualsiasi catastrofismo.
Molti guru su Internet esagerano completamente la gravità, e soprattutto la frequenza, delle intossicazioni da mercurio. Sono generalmente le stesse persone che vi consigliano in seguito un protocollo di chelazione (protocollo d'eliminazione dei metalli pesanti) a base di piante e di prodotti naturali, in realtà inefficaci per risolvere del tutto questo problema.  Se una vera intossicazione da mercurio è possibile, è da prendere molto seriamente, ma è anche molto più rara di quanto lo si immagini. E, data la rarità, le intossicazioni da mercurio (e da metalli pesanti) sono così difficili da diagnosticare da parte dei medici, che si allarmano soltanto se l'intossicazione è ovvia, ad esempio con un figlio che rompe un termometro al mercurio e lo porta alla bocca (motivo per cui oggi questi termometri non vengono più prodotti) o nel caso di un incidente industriale. 

La chelazione (eliminazione dei metalli pesanti) è efficace contro le malattie cardiache.

La chelazione presenta indubbiamente numerosi vantaggi: è stato provato, infatti, che la chelazione comporta notevoli benefici per la salute, in particolare contro le malattie cardiache.  In occasione di un congresso organizzato dall’American College of Cardiology a San Francisco, dei ricercatori hanno presentato i risultati di uno studio su 1.700 persone nel quale la chelazione dei metalli pesanti ha migliorato significativamente lo stato di salute di persone che avevano già sofferto di un incidente cardiovascolare. Il responsabile dello studio, il dott. Lamas, ha dichiarato in occasione del congresso: "Abbiamo trasformato ciò che era una terapia alternativa incerta in reale scienza ed ha avuto risultati stupefacenti".
Ma questi protocolli di chelazione richiedono l'utilizzo di molecole chimiche, capaci di andare prendere il mercurio nelle cellule grasse in cui è intrappolato. Prendendo il mercurio, queste medicine eliminano anche le sostanze nutrienti. È per questo che occorre sempre accompagnare una chelazione a una assunzione di multivitaminici e minerali.  Nello studio citato sopra, solo le persone che avevano seguito un protocollo di chelazione e assunto multivitaminici hanno realmente ridotto il loro rischio di un nuovo incidente cardiovascolare (diminuzione significativa del rischio del 26%) [3]. 

In tutti i casi, l'ideale è di evitare di arrivare a questo punto.

Se una persona è stata realmente intossicata dal mercurio e la sua salute è debole, il protocollo d'eliminazione, che brutalmente "libererà" e "metterà in circolazione" una quantità importante di molecole di mercurio che l'organismo  aveva con pazienza e saggezza "isolato", "incistato" e rese inoffensive… può essere molto pericoloso.  

È per questo che l'approccio che raccomando, salvo casi limite, non è l'approccio brutale, "la chelazione integrale" che andrà a ripulire l’organismo profondamente in alcuni giorni o settimane da tutti i vostri metalli pesanti, ma un atteggiamento più conservativo, regolare, ma non per questo meno efficace.

L’obbiettivo è quello di eliminare il vostro stock di metalli pesanti nel tempo ed in modo dolce.
Il nostro organismo dispone di una molecola naturale capace di eliminare gradualmente il mercurio. 
Ma il processo è lento. Soprattutto è ostacolato dall'arrivo costante di nuove sostanze inquinanti. 
Di qui l'interesse a limitare il vostro assorbimento di metalli pesanti ogni volta che lo potete. 
È per questo che raccomando il consumo regolare di chlorella, un'alga che ha la capacità di legarsi ai metalli pesanti presenti nella vostra alimentazione e di accompagnarli fuori dall’organismo, dolcemente. Permetterete così al vostro organismo, non più sovraccaricato, di eliminare spontaneamente e con risorse proprie, nel tempo, i vostri stock di metalli pesanti. 

La quantità di chlorella raccomandata per ottimizzare il fenomeno è di 4 g, ogni volta che mangiate pesce o frutti di mare.

Attenzione alla scelta della vostra chlorella.

Va fatta attenzione a garantirsi del luogo d'origine della clorella perché, nella misura in cui questa attira i metalli pesanti e le sostanze inquinanti, può essere facilmente contaminata. 
È una pianta che pulisce il pianeta, così come pulisce il nostro organismo, dunque deve essere coltivata e successivamente trattata soltanto nelle norme di purezza più rigorose.  
Comperate la chlorella solo da un produttore di fiducia che accetti di fornirvi le schede di analisi tecniche che garantiscano l'assenza di sostanze inquinanti.  

Fate queste domande all'impresa che vi fornisce la chlorella:
Con quale frequenza analizzate i lotti di clorella? 
Avete certificati di rispetto delle condizioni di produzione in agricoltura biologica?  È questa clorella uscita da un ambiente naturale, o da bacini artificiali (questi sono facili da controllare)? 
Il produttore verifica la contaminazione di metalli pesanti?

Virtù supplementari della chlorella
 
Gli effetti benefici della chlorella non si limiteranno a proteggervi contro i metalli pesanti.   Si tratta, in effetti, di una pianta che possiede qualità nutritive eccezionali. Dopo l'ultima guerra, si era creduto potesse risolvere il problema della sovrappopolazione  ma la sua produzione richiede troppa cura, ed è dunque troppo costosa perché possa fungere da prodotto alimentare di base.  
La clorella contiene infatti il 60% di proteine, e tutti gli aminoacidi essenziali, cosa che ne fa un prodotto alimentare eccellente per i vegetariani. 
Inoltre, è ricca in vitamine B, in GABA (per l’umore), in folati, in vitamina B12 ed in ferro. 

Ecco una lista di alcuni dei benefici effetti sulla salute associati a questa alga verde:

  • Ripara i tessuti nervosi
  • Aumenta il livello energetico
  • Stimola il sistema immunitario
  • Normalizza i livelli di zuccheri nel sangue
  • Migliora la digestione
  • Normalizza la pressione sanguigna
  • Promuove un corretto livello di pH nell’intestino, permettendo ai batteri utili di proliferare
  • Rimuove i potenziali metalli tossici dal corpo
  • Esalta la concentrazione e la focalizzazione
  • Elimina l’alitosi

Sei patologie che la Chlorella può prevenire o trattare

> Insulino resistenza - Quest’anno, i ricercatori hanno scoperto che la Chlorella ha la capacità di migliorare la sensibilità fruttosio-indotta dell’insulina.  Come discusso in numerose occasioni, l’eccessivo consumo di fruttosio è la causa numero uno dell’insulino resistenza e del diabete di tipo 2. In questo studio sugli animali, dopo essere stati nutriti con mangimi ricchi in fruttosio per 4 settimane, ai ratti venne somministrata la Chlorella tre volte al giorno per 5 giorni, il che ha riportato alla normalità i valori di glucosio-insulina.

Gli autori hanno concluso che “La somministrazione orale di Chlorella permette di migliorare la sensibilità all’insulina e può rappresentare un valido aiuto nella terapia dei pazienti con insulino resistenza.”
> Disintossicazione - E’ particolarmente di aiuto quando usata insieme alla sauna ad infrarossi ed assunta due ore prima della sauna. In questa maniera la Chlorella è presente nell’intestino, capace di legare le tossine che vengono rilasciate durante la sauna. Si legherà irreversibilmente alle tossine e sarà eliminata in tutta sicurezza attraverso le feci.
> Diabete – Recenti studi evidenziano la capicità della Chlorella di migliorare la sensibilità all’insulina. L’alga è capace di migliorare la sensibilità all’insulina e la captazione del glucosio nel fegato di topi con diabete di tipo 1. Gli autori suggeriscono che l’effetto ipoglicemizzante della Chlorella sia dovuto alla migliorata captazione del glucosio nel fegato e nei muscoli. Un altro meccanismo può essere messo in relazione con l’abbassamento degli acidi grassi non esterificati (NEFA), poiché la sensibilità all’insulina è solitamente ostacolata dal tasso elevato di questi acidi grassi presente nel diabete di tipo 1.
> Ipertensione – I risultati di uno studio in doppio cieco pubblicato due anni fa suggerisce che la Chlorella può significativamente ridurre la pressione alta ed i casi di ipertensione borderline. Gli autori propongono la Chlorella come un benefico supplemento alla dieta per prevenire l’ipertensione arteriosa, senza effetti collaterali.
> Anemia, proteinuria ed edema in gravidanza - L’ipertensione e l’anemia in gravidanza sono due condizioni comuni e potenzialmente pericolose. Una delle cause primarie di queste condizioni è lo stato nutrizionale delle donne. Uno studio pubblicato l’anno scorso evidenzia che la Chlorella può migliorare entrambe queste condizioni nelle donne gravide, probabilmente grazie al suo alto contenuto in folati, vitamina B12 e ferro.
I soggetti assunsero sei grammi di Chlorella al giorno, iniziando tra la 12° e la 18° settimana, fino al parto. Il gruppo che assumeva l’alga chlorella riportò significativi bassi livelli di anemia rispetto al gruppo di controllo. Inoltre si verificarono minori episodi di proteinuria ed edema, due sintomi associati all’ipertensione in gravidanza. Ancora gli autori conclusero che: “Il supplemento di Chlorella può essere utile come fonte naturale di folati, vitamina B12 e ferro per le donne in gravidanza.”
> Fibromialgia – Sebbene i risultati individuali emersi dallo studio furono vari, vale la pena di considerare l’impiego della Chlorella in persone sofferenti per fibromialgia. Lo studio pubblicato nel 2000 verificò l’efficacia di due prodotti commerciali a base di Chlorella in persone con diagnosi di fibromialgia ed il risultato mostrò un 22% di riduzione nell’intensità del dolore. Comunque, mentre sette persone riportarono un miglioramento nei sintomi, sei persone non riportarono alcun effetto, mentre cinque pazienti affermarono di aver avuto un peggioramento. Questo è da tenere presente se si decide di provare l’alga: alcuni ne avranno beneficio, altri no.
> Cancro del fegato – Uno studio pubblicato nel 2009 permise di scoprire che la Chlorella stimola l’apoptosi (morte cellulare), il che suggerisce che può essere utile nella prevenzione del cancro al fegato. Gli autori conclusero: “Il nostro studio dimostra che la Chlorella ha un effetto chemopreventivo inducendo apoptosi deprimendo l’espressione di Bcl-2 (un gene anti apoptosi, NdT) ed aumentando l’espressione di caspasi 8 (le caspasi rivestono un ruolo importante nella trasmissione del segnale apoptotico, NdT) nell’epatocarcinogenesi indotta nei ratti.”

Per questo motivo, anche un consumo regolare di chlorella non può che avere effetti benefici sul nostro organismo, proteggendoci da eventuali rischi di carenze di elementi altamente nutritivi e preziosi: sempre avendo presente che nulla può sostituire una alimentazione variata e salutare.

Buona salute!

Riferimenti:

[1] Smith K. longitudinal Associations Between Fish Consumption and Depression in Young Adults. Am. J. Epidemiol. (2014) doi: 10.1093/aje/kwu050 First published online: April 15, 2014
[2] Arch Pediatr Adolesc Med. 2012;():1-9.
[3] Lamas GA, et al. Randomized comparison of high-dose oral vitamins versus placebo in the Trial to Assess Chelation Therapy (TACT). ACC meeting 2013.



giovedì 24 luglio 2014

VOLETE DISINTOSSICARVI? IL KUDZU E' PER VOI!

Il kudzu è una pianta curiosa originaria di Estremo Oriente. È utilizzata da migliaia di anni nella medicina cinese per occuparsi delle dipendenze, di emicrania,  diarrea, vomito, ipertensione, acufeni, ecc. Oggi, il kudzu è soprattutto utilizzato per aiutare superare la dipendenza da tutte “le droghe„ del quotidiano: alcool, tabacco, zucchero, ecc.   Il kudzu appartiene alla famiglia delle fabaceae, come il fagiolo, il pisello, la lenticchia, l'arachide, la soia, la liquirizia, e i“glicini„ [1]. Del resto, i fiori porpora del kudzu scaturiscono in mazzi come i fiori del glicine.

Kudzilla: “La vite che ha divorato il sud„

La storia del kudzu comincia in Cina, in Giappone, in Corea, a Taiwan, nelle Filippine, Vietnam e Malesia, nell'Indonesia ed in Nuova Caledonia [1].  In segguito, fin dal XIX secolo, il kudzu è stato introdotto negli Stati Uniti: errore grave!  Nel 1876, in occasione del centenario della nascita degli Stati Uniti, il padiglione giapponese a Filadelfia consisteva in un giardino splendido esotico. Gli americani furono conquistati dal kudzu, dal profumo zuccherato e dalle foglie ampie e carnose [2]. 
Immediatamente, i giardinieri americani iniziarono a utilizzarlo come pianta decorativa.
Negli anni 1920, una coppia di giardinieri, in Florida, si mise a commercializzare il kudzu come pianta foraggera, molto apprezzata dalle capre.  Più tardi, durante la grande depressione degli anni 1930, l'Ufficio Federale per la Preservazione del Suolo ordinò di piantare del kudzu in massa per impedire i fenomeni erosivi del terreno. Nell’ambito del programma di rilancio economico, si offrirono salari allettanti ai giovani disoccupati che fossero andati a piantare del kudzu attraverso tutto il sud degli Stati Uniti, in particolare in Georgia. 
Nel giro di 10 anni, la sorte “del Sud„ era segnata. 
Il kudzu è una vite strisciante di una vivacità terrificante. Può crescere di 300 m l’anno. A questo ritmo, potete pensare allo sviluppo del kudzu, come a quello di un soufflé nel forno. 
Si rivelò essere la peggiore delle erbe cattive. Senza mezzi per fermare la sua progressione. Il clima di quei luoghi è ideale per il kudzu, a tal punto che può crescere al ritmo di 1,50 m al giorno! 
Altro errore fatale, gli insetti predatori del kudzu non erano stati importati contemporaneamente dall’Asia. Nessuna specie poteva ostacolare lo sviluppo del kudzu negli Stati Uniti.
Risultato: i campi scomparivano, le foreste diventavano asfittiche, i pali dell’elettricità assaliti, le strade coperte e le case invase. Una vera peste. 
Vi raccomandavano di chiudere le vostre finestre la notte. Differentemente avreste potuto costatare, al vostro risveglio, che il kudzu aveva invaso la vostra casa.  Una volta che il kudzu occupa il terreno, rende asfittiche tutte le piante e gli alberi privandoli di luce. Soprattutto perché anche il più potente dei diserbanti è incapace di fermarlo. 
Il kudzu ha creato, nel sud degli Stati Uniti, un paesaggio apocalittico degno di una pellicola di Steven Spielberg, dove la giungla avrebbe invaso la città.
È per questo che lo si chiama “la vite Godzilla„. 

Ciò malgrado, il kudzu è una benedizione.

 “Un disintosicante„ potente

Dal cinese, kudzu si traduce come “eliminatore di intossicazione„. Il dott. David Lee aveva già osservato che i cinesi del nord bevevano tisana di kudzu per far passare la sbronza e la bocca impastata dopo una bevuta esuberante.
Nel 1991, il dott. David Lee condusse uno studio in Cina, all'università di Shin-Yanget. Provò gli effetti di una tisana di kudzu su ratti di laboratorio ai quali si era fatto assumere dell'alcool. Il coordinamento motorio dei ratti risultò migliorato. Sembravano meno intossicati [3].  
Altre esperienze hanno segnalato che gli animali non sembravano sviluppare un'assuefazione al kudzu [3].

L'anno successivo, il dott. David Lee suggerì ai ricercatori del centro Bowles di studi sull'alcool, nella Carolina del Nord, uno studio supplementare: osservare se il kudzu aiutasse a separare i ratti che hanno geneticamente tendenza a gradire l'alcool. I ricercatori si accorsero che somministrare kudzu ai ratti “alcolisti„ calmava la loro tendenza a bere [4]. 
Nel 2011, dopo questi risultati incoraggianti, ricercatori dell'università di Harvard provarono l'efficacia del kudzu contro placebo in un gruppo di uomini e di donne che bevevano regolarmente 3 o 4 pinte di birra al giorno [5]. Scoprirono due fenomeni interessanti:
1. I soggetti che avevano preso kudzu avevano chiaramente meno voglia d'alcool di quelli che avevano ricevuto placebo; 
2. I soggetti pretrattati con kudzu avvertivano più rapidamente gli effetti dell'alcool. 
Di conseguenza, avevano bisogno di bere meno per raggiungere un livello di felicità equivalente. Non esistono purtroppo molti altri studi sull'efficacia del kudzu nello svezzamento da alcool.
Tuttavia, numerosi consumatori di kudzu hanno ottenuto risultati molto convincenti. 
A tal punto che il kudzu ormai è preso in considerazione in tutti i tipi di dipendenza: alcool, tabacco, droghe, medicine, caffè, cioccolato, lavoro, sport [6]. 
Il kudzu può agire in tutti i casi di stress acuto legato alle dipendenze e aiutare lo svezzamento.  
Si trovano numerose testimonianze su Internet, come quella di Laurence, ex-fumatrice [7] : 
“Per me, il kudzu, funziona meglio del cerotto di nicotina. Ho fumato soltanto due sigarette da allora e non ho mai avuto voglia di ricominciare. Il loro gusto era cambiato.„  
Nonostante l'assenza di vaste prove cliniche, i ricercatori sono riusciti a comprendere perché il kudzu risulta efficace.

Le sostanze attive del kudzu

Le radici del kudzu sono ricche di isoflavoni della famiglia dei flavonoidi: vi si trova la daidzeina, riconosciuta come agente anti-infiammatorio ed antimicrobico. La daidzeina agisce anche contro il cancro.
La genisteina che è un agente anti-leucemico. [8]. Ma soprattutto, il kudzu costituisce la sola fonte di puerarina - del resto il nome latino del kudzu è pueraria [1]. 
Tutti questi isoflavoni sono antiossidanti e permettono di ridurre i danni legati all'alcool. 
Gli studi condotti hanno dimostrato che questi isoflavoni stimolano “gli oppioidi„ naturali del cervello [9]. Agiscono sui neurotrasmettitori, come la serotonina, il GABA ed il glutammato [1]. 
I fattori correnti di dipendenza (alcool, tabacco, droghe, ma anche zuccheri…) comportano distensione e benessere. Ciò avviene attraverso un aumento della produzione di dopamina nel vostro cervello. 
Gli isoflavoni del kudzu permettono di alleviare la dipendenza. Intervengono nel sistema della ricompensa. Stimolano la produzione di dopamina al posto della vostra “droga„ favorita. Siete allora più rilassati, e la vostra attenzione si devia dell'oggetto della vostra dipendenza. Non considerate più la necessità di prendere un altro bicchiere di vino o alcol, un'altra sigaretta o un ennesimo quadratino di cioccolato o un dolce. 
Il kudzu riesce a compensare il piacere che vi procura la vostra “droga„ abituale e permette di ridurre la vostra dipendenza. Tutto questo senza che il kudzu sia a sua volta un oggetto di dipendenza. Inoltre, numerose prove cliniche hanno confermato la sua innocuità [10]. Gli isoflavoni, tuttavia, sono sconsigliati in caso di cancro della mammella. 
Grazie al kudzu, potete gradualmente sostituire la vostra “droga„ e abituare delicatamente il vostro cervello a ricevere impulsi da dopamine meno forti. 
Il kudzu contiene anche dei saponosidi che prevengono le lesioni cellulari e proteggono il vostro fegato [9]. 
Al di là dell’utilizzo del kudzu nelle cure contro le dipendenze, il kudzu è considerato efficace contro lo stress in generale. Crea sollievo, cosa che facilita il sonno. 
È anche utilizzato per facilitare la digestione ed il transito intestinale [10].

Quale parte del kudzu è più efficace?

Gli isoflavoni che aiutano al superamento delle dipendenze si trovano nella radice kudzu. Una volta schiacciata, la radice di kudzu può essere messa in capsule per facilitare il suo assorbimento.



Riferimenti :
[1] http://fr.wikipedia.org/wiki/Pueraria_montana
[2] http://maxshores.com/the-amazing-story-of-kudzu/
[3] Spivey, Angela. Sobering effects from the lowly kudzu. Endeavor Magazine (April, 1996) University of North Carolina at Chapel Hill.
[4]http://www2.potsdam.edu/alcohol/HealthIssues/1127332920.html#.U7UQ3bHHDe_
[5] D. Penetar et al., http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3074930/, Alcohol Clin Exp Res. Apr 2011; 35(4): 726–734,
[6]http://www.naturamundi.com/skin/frontend/natura/default/images/content/dependance.pdf
[7] http://rue89.nouvelobs.com/on-vous-enfume/2010/09/22/alcool-stress-et-tabac-le-kudzu-est-il-vraiment-un-remede-a-tout-166071
[8] http://arreter-de-fumer.umanlife.com/umanlife-le-kuzu-pour-arrter-le-tabac
[9] http://www.complements-alimentaires.co/kudzu/
[10]http://www.passeportsante.net/fr/Solutions/PlantesSupplements/Fiche.aspx?doc=kuzu